La storia di Freccia, il cane trafitto da un arpione sparato da un bracconiere
La lotta dei veterinari della Clinica Due Mari di Oristano per salvare la vita ad un cane vittima di un bracconiere. Il suo arrivo e le sue condizioni hanno lasciato il segno perfino negli eroici veterinari che da anni curano animali sottoposti ad ogni sorta di maltrattamento

Freccia ce l’ha fatta: ha superato la notte e continua a lottare. Ma le buone notizie per ora finiscono qui. Perché la sua vita è ancora appeso ad un filo. Freccia è un cane, l’ennesimo di una lunga lista di animali arrivati in condizioni disperate alla Clinica Veterinaria Due Mari di Oristano famosa perché cura gratuitamente animali abbandonati e feriti. Freccia ad esempio è arrivato con una freccia, in realtà un arpione da pesca probabilmente modificato per essere sparata da una carabina, conficcato nel fianco.
Freccia: il cane infilzato da un bracconiere
La condizione dell’animale, vittima chiaramente di un bracconiere, è critica. Quando è arrivato alla Due Mari la sua situazione era disperata. Il quadro clinico è drammatico: il polmone sinistro completamente collassato. L’esofago è perforato, il fegato trapassato da parte a parte. In questa situazione i veterinari della clinica hanno rimosso l’arpione ma successivamente si sono sviluppati uno pneumotorace e un’emorragia toracica. Fino a ieri sera tardi la preoccupazione che Freccia non riuscisse a superare la notte era molta.
«Quando è arrivato sembrava un Cristo in croce»
Non appena le sue condizioni saranno più stabili dovrà essere sottoposto ad una seconda operazione di chirurgia toracica. Senza contare il danno all’esofago che richiederà un delicatissimo intervento di ricostruzione. Come ci ha detto la Dottoressa Pais al telefono “Freccia è vivo ma solo perché non sa che sta malissimo“. E anche alla Due Mari, dove sono abituati a vedere cose orrende fatte agli animali, l’arrivo di Freccia ha lasciato emotivamente il segno. A vederlo infilzato così sembrava – con tutto il rispetto del caso – “un cristo in croce”, ci dicono dalla Clinica. E sì che di animali maltrattati ne vedono – e ne curano – tantissimi: oltre duecento all’anno. Ed è inevitabile in questi casi finire a parlare non della mancanza di “cultura cinofila” o di “rispetto per gli animali” ma di un problema più grande: quello del rispetto per la vita in senso lato, di tutti gli esseri viventi. Umani compresi.
Foto copertina: Clinica Due Mari