I Fratelli Bianchi in isolamento a Rebibbia per proteggerli dagli altri detenuti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-22

Alla fine è andata proprio così. I fratelli Bianchi sono stati messi in isolamento per essere protetti dalla rabbia degli altri detenuti. Ma anche per evitare che aggrediscano qualcuno

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«Trascorse le due settimane di isolamento precauzionale per il Covid – affermava il garante per i detenuti del Lazio, Stefano Anastasia -effettivamente si dovrà valutare una adeguata forma di isolamento cautelativo per impedire che i tre possano essere oggetto di attenzioni per così dire sgradite all’interno del carcere. L’uccisione di Willy Monteiro ha avuto una eco mediatica molto forte eha impressionato gli italiani non solo quelli che sono a casa ma anche coloro che sono detenuti, serve attenzione. Al momento, comunque, ho avuto modo di verificare che questi giorni di detenzione stanno scorrendo senza anomalie». Ed è andata proprio così. I fratelli Bianchi sono stati messi in isolamento per essere protetti dalla rabbia degli altri detenuti. Ma anche per evitare che aggrediscano qualcuno, spiega il Messaggero:

Alla fine sono stati trasferiti dalle celle anti-Covid a quelle di isolamento “precauzionale” di Rebibbia. I fratelli Gabriele e Marco Bianchi adesso si trovano nel braccio “G9” al primo piano del carcere romano, quello che gli altri reclusi chiamano «degli infami» perché è qui che vengono destinati coloro che si sono macchiati di reati sessuali o le ex “guardie”, agenti o militari, che hanno oltrepassato la barricata del crimine o abusato dei loro poteri. Ben distanti dagli altri reclusi a cui sono invisi. Troppo pericoloso per loro condividere gli spazi comuni, ma rischioso anche per gli altri.

fratelli bianchi reddito di cittadinanza

Perché il temperamento irascibile e violento dei due fratelli di Artena, accusati con Mario Pincarelli e Francesco Belleggia (l’unico ai domiciliari) dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, si sarebbe fatto riconoscere anche in questi primi giorni reclusione. Tanto che la figlia di un detenuto marocchino ha scritto all’associazione “Detenuti liberi” protestando per il trattamento ricevuto dal padre mentre i Bianchi raggiungevano i parlatori attraverso il corridoio: «Lo hanno aggredito». Scintille, insulti, mani che volano, lo scambio, comunque, viene arginato sul nascere.

 

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