La “Iena” Filippo Roma e le pagelle ai politici: “Bertinotti e Fini i più colti. Di Maio? Una delusione” | INTERVISTA

di Sara Manfuso

Pubblicato il 2022-05-06

L’intervista al “Moralizzatore” tra politica, tv e società, con un ricordo di Nadia Toffa

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Filippo Roma, classe 1970, conosciuto come il “Moralizzatore” è uno degli inviati più noti e apprezzati del programma di Italia Uno Le Iene. Sposato e con due figli ha cominciato la sua carriera nel mondo dello spettacolo inviando una sceneggiatura al grande Mario Monicelli che ne realizzerà il cortometraggio “Sempre i soliti” presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nel 1997.

La “Iena” Filippo Roma e le pagelle ai politici: “Bertinotti e Fini i più colti. Di Maio? Una delusione” | INTERVISTA

D. Filippo Roma, Iena si nasce o si diventa? Quanto conta la componente caratteriale e quanto il “mestiere” in un ruolo come il tuo?

R. Iena si nasce. Io lo ero già a 17 anni, nel 1987, quando, ben 10 anni prima che iniziasse il programma, passavo i sabati pomeriggio con il microfono in mano e un improvvisato cameraman (un mio compagno di classe) a fare interviste folli per strada. La cosa che ancora oggi mi stupisce, rivedendo ogni tanto quei filmati, è quanto già fossero in pieno “stile iene”. Detto questo, la componente “mestiere” è essenziale. Si acquisisce con il tempo ed è l’elemento che ti garantisce la continuità

D. L’appellativo con cui sei noto è il “Moralizzatore”. Alfiere del politically correct, semplice rompiscatole, o cosa?

R. Il Moralizzatore era una maschera che aveva lo scopo di dissacrare le stesse Iene. Era una sorta di “anti iena” che cercava di prendere un po’ in giro l’anima moralistica del programma. Infatti, andava a rompere le scatole ai personaggi famosi per motivi assolutamente irrilevanti. Era un surreale “super eroe di destra” animato dai classici principi Dio, Patria, Famiglia. Il meccanismo era finalizzato a portare lo spettatore dalla parte del vip malcapitato, tanto il Moralizzatore era molesto e, come dici giustamente tu, rompiscatole. L’intento di quel tipo di servizio era comico. Poi se ci sono riuscito oppure no, ad oggi ancora non lo so.

filippo roma intervista le iene

D. I politici ti temono per paura che tu faccia emergere la criticità del loro operato, o ti cercano perché anche una “battuta” con una Iena è un grande bagno di popolarità?

R. I politici non mi hanno mai cercato. Al contrario cercano sempre di evitarmi perché quando mi presento al loro cospetto sanno che sono lì per fargli domande scomode per qualche magagna che li riguarda. Una cosa però è certa: se un giorno ti si presenta una Iena, vuol dire che sei diventato uno importante e in un certo senso anche un nostro servizio, per quanto sgradevole possa essere, contribuisce ad accrescere la popolarità dei nostri politici. D’altronde, agli occhi dei telespettatori, iene o politici, non siamo altro che attori che calcano la scena dello stesso palcoscenico mediatico.

D. Quale l’inchiesta che più ti ha segnato professionalmente e umanamente?

R. La cosiddetta “Rimborsopoli” quando, insieme al mio autore Marco Occhipinti, scoprimmo che una serie di parlamentari del Movimento 5 Stelle fingeva di fare le famose restituzioni mentre invece si teneva in tasca l’intero stipendio. Il tutto avveniva con un giochetto molto ben studiato. Il deputato o senatore di turno ordinava alla banca di effettuare il bonifico con cui ogni mese restituiva una parte della propria indennità, salvo revocarlo subito dopo. Questo gli permetteva di avere la distinta del pagamento da pubblicare sul sito tirendiconto.it e al contempo di trattenersi i soldi. Coinvolse diversi candidati alle elezioni politiche del 2018 e l’inchiesta destò molto scalpore, tanto che lo stesso anno fui insignito del prestigioso premio giornalistico “Il Premiolino”. La considero un’inchiesta importante perché raccontò le prime contraddizioni dei 5 Stelle.

