Chi volete salvare: Gesù o Corona?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-05-09

Fabrizio Corona: né un pericoloso criminale né un santo, semplicemente uno che cerca di arrangiarsi come può, magari organizzando party a tema sul ritorno in Italia dei Marò.

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Fabrizio Corona è un lottatore, e come tutti i lottatori dà il meglio di sé quando è messo “spalle al muro” e costretto a battersi – eroe solitario – contro un’orda di moralisti giustizialisti che giustamente speravano di essersi sbarazzati di lui. Complice l’aiuto di Maurizio Costanzo e un “trucco di scena” che lo ha reso incredibilmente simile all’ultimo Rocky Balboa interpretato da Sylvester Stallone ieri su Rete 4 è iniziato il processo di beatificazione del martire della libertà di stampa, l’ostaggio dello Stato, la vittima kafkiana degli “assurdi” meccanismi della giustizia italica.

Fabrizio Corona contro Cecchi Paone di next-quotidiano

La ridicola carriera criminale dell’uomo «ostaggio dello Stato»

Siccome ieri sera molto spesso si è sentito dire di nuovo che Fabrizio Corona è stato condannato a sette anni di carcere “per aver scattato due foto” forse è bene fare un riassunto delle sentenze di condanna – in via definitiva – comminate a Corona. Quando si parla dell’ingiusta detenzione di Corona si preferisce sempre fare riferimento alle vicende note come “Vallettopoli” e alle foto rubate ai vip (1 anno e cinque mesi per tentata estorsione a Francesco Coco e Adriano e cinque anni per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali nel caso Trezeguet). In molti dicono che Corona non ha fatto niente di male perché alla fine ha solo fatto il suo lavoro di “giornalista”, ma è pur vero che non è stato condannato per aver scattato le foto ma per aver tentato di estorcere del denaro alle sue vittime. Ma le vicende giudiziarie di Fabrizio non finiscono qui, una volta ottenuta la condanna definitiva per il caso Trezeguet Corona ha tentato la fuga all’estero, finendo in Portogallo con chissà quale speranza (forse quella di non essere estradato?). Ma anche lì gli è andata male, visto che le autorità di Lisbona lo hanno rispedito in Italia in men che non si dica. Ci sono poi altre questioni da vero criminale da strapazzo: le decine di sanzioni per infrazioni al codice della strada, il tentativo di spendere (in diverse occasioni) banconote false (un anno e sei mesi) e la detenzione di un’arma da fuoco reato per il quale viene condannato in appello (manca ancora il terzo grado di giudizio) a cinque mesi e 20 giorni di carcere. Ieri Corona ad un certo punto ha rinfacciato a Cecchi Paone e agli altri di aver saputo gestire dal carcere la sua società e di aver pagato ben 2 milioni di euro di tasse. Ha omesso però di essere stato condannato ad un anno di carcere per evasione fiscale (488.205 euro relativi al periodo d’imposta 2004), di essere stato condannato ad un anno e quattro mesi di carcere per aver corrotto (tramite il suo avvocato) un agente di polizia penitenziaria al fine di poter fare il famoso servizio “dal carcere” che gli fruttò ventimila euro. Ed è strano che l’imprenditore Corona abbia dimenticato di essere stato condannato a tre anni e 10 mesi per bancarotta fraudolenta e frode fiscale. Non male per uno che per tutti è colpevole solo di aver scattato qualche foto di nascosto a dei personaggi famosi.
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Fabrizio Corona assolto con formula piena dalla platea del Maurizio Costanzo Show

L’uomo che si è presentato ieri all’Uno contro tutti organizzato da Maurizio Costanzo non è quindi un pericoloso criminale; altrimenti non sarebbe in affidamento ai servizi sociali e nemmeno potrebbe andare il televisione (forse). Nella migliore delle ipotesi Corona è un ladruncolo che è riuscito – per sua stessa ammissione – a costruire una nuova carriera sul fatto di essere un pericoloso criminale. Non a caso si è riempito di tatuaggi a casaccio con uno stile iconografico fintamente criminale (abbondando molto farfalline e fiorellini, per dire). Non a caso lui ieri sera non ha mostrato alcun segno di pentimento, come i veri duri che hanno sempre avuto il controllo della propria vita e che non rinnegano il passato.

