La fecondazione eterologa come finzione?

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-09-09

Marco Politi su Il Fatto quotidiano ha deciso di «analizzare laicamente i problemi». Se questo è il risultato forse è meglio sfidare la sorte.

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«L’eterologa nasce da una finzione». I titolisti si lasciano prendere facilmente dall’entusiasmo e quindi non mi soffermo sul titolo. Non suona nemmeno male. E allora procedo.
«Senza una legge del Parlamento», comincia così il pezzo sul Fatto di Marco Politi, ex vaticanista di Repubblica. Caduto il divieto dell’eterologa ci rimane la legge 40 senza quel divieto. Non ne servono altre. Sarebbe bene anche evitare di ricominciare tutto dall’inizio: dai torniamo in Parlamento, così possiamo inserire qualche altro divieto incostituzionale e ubriaco che in una decina d’anni la Corte costituzionale poi potrà rimuovere. Una prospettiva molto attraente.
«Troppi sintomi di improvvisazione stanno investendo la definizione dei rapporti familiari». Improvvisazione, signora mia, come faremo? Che ne sarà delle nostre esistenze? Dei nostri valori d’una volta?

La sentenza con cui il Tribunale dei Minori di Roma ha concesso l’adozione di una bimba alla convivente della madre è un altro di questi. Non sta giuridicamente né in cielo né in terra. La bimba ha una madre, non era in stato di abbandono o disagio sociale e nulla impediva il rapporto affettivo tra lei e la partner della madre.

E chi l’avrebbe mai detto che non serva una legge per voler bene a qualcuno? Non mi sarebbe mai venuto in mente. Mai. Le ragioni della sentenza sono ovviamente altre, ma capisco che leggersela sia noioso. Con quel linguaggio da azzeccagarbugli, manco a parlarne. Ma poi perché dovresti rivolgerti al Tribunale per portare tua figlia in piscina? «Sarebbe paradossale che la legislazione sulla famiglia fosse lasciata a una ingegneria priva di chiarezza su ciò che conta».
Questo processo è iniziato da lontano. Dalla fine del matrimonio riparatore e del reato di adulterio. Dall’equivalenza tra bastardi e figli legittimi. Che vergogna! Indebolire così la legislazione sulla famiglia. Poi non stupitevi se siamo finiti dove siamo finiti! «Fecondazione eterologa e omologa sono equivalenti? I figli nati nelle coppie, che fanno uso di un metodo o l’altro, hanno la medesima identità?». Ogni figlio ha una identità diversa dall’altro. Che peccato però, chissà che identità hanno i figli nati nelle coppie che guardano molta tv. Meglio quelli che vanno ai concerti? O a messa? Che implicazione caratteriale c’è tra il mangiare troppa carbonara e il liceo che sceglierà nostro figlio? «In una coppia che attua la fecondazione omologa si ha veramente una “procreazione assistita”, poiché la tecnica elimina semplicemente un impedimento al loro naturale incontro».

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L’articolo del Fatto sulla fecondazione eterologa a firma di Marco Politi

La fecondazione assistita come agenzia sessuale. Non male. Che poi quale garanzia genitoriale potrebbe essere migliore e più affidabile del fare sesso nel cesso di una discoteca? Puoi riprodurti, sarai un ottimo padre. Ovvio.
«Non così nella fecondazione eterologa. Lì viene inserito nella coppa un terzo personaggio, che però non deve apparire e deve agire soltanto da fornitore di materiale genetico. È una possibilità tecnica. Questo la rende di per sé positiva?». Il terzo personaggio. Quasi meglio del lattaio di turno. Non positiva intrinsecamente no, ma nemmeno negativa. «Viene al mondo il figlio di un solo partner, il quale alla sua nascita ha un padre e una madre ignoti dai quali è separato alla radice». Ci voleva la disgiuntiva. Padre o madre. O meglio donatori di gameti. Ma il genitore ignoto che rimane nell’ombra fa molto maledizione di strega. Nessun nato di eterologa potrà far del male a Macbeth! Mettetevi in fila.

L’adozione, a cui storicamente facevano ricorso le coppe senza bambini, è un procedimento trasparente. Un bimbo con la “sua” storia viene accolto pubblicamente nella storia di un’altra famiglia. Mentre l’avvento di un bambino ottenuto con l’eterologa viene fatto passare per finzione simbolico-giuridica come “nostro” figlio. Ma non lo è. Non lo è biologicamente, non lo è geneticamente, non lo è per l’imprinting psichico che ha radici profonde al di là dell’ambiente in cui crescerà il bambino, che pure ha la sua importanza.

Si adotta anche se si hanno altri figli. La procedura pubblica, come il lenzuolo esposto dopo la prima notte di nozze e di sesso, non è garanzia di nulla.
Che non sia figlio genetico un figlio nato da un gamete non nostro è tautologico. L’imprinting psichico con radici profonde?! Poi certo anche l’ambiente c’entra qualcosa. Ma non dimentichiamo l’imprinting di mamma oca.

Con tutto l’affetto del mondo, un bambino che cresce con i nonni o con due zie, pur amatissimo, non è nella situazione equivalente di chi cresce con i propri genitori. Crescere con la madre dal cui ventre si è nati e con il padre che ha generato non è un dettaglio naturalistico, una variante incidentale. E non è equivalente crescere con due figure maschili o due femminili. La bipolarità sessuale è nel dna della storia umana.

Il ventre e lo sperma. Mica è un dettaglio naturalistico! Oh no, è forse bipolarismo sessuale? Credo di essermi persa intorno alla bipolarità sessuale che è nel dna della storia umana.

Nessuno si è accorto che la sentenza, con cui – nella vicenda dello scambio delle provette in un ospedale romano – il giudice ha attributo i gemelli alla madre partoriente e non alla madre genetica in nome dell’interesse dei minori a vivere con la “famiglia gestante”, costituisce un giudizio devastante sulla pratica dell’utero “a prestito o in affitto”. Pratica in cui viene esattamente violato quel rapporto intimo e profondo, che si stabilisce tra nascituro e gestante.

Saremo certamente distratti, ma Politi invece non si è accorto di aver trascurato l’intenzionalità delle parti. Ciò che distingue un regalo da un furto, un incidente da un omicidio. Se consento a x volontariamente sono ancora «violata» nel rapporto intimo che qualcun altro ha stabilito per me? Un incidente è tale, perché non smettere di usarlo come la dimostrazione della vendetta di un ordine naturale che abbiamo violato con la nostra tracotanza?

Tutto questo universo complesso di relazioni non può essere lasciato al darwinismo delle volontà individuali. Laicità è discutere apertamente delle opzioni alternative, specialmente in Parlamento. Nel caso dell’eterologa, ad esempio, va garantito il diritto preminente del concepito di sapere sempre “da dove è nato”. Far dipendere questo diritto primario dal “mercato”, cioè dall’andamento della domanda e dell’offerta delle donazioni di ovociti e gameti (tolto l’anonimato, si dice, diminuiscono i donatori) appare semplicemente impensabile dal punto di vista dei diritti umani.

Il darwinismo sociale, il novello egoismo, l’anarchia dei desideri che diventano rivendicazioni e il figlio che è un dono mica un oggetto! Mi arrendo.

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