Perché il M5S per proteggere i soliti noti sta mandando a sbattere ATAC

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-07-28

Secondo il Dg di ATAC Bruno Rota il consigliere comunale Enrico Stefàno avrebbe provato a far promuovere “i soliti noti”. E la cosa non sorprende, perché se da un lato il M5S chiede la testa dei dirigenti dall’altro protegge quelli che sono parenti di eletti a 5 Stelle. Rifiutando di vedere la realtà, ovvero i problemi sollevati dagli ultimi due Dg

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Ieri è andato in scena l’ennesimo psicodramma della maggioranza a 5 Stelle che da un anno a questa parte governa Roma. Protagonisti e interpreti: Bruno Rota Dg di Atac fresco di nomina e Enrico Stefàno, presidente della Commissione mobilità e fido sodale dell’assessora ai trasporti Linda Meleo (che curiosamente tace). Tutto è nato da un’intervista concessa da Rota a Francesco Fubini del Corriere della Sera. In quell’intervista il Dg della municipalizzata dei trasporti ha detto due cose importanti: la prima è che l’azienda è sull’orlo del fallimento, la seconda è che il Comune è titubante nell’appoggiarlo nella lotta contro gli abusi aziendali.

Se per Stefàno tre mesi sono sufficienti per risanare ATAC, cosa ha fatto il M5S in un anno?

E il motivo è chiaro: il M5S è legato a doppio filo con alcuni dei più agguerriti sindacati Atac. In particolare con uno di quelli che Rota ha definito “poco rappresentativo” e che sembra essere molto ascoltato dall’assessora Meleo. E che i sindacati e i dipendenti Atac costituiscano uno dei serbatoi di voti del MoVimento 5 Stelle nella Capitale è cosa nota. Il Direttore Generale ha semplicemente detto che così non si può andare avanti. E che se il Comune continua a non voler prendere decisioni per paura di inimicarsi i dipendenti e perdere voti non si va da nessuna parte. Vale la pena di ricordare che Bruno Rota non è un manager qualsiasi. Innanzitutto a Milano ha risanato l’ATM, l’azienda del trasporto pubblico meneghino, quindi qualche esperienza sul campo ce l’ha. In secondo luogo è un attivista pentastellato (iscritto a Brescia), quindi non è estraneo al sistema e alla mentalità del 5 Stelle.
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Ad un certo punto Enrico Stefàno decide di intervenire su Facebook dicendo che di quello che Rota ha detto nelle interviste al Corriere e al Fatto Quotidiano l’Amministrazione comunale è già a conoscenza. Secondo il Presidente della Commissione mobilità il Dg di Atac farebbe meglio – invece che lamentarsi di problematiche note – ad iniziare a risolvere davvero i problemi dell’azienda. Cosa che secondo Stefàno Rota non ha fatto anche se è in carica da tre mesi. Atti d’accusa contro la poca operosità di Rota sono stati pubblicati anche dai consiglieri di maggioranza  Pietro Calabresi e Alisia Mariani. Per la verità è vero che Rota è stato nominato tre mesi fa, ma ha ricevuto le deleghe (e quindi i pieni poteri operativi) solo il 28 giugno.

La replica di Rota a Stefàno

Appena un mese fa quindi. E non risulta che in un anno i 5 Stelle, che – ricordiamo – queste cose le sanno benissimo e non hanno bisogno di nessuno che gliele spieghi, abbiano fatto alcunché. Anzi, ha fatto molto per venire incontro alle istanze dei dipendenti. Ad esempio annullando nel 2016 l’accordo sulle condizioni lavorative e la diminuzione del monte ore di lavoro. L’azienda ha cancellato gli accordi firmati nel 2015 che prevedevano  la scomparsa dei benefit e l’aumento del monte ore da 736 a 950, oltre all’introduzione del badge e del timbro all’uscita e alla comparsa del parametro della produttività nel salario. Vale la pena di ricordare le parole di Rota al Corriere proprio sul problema della timbratura dei cartellini, dell’orario di lavoro e delle regole da rispettare.

Non c’era stato nel 2015 un accordo sull’obbligo di timbrare cartellino?
«Gli accordi di timbratura sono in larga parte lettera morta. Il personale di linea continua a timbrare poco e male. Per questo insisto che bisogna iniziare rispettare le regole, sono anni che non lo si fa. Si parla di turni massacranti e c’è gente che non arriva a tre ore effettive di guida, quando le fanno. Bisogna che si prenda coscienza anche di questi problemi. Non si timbra, malgrado le regole dicano altrimenti, e si prendono salari su orari di lavoro presunti. È intollerabile sia nei confronti di chi fa il proprio mestiere, sia di coloro che un lavoro non riescono ad averlo».
Lei come reagisce quando vede degli abusi?
«Sto tentando di tutto per far rispettare le regole, ma per cambiare pessime abitudini consolidate a lungo ci vuole tempo, costanza, collaborazione e un forte e univoco sostegno pubblico da parte dell’azionista».

Bruno Rota non ha atteso molto per replicare a Stefàno, e l’ha fatto direttamente nei commenti al post del consigliere comunale pentastellato.
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Un commento al vetriolo (con gli emoji) dove Rota accusa Stefàno di avergli raccomandato una società e di avergli parlato di “giovani da promuovere, velocemente, sempre i soliti”.

