Hen: il nuovo pronome svedese che farà arrabbiare le Sentinelle in Piedi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-03-25

«Le parole sono importanti», urlava Nanni Moretti, quindi in Svezia hanno pensato di introdurre nel dizionario “hen”, un pronome neutro per riferirsi alle persone transgender. Aspettiamoci la prossima manifestazione dell Sentinelle in Piedi in difesa dei pronomi naturali

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Ad aprile, racconta oggi il Guardian, uscirà la nuova edizione del dizionario svedese pubblicato dall’Accademia di Svezia (Svenska Akademien). La quattordicesima edizione del dizionario ufficiale della lingua svedese, lo Svenska Akademiens ordlista (SAOL), conterrà 13.000 nuovi lemmi tra cui “hen” il nuovo pronome personale neutro. In passato la questione ha sollevato diverse polemiche (soprattutto perché era stato usato in un libro per bambini) ora il rischio sembra essere invece che il termine non riesca a entrare nel linguaggio comune.

hen svenska akedemiens ordlista
Una copia del SAOL (fonte: Facebook.com)

 
 
LA STORIA DEL PRONOME PERSONALE NEUTRO
La Svenska Akademien è un’istituzione indipendente fondata da Re Gustavo III nel 1785 ed è famosa nel mondo soprattutto perché i suoi membri sono coloro che decidono il vincitore del premio Nobel per la letteratura. Ma tra i compiti dell’Accademia di Svezia ce ne sono alcuni, simili a quelli della nostra Accademia della Crusca, che riguardano specificamente la “purezza e la forza” della lingua svedese; per questo motivo l’Accademia pubblica periodicamente un dizionario ufficiale compilato in base a criteri simili all’Oxford English Dictionary e che viene di volta in volta aggiornato introducendo nuovi termini. A settembre dello scorso anno era stata annunciata l’introduzione di un nuovo pronome personale neutro da utilizzare quando non si conosce l’identità sessuale o per rivolgersi a persone transgender. “Hen”, questo il pronome, si affiancherà così a “han” (lui) e “hon” (lei) nel nuovo dizionario della lingua svedese. Il nuovo pronome infatti non sostituirà i due già esistenti ma potrà essere usato in tutte quelle situazioni dove l’informazione relativa al sesso della persona è irrilevante e, naturalmente, per rivolgersi a coloro la cui identità sessuale non può essere ricompresa all’interno della suddivisione maschile/femminile.
Perché nessuno pensa ai bambini???
Perché nessuno pensa ai bambini???

In realtà la storia del lemma non è così recente, “hen” è stato coniato infatti nel 1960 per risolvere l’allora politicamente scorretto (dal punto di vista femminista) abuso di “han” (lui) e nelle intenzioni avrebbe dovuto sostituirsi del tutto a “han” e “hon”, la cosa però non ha avuto successo e il termine è caduto in disuso fino al momento in cui la comunità transgender svedese se ne è “appropriata” e l’uso di “hen” ha iniziato a diffondersi. Ora “hen” non viene più usato con l’intenzione di eliminare le differenze tra generi ma con quella di dare ai transgender la possibilità di vedere riconosciuta la propria identità dal punto di vista linguistico. In questo senso l’idea non è quella, come sicuramente sosterranno quei fanatici delle Sentinelle in Piedi, di azzerare le differenze ma di estendere l’uguaglianza (che significa il riconoscimento dell’altrui diritto ad esistere) e la parità tra generi. Per il momento le critiche principali non vengono da quelli che si oppongono alla fantomatica “teoria del gender” ma dai linguisti che sostengono che fino ad ora non è mai successo che un pronome “inventato a tavolino” sia riuscito ad entrare nel linguaggio comune. Il rischio è quello, nonostante l’inserimento di “hen” nel SAOL, che il termine rimanga di uso quasi esclusivo di poche persone e quindi l’idea di portare avanti una battaglia per l’uguaglianza inventando parole nuove faccia parte di una visione irrealistica della società. A quanto pare inoltre la maggioranza degli svedesi non era a conoscenza dell’esistenza del “nuovo” pronome. In realtà il caso svedese non è così isolato, anche in Regno Unito si discute da tempo l’introduzione di un nuovo pronome personale singolare di genere neutro. Pure in Italia s’è fatto un ridicolo tentativo con l’orribile asterisco utilizzato nei comunicati di certa sinistra (ad esempio compagn* al posto di “compagni e compagne”) ma in questo caso l’obbiettivo sembra più quello di risparmiare caratteri o inchiostro. Nel dubbio è sempre meglio rivolgersi alle persone nel modo in cui vogliono essere chiamate.

BASTA CON IL RAZZISMO
Ma il nuovo dizionario svedese non si limita all’introduzione di “hen”. Per la prima volta in un dizionario ci saranno delle “raccomandazioni” o dei suggerimenti per usare delle parole non dispregiative al posto di certi epiteti razzisti. Ecco quindi che a fianco di “Neger” (negro), “zigenare” (zingaro) and “lapp” (un termine dispregiativo per riferirsi alla popolazione lappone dei Sami) verranno consigliati dei termini non razzisti e più neutri come ad esempio “svart” (nero), “rom” (Rom) and ‘same’ (Sami). A quanto pare altri termini razzisti verranno invece completamente rimossi dal dizionario, nella speranza che il loro uso decada anche nel linguaggio comune.

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