La verità sulla frutta «naturale» che mangi ogni giorno

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-10-20

Sapreste riconoscere gli antenati della frutta che mangiate? Pensate che «naturale» sia garanzia di buono e bello?

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«Gli OGM? Per carità, noi siamo per l’agricoltura naturale, non vogliamo mica mangiare roba artificiale!». Un ossimoro perfetto: agricoltura, natura. Una resistente ma errata convinzione: che la natura – qualunque cosa significhi – sia più buona, più genuina, meno dannosa di quello che naturale non è. L’errore successivo è estendere la superiorità morale della natura in altri domini: la famiglia, la genitorialità, l’esistenza. Non rendendosi conto che passare dalla descrizione di ciò che esiste alla sua superiorità morale (cioè a un giudizio) è uno degli errori più antichi e resistenti. Qualche mese fa un insegnante di chimica, James Kennedy, ha pubblicato una serie di infografiche che potrebbero avere un effetto benefico su tutte queste credenze sballate (Business Insider ne ha scritto qualche giorno fa).
 
OGMFREE A CHILOMETRO ZERO
Siete convinti che basti comprare una pesca o il mais in un negozio biologico a chilometro zero OGMfree per mangiare un prodotto «naturale»? Siete sicuri che l’etichetta «biologico» sia garanzia di genuinità? Dimenticate che in natura esistono funghi velenosi, erbe urticanti e tossiche; che la medicina tutta è uno sforzo innaturale di contrastare le naturalissime malattie; infine, che quanto è prodotto o manipolato non è intrinsecamente dannoso. Dopo aver visto com’era la pesca qualche millennio di anni fa vi renderete conto, poi, che non state mangiando nulla di «naturale». E magari riuscirete a guadare con animo più sereno a tutto quello che è «artificiale» (ovvero tutto quello che vi circonda).

Aconitum napellus
Aconitum napellus

 
MIGLIAIA DI ANNI DI TRASFORMAZIONI
A partire cioè dall’inizio dell’agricoltura. In tutti questi anni i coltivatori hanno manipolato, cambiato, aggiustato tutto quello che è passato loro sotto mano. L’evoluzione della pesca, del cocomero e di tutti gli altri prodotti ci racconta anche l’evoluzione delle pratiche agricole. Dovremmo ricordarcelo ogni volta che sentiamo qualcuno invocare i «prodotti tradizionali» come dimostrazione della loro preferibilità. La tradizione è stata cambiata, a volte al punto da non poter riconoscere le fattezze originarie. La selezione artificiale da parte dell’uomo ha trasformato lentamente la «natura». La manipolazione genetica, di per sé, non è che il proseguimento di questo processo (e non ha senso parlare della pericolosità degli OGM in generale).
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LA PESCA
La pesca naturale, risalente a 6.000 anni fa, sembra non avere nulla a che fare con quella che siamo abituati a mangiare. 16 volte più piccola, meno succosa, meno dolce e con meno elementi nutrizionali (oltre che ovviamente con meno polpa da mangiare), la pesca originaria è stata negli anni selezionata e modificata, passando dalle 3 varietà di allora alle circa 200 di oggi. Sono stati i cinesi a trasformale quasi radicalmente. Come si vede dall’immagine, era in Cina che la piccola pesca allora si trovava. Oggi cresce in 13 paesi e ogni anno ne vengono prodotte 17 milioni di tonnellate.
Pesca
 
IL COCOMERO
Di fronte al cocomero naturale saremmo forse ancora più in difficoltà: cos’era quel frutto più simile a una susina (50 mm di diametro per 80 grammi) che al cocomero che ci è familiare? 3000 anni fa aveva un sapore molto amaro, doveva essere aperto con un utensile robusto e acuminato, cresceva in Namibia e in Botwana e in solo 6 varietà conosciute. Oggi ce ne solo almeno 120, cresce in 15 paesi, ha un sapore dolce ed esiste in varie forme. Quanto alla dimensione, è aumentata in modo impressionate. Dai 50 mm di diametro ai 660 attuali, il cocomero moderno può pesare fino a 8 chili. Nel 2000, un cocomero di oltre 121 chili ha vinto il Guinness World Record.
Watermelon
 
IL MAIS
Da 19 mm a 190 mm. Da un sapore di patata cruda e secca al gusto di oggi. In 9000 anni il mais è diventato molto più dolce, più facile da pulire e da coltivare rispetto al suo avo selvativo. Dalle 8 varietà si è passati alle 200 attuali e 5 colori. Cresce in 69 paesi e viene prodotto in 790 milioni di tonnellate ogni anno.
Corn
 
LA BANANA NATURALE
Non è la prima volta che Kennedy mostra quanto siano ingannevoli le etichette «naturale» o «semplice» o tutti i possibili sinonimi usati per vendere e pubblicizzare i prodotti alimentari. Nella banana «tutta naturale» e non OGM, è evidente che ci siano ingredienti che di naturale non hanno nulla, e che dovrebbero preoccupare chi si illude di mangiare al naturale. In alcuni casi poi sono ben più preoccupanti della pericolosissima (più o meno solo per chi ne ignora il meccanismo) manipolazione genetica. La distinzione naturale-innaturale è illusoria e soprattutto sbagliata come garante di ciò che ci fa bene.
All-Natural Banana
E, oltre alla banana, ci sono anche la fragola, la ciliegia, i mirtilli, le barbabietole, il limone, l’ananas, o il frutto della passione.

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