D. Il tuo rapporto con Nadia Toffa. Chi era lei per te se e quali momenti avete condiviso?

R. Nadia era una grande amica. La compagna di classe del liceo che avrei voluto avere. Una ragazza che sprizzava entusiasmo ed energia da tutti i pori. Una persona da cui imparare. L’insegnamento che mi ha dato e che porterò sempre con me come un preziosissimo bagaglio è il coraggio estremo con cui ha guardato negli occhi la malattia. Era una guerriera da iena, lo è stata anche contro quel maledetto tumore. E alla fine, in un certo senso, è come se avesse vinto lei. Di Nadia mi rimangono i bei ricordi: le feste di fine anno a bere, ridere e scherzare, le serate di conduzione delle Iene, le lunghe e stimolanti chiacchierate. E tutto questo, di certo, manca.

D. La televisione oggi, grande il dibattito attorno alla modalità italiana di gestire e raccontare la guerra in Ucraina. Invitare russi sanzionati nei talk, pluralità di vedute o megafono della propaganda?

R. Io sono un liberale. Dunque, non penso che ospitare i giornalisti russi nei talk show possa rappresentare un problema in un senso o nell’altro. Sinceramente trovo anche un po’assurda la polemica di questi giorni secondo cui questi giornalisti sarebbero delle spie. Ma come fanno a spiarci se si collegano dalla Russia per mezz’ora per dire la loro? Semmai, al contrario, questi confronti posso rappresentare per noi uno spunto per capire meglio gli obiettivi e l’anima del regime dittatoriale di Putin. Io sono per la pluralità di vedute. Il pubblico non va indirizzato ma aiutato a farsi una propria idea sulle cose.

D. Sei un papà. Di questi giorni la sentenza storica per la quale non è più meccanico che il cognome del figlio sia unicamente quello del padre. Ti senti “defenestrato”, o ritieni che sia una conquista in termini di parità?

R. Tutt’altro che defenestrato. Trovo giustissima questa sentenza. Così come è bello quando una mamma e un papà si confrontano per scegliere il nome del proprio figlio, lo può essere altrettanto quando d’ora in poi si stabilirà insieme il cognome o i cognomi da dare al nascituro. D’altronde le origini di tutti noi non solo soltanto paterne ma anche materne. E ricordiamo che mater semper certa est, pater numquam. Inoltre, questa novità da la possibilità di potersi smarcare da certi cognomi paterni cacofonici o imbarazzanti. Io alle medie avevo un compagno di classe che di cognome faceva “Troìa”. Se avesse potuto scegliere il cognome materno di certo si sarebbe evitato un bel po’ di prese in giro.

D. Ti sei confrontato anche con la scrittura. Il tuo secondo e ultimo lavoro è stato un romanzo dal titolo emblematico “Boomerang”. Com’è noto “non c’è due senza tre”. Hai qualcosa in cantiere? Cosa ti piacerebbe raccontare ai tuoi lettori?

R. Ho in cantiere un secondo romanzo che sto finendo di scrivere proprio in questi giorni. Come “Boomerang” parlerà di amore. Mi rendo conto che possa sembrare strano che parli d’amore uno come me che da vent’anni rompe le scatole a politici e truffatori. Ma proprio perché sono immerso tutti i giorni in mondi lividi fatti di ingiustizie, scrivere d’amore per me è un momento di ossigenazione dell’anima.

D. Tra i politici che hai intervistato, nel dietro le quinte, chi ti ha colpito favorevolmente e chi negativamente? Insomma, una tua personale classifica, con qualche aneddoto.

R. In 18 anni di militanza alle Iene penso che di politici ne avrò intervistati a centinaia. Deputati, senatori, ministri, premier. Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini sono quelli che mi hanno colpito di più in quanto a spessore intellettuale e carisma. Tra quelli a cui sono più affezionato c’è invece Luigi Di Maio. L’ho intervistato decine di volte. Tuttavia, mi ha colpito la sua metamorfosi. I primi tempi con il suo volto aperto e pulito, ha rappresentato una bella ventata di novità. Mi piaceva la sua trasparenza e il suo essere un cittadino al servizio della collettività. Nel tempo, però, ho l’impressione che sia divenuto anche lui un uomo di potere e che si sia arroccato nella sua Torre d’Avorio. Lo dimostra il fatto che per anni con me si è sempre fermato a rispondere anche alle domande più scomode. Negli ultimi tempi non si ferma più e mi schiva come fosse un qualsiasi ministro dei partiti tradizionali. Ecco, questo un po’ mi ha deluso.

D. Una canzone e un libro che raccontano chi è Filippo Roma.

R. Il libro: “La Donna Giusta” di Sandor Marai. La canzone: “Sentimento Nuevo” di Franco Battiato.

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