Il fratello di Mattarella scrive al Fatto e a Libero

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-31

Per smentire la storia del riciclaggio di denaro sporco

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Antonino Mattarella, fratello di Sergio e Piersanti, scrive al Fatto e a Libero per rettificare quanto scritto ieri dai due quotidiani a proposito dell’acquisto di un immobile a Cortina effettuato, secondo l’accusa, con soldi da riciclare (indagine chiusa prima di arrivare a processo. La replica al Fatto è pubblicata in prima pagina e molto più lunga:

Caro direttore,
leggo l’articolo pubblicato in prima pagina (edizione del Fatto Quotidiano di venerdì 30 gennaio) e scrivo per rettificarne i contenuti e chiedo la completa pubblicazione ai sensi della legge sulla stampa. A prescindere dalla circostanza che mai sono stato “radiato” dall’Albo degli Avvocati dato che si è trattata di una “cancellazione”, tra l’altro in pendenza di una mia esplicita richiesta al riguardo in quanto passato a “tempo pieno” all’insegnamento universitario, vorrete prendere nota di quanto segue: mai sono stato in affari con il Nicoletti. Ciò premesso. I movimenti di assegni segnalati nell’articolo (e altri) avevano origine da operazioni di prestiti a tasso “particolarmente elevato” ricevuti dal Nicoletti, noto operatore del settore (peraltro presentatomi,a suo tempo, da persona al di sopra di ogni immaginabile sospetto:un cancelliere del Tribunale di Roma), in ragione di difficoltà finanziarie nelle quali ero venuto a trovarmi per alcune operazioniimmobiliari avviate in società con terze persone, per le quali avevo prestato garanzie personali, a cui ho dovuto far fronte in prima persona,con i proventi della mia attività professionale. Tutti i miei titoli rilasciati al Nicoletti per le operazioni di “prestito” sono stati da me pagati e, comunque, dette operazioni sono tutte successive alle vicende del fallimento Stirpe. Quanto all’immobile cui si fa riferimento, la ricostruzione dei fatti è totalmente errata.
QUANDO è stato dichiarato il fallimento Stirpe, l’immobile in questione era già nel patrimonio del Nicoletti in quanto lo stesso avevaottenuto il trasferimento di proprietà prima della dichiarazione di fallimentoin compensazione di crediti vantati con il debitore poi fallito.Dopo avere esaminato la documentazione, nella mia qualità di curatorefallimentare, ho ritenuto opportuno proporre il giudizio per l’azione revocatoria, l’esito del quale è stato favorevole al fallimento percui il bene ritornava nella massa attiva. La difesa del Nicoletti (assistito daprofessionista di chiara fama) ha proposto appello avverso la decisionedi primo grado. Nelle more è stata avanzata una proposta transattiva cheprevedeva la rinuncia da parte del fallimento alla sentenza favorevolecontro versamento della somma di 150.000.000 di lire,ferma restando la cancellazione dei debiti pregressi delloStirpe a suo tempo compensati con il trasferimento delbene. La proposta transattiva è stata sottoposta al comitatodei creditori che ha espresso parere favorevole edè stata approvata dal giudice delegato cui spettava la decisione(e non al curatore).
QUINDI il prezzo pagato dal Nicoletti per l’immobilenon è stato di 150 milioni, come riportato nell’articolo, ma a questa somma va aggiunto quanto compensato con la precedente operazione di acquisizione del bene prima del fallimento come si potrà accertaredalla documentazione relativa al fallito. Nelle more delle appena citateprocedure per la formalizzazione della transazione, il giudizio di appelloè andato avanti e rimesso al Collegio per la sentenza. Completate leformalità di approvazione dell’accordo transattivo, il Nicoletti ha versatol’importo concordato. Subito dopo è stata depositata la sentenzad’appello che, in accoglimento del ricorso del Nicoletti, ha rigettato la domanda in revocatoria proposta dalla curatela e accolta in primo grado! In conclusione, se non fosse intervenuta e definita la transazione conl’incasso di quanto concordato, il bene immobile, in seguito alla decisione dell’appello, sarebbe rimasto nella piena proprietà del Nicoletti senza l’esborso ulteriore di 150 milioni ottenuto con la transazione. Posso affermare che sono stato l’unico curatore fallimentare (o uno dei pochi) a proporre una azione revocatoria nei confronti del Nicoletti (nonostante i consigli contrari) e di aver definito con vantaggio per la curatela una vicenda nata da prestiti usurari risolti con acquisizione diun bene (prima del fallimento).

sergio mattarella uranio impoverito
La replica a Libero è brevissima e pubblicata nello spazio riservato alle lettere del quotidiano:

Leggo sulla vostra edizione di ieri un articolo in cui si parla di «riciclaggio di denaro sporco». E ritengo di dover chiarire quanto segue. La vicenda che, ormai ha quasi venti anni, nasce da un colossale bluff che si è sgonfiato da solo dopo la mia deposizione tant’è che lo stesso pm ha proposto richiesta di archiviazione, richiesta puntualmente accolta dal gip. Riportare, tout court, che la vicenda è stata chiusa per «mancanza di prove sulla presunta provenienza illecita del denaro» è semplicistico e malizioso. L’indagine è stata archiviata dal gip dott. De Gasperis perché ho fornito e dimostrato la totale estraneità alle operazioni immobiliari su Cortina d’Ampezzo di soggetti legati ad ambienti della malavita e in particolare del sig. Enrico Nicoletti.

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