Le scuse? Sono per me e per tutte le persone che avevano dei grandi affetti nei miei confronti. Il mio arresto, tutto quello che è successo, determina anche una sofferenza delle persone care. Non è un mea culpa per le cose che ho fatto, un mea culpa per il dolore che ho provocato.

Fino ad oggi abbiamo assistito alla costruzione del personaggio Corona carcerato, l’uomo che tutti gli uomini italiani invidiano: soldi, successo, fama e belle donne. Live fast or die trying. Ieri da Maurizio Costanzo è iniziata una nuova fase: il Corona-martire, il Santo Corona, una figura che è un misto tra il Robin Hood che runa ai Vip per dare ai poveri (di fama) e quello che è riuscito a vivere a testa alta anche l’esperienza carceraria, consapevole di essere stato condannato ingiustamente. Non è un caso ieri che la platea del Maurizio Costanzo Show fosse apertamente schierata dalla parte di Corona. E pure il bonario Costano lo ha difeso senza farsi troppe remore dagli attacchi più “insidiosi”. Quante offese e ingiurie ha dovuto subire e sopportare Fabrizio da parte della giustizia-ingiusta e dei soliti moralisti che non capiscono che quello che ha fatto lo avrebbe fatto chiunque, se si fosse trovato al suo posto. In questo senso anche la “polemica” con Alessandro Cecchi Paone appare sterile e costruita a tavolino per dare modo a Corona di apparire come martire della Stampa e dei benpensanti. E non è un caso che ieri a uscirne con le ossa rotte dal confronto con Corona siano stati i cosiddetti moralisti, sepolcri imbiancati che si scagliano senza rispetto contro un uomo tutto d’un pezzo. E Costanzo infatti non ha detto nulla quando un Vittorio Feltri in grande spolvero ha sollevato per Fabrizio la questione del garantismo. Peccato che non sia stato ricordato che per quei reati Corona è stato condannato in via definitiva quindi c’è ben poco da fare i garantisti. Ed infatti la soluzione è la canonizzazione televisiva, perché Corona non cerca la redenzione ma l’illuminazione (dei riflettori). Il meccanismo stesso del metterlo “contro tutti” ha contribuito ad accentuare la percezione che Corona in fondo sia innocente. Fino a prova contraria? Non è rilevante.
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Sarà stato il botulino che lo ha reso lucido o le luci che lo hanno fatto apparire immacolato come una Barbara D’Urso ma c’era qualcosa ieri al MCS che ha fatto sì che Corona venisse rappresentato come un martire cristiano costretto a sfidare i leoni al Colossseo. Mancava solo che Corona dicesse di essere stato condannato per “aver fatto il suo dovere” e il suo sogno di redenzione televisiva avrebbe avuto un degno coronamento.

Di Corona non si butta via niente

A margine c’è la strana vicenda del servizio delle Iene su Corona pronto e montato ma mai andato in onda. Qualcuno ha immaginato che si sia trattato di un piano per consentire a Costanzo di lanciare la nuova stagione del suo programma. Ed in fondo il “mistero” sul servizio scomparso non avrebbe fatto altro che alimentare l’hype su quello che Corona avrebbe potuto dire ieri sera (la “rivelazione” più eclatante è stata l’esistenza di un misterioso archivio). Ora che Corona è stato santificato in differita probabilmente le Iene potranno mandare in onda il servizio “censurato” nel quale Corona dirà le solite cose. Ma del resto di Fabrizio non si butta via niente, ed ora che può finalmente parlare per dire cose di nessunissimo interesse per nessuno l’unico modo per spingere gli spettatori ad ascoltarlo è creare “il caso”.

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