Gli scontri a Tor Sapienza, Carminati e Forza Nuova

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-12-16

Una regia dietro l’assalto al centro per i rifugiati?

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Una strategia dietro l’assalto al centro per i rifugiati di Tor Sapienza? Dopo la vittoria della violenza si cominciò a parlare di strane coincidenze tra le rivolte di strada e la presenza di alcuni personaggi in zona. Qualche giorno fa poi Gabriella Errico, responsabile della cooperativa Un Sorriso che si occupava del centro, ha denunciato una serie di pressioni ricevute da Buzzi e amici suoi in concomitanza con i problemi di ordine pubblico scoppiati a Tor Sapienza. Oggi Il Messaggero torna sull’argomento: Il sospetto è che l’aspra rivalità tra Gabriella Errico, che gestiva il centro per minori oramai sgomberato, e Sandro Coltellacci, arrestato nell’inchiesta su Mafia capitale,non sia casuale rispetto ai fatti. La signora Errico è già stata sentita dalla Digos, subito dopo l’esplosione della rivolta del quartiere, ma è probabile che nei prossimi giorni venga convocata in procura dal pubblico ministero Eugenio Albamonte, che sta indagando.

Dopo gli scontri e la trasmissione di due informative dalla Questura con la descrizione dei fatti, Albamonte sta cercando di ricostruire la genesi dell’attacco a colpi di pietre, bottiglie e saluti romani. E soprattutto di stabilire il ruolo di Forza nuova, protagonista della protesta e delle tensioni, che hanno portato al trasferimento dei minori ospitati nel centro di Tor Sapienza e allo sgombero del campo nomadi di via Salviati. La testimonianza di Gabriella Errico, a questo punto, sarà fondamentale. Se non altro per stabilire se ci sia un nesso tra i recenti fatti e le minacce, a suo dire subite per anni, da Sandro Coltellacci, uno dei gestori delle coop di Sandro Buzzi. Secondo la donna una rivalità che nasce nel 2005, quando Coltellacci costituisceuna coop con lo stesso nome per usurpare il palazzo concesso alla coop dal Campidoglio e la gestione dei minori. Che ci fossero militanti di Casa Pound ad assaltare il centro, per gli investigatori, è una certezza.Il movimento di estrema destra ammette di avere partecipato alle proteste ma nega il coinvolgimento negli atti violenti.Ma i militanti smentiscono di essere statistrumento di Massimo Carminati & co. «Mai conosciuto Buzzidi persona – dice Mauro Antonini, responsabile Cpi di Roma Est – Contro un centro per immigrati della sua coop ’29 Giugno a Settecamini (altra periferia romana,ndr) abbiamo lottato fino a impedirne l’apertura pochi mesi prima. Non prendiamo ordini da nessuno».

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La localizzazione di Tor Sapienza (Il Messaggero, 13 novembre 2014)

Bonini raccontava così qualche giorno fa la storia della cooperativa di Coltellacci:

Ad insaputa di Gabriella Errico, Coltellacci ha convinto «con una cospicua liquidazione» l’allora presidente dell’associazione Un Sorriso, Saverio Iacobucci, a costituire una cooperativa che ha lo stesso nome dell’associazione, ma una diversa partita Iva e ad affidarne la presidenza a sua moglie, Simonetta Gatta. La mossa è necessaria a impadronirsi della sede dell’associazione (subentrando nella concessione dell’immobile da parte del Comune) e, progressivamente, delle sue attività. Ma la Errico si mette di traverso. Trasforma a suavolta l’associazione in cooperativa, si asserraglia in viale Castrense e avvia una serie di esposti. «Nel 2006 cominciarono le minacce— ricorda Gabriella — Coltellacci mi affrontò: “Ti faccio cambiare città. E sappi che non guardo in faccia a nessuno. Né alle donne, né ai bambini”». Il marito di Gabriella, Germano De Giovanni, prova a difenderla. Coltellacci lo manda all’ospedale San Camillo.

Quando la cooperativa vince un altro appalto, Maurizio Lattarulo detto Provolino, un altro ex NAR che Alemanno nomina “consulente per le politiche sociali”, convoca la Errico e le dice che «non deve permettersi» di presentarsi alle gare delle coop. A luglio Un Sorriso si presenta alla gara per i residence dei senza dimora e Buzzi le dice di nuovo che non doveva mettersi in mezzo, al telefono. Poi le manda un ragazzo con i capelli lunghi, racconta ancora Bonini, a ribadirle il concetto di persona. Lei decide di ritirarsi, ma dopo un colloquio con un funzionario del Comune ci ripensa. Decide di continuare a gareggiare, a lottare. Fino a che non scoppia Tor Sapienza.

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