Bruno Rota come Mario Rettighieri?

Ora non ci sono molte spiegazioni per quello che ha scritto Rota. L’unica possibile è che il Dg stia sostanzialmente rassegnando le dimissioni. E questo non tanto perché l’azienda è sull’orlo del crac ma perché non è stato possibile risolvere uno dei problemi principali: quello della gestione del personale. Rota non lo dice esplicitamente ma le sue dichiarazioni sono sulla stessa linea di quelle fatte dall’ex Dg Mario Rettighieri pochi giorni prima delle sue dimissioni.


Rettighieri denunciò un’ingerenza dell’assessora Linda Meleo su Federico Chiovelli, rimosso – e poi reintegrato – dal vertice della ferrovia Roma-Viterbo, attivista del MoVimento e cugino di un’assessora M5S, Paola Chiovelli, assessora alle politiche sociali del municipio XV. Vale la pena di ricordare che l’assessora Meleo, in nome della trasparenza quannocepare, non ha mai chiarito come mai si sia interessata alla questione del provvedimento nei confronti di Chiovelli. A tal proposito è utile ricordare le parole con cui Rettighieri aveva denunciato “l’interessamento” della Meleo.

Un ulteriore elemento di “disappunto” è anche la richiesta di poter agire su operazioni di personale Atac, come occorso ieri al telefono. Lo spostamento di alcune persone all’interno di un’Azienda di qualsivoglia natura, partecipata o meno, non può essere influenzato in alcun modo da ingerenze esterne. Questo per una serie di motivi, tra i quali spicca il fatto che non si ha una conoscenza della situazione o, ancora peggio, si ha una conoscenza parziale dei fatti accaduti. Tra le altre cose, visto che ho parlato direttamente con la persona interessata allo spostamento a cui ho dato motivazioni sufficienti, non vedo l’opportunità di esprimere riserve su questa azione, come da Lei sostenuto molto sui generis. Molti, tra cui alcune organizzazioni sindacali, vedono tutto questo come un commissariamento di Atac e mio.

Che si sia dimenticata di farlo? Oggi come allora Bruno Rota denuncia le ingerenze e gli interessamenti della politica per le nomine aziendali.
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Eppure il giorno dell’arrivo di Rota Stefàno aveva scritto che l’amministrazione sarebbe stata al suo fianco “svolgendo il ruolo che il socio unico deve fare, indirizzo e controllo; senza ingerenze, che in passato hanno portato l’azienda sull’orlo del fallimento“. Ieri Rota ha detto che l’azienda sta per fallire a causa di debiti accumulati nel corso degli anni. Ma anche perché il socio unico dell’azienda tentenna a voler imboccare la strada del concordato preventivo che significa dover portare i libri in tribunale.

Qual è il piano industriale del M5S per Atac?

Per i 5 Stelle il problema invece sono i dirigenti da cacciare, per i Dg – che si chiamino Rettighieri o Rota – a quanto pare il vero problema è la produttività dei dipendenti e il tasso di assenteismo. Ma attaccare la “casta” dei dirigenti è più facile. Oggi qualche vestale del M5S si chiede “che male c’è” se Stefàno ha voluto aiutare Rota indicandogli il nome di un’azienda che avrebbe potuto risolvere alcuni dei problemi di Atac. Insomma quella di Stefàno sarebbe stata un’opera pia per il bene di Atac. Uno dei problemi è che generalmente affidare incarichi senza gara non è mai una buona cosa. E se si fa un bando pubblico per i biglietti che bisogno c’è di incontrarsi proprio con quell’azienda? Quando sarà aperto il bando potrà partecipare come tutte. Nel tipico stile delle denunce a 5 Stelle Rota non ha fatto i nomi dei giovani da promuovere. Ma la cosa non stupisce poi troppo.

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I numeri dell’ATAC (Corriere della Sera, 16 luglio 2017)

Stupisce invece che Rota abbia chiesto al Comune le stesse cose che aveva chiesto Rettighieri. A partire dal piano di dismissione degli immobili non strumentali. Si tratta dello stesso piano presentato da Rettighieri e respinto dalla giunta Raggi. Che però al momento della presentazione del nuovo amministratore unico dell’Azienda Marco Fantasia a novembre 2016 lo aveva tirato di nuovo fuori dal cassetto proponendo la dismissione dell’intero patrimonio non strumentale dell’azienda (Rettighieri aveva proposto la vendita di 6 immobili). Da novembre ad oggi di mesi ne sono passati otto, non tre. L’unica soluzione che il MoVimento per il momento ha proposto è quella di licenziare i dirigenti. Tranne ovviamente quando si tratta di dirigenti come Chiovelli, in quel caso ne chiedono il reintegro. E c’è da dire che aver fatto fuori in un anno due Dg e un amministratore unico (Armando Brandolese, dimessosi contestualmente a Rettighieri) è un buon viatico.

Quando la Raggi annunciava l’avvio del processo di risanamento di Atac

Se andiamo a leggere la lista dei grandi successi di Virginia Raggi (febbraio 2017) alla posizione 58 troviamo scritto che l’Amministrazione aveva “compiuto un’analisi delle partecipate” tramite la quale “l’assessorato competente ha fatto emergere una situazione di grande criticità, con sprechi e inefficienze ereditate dal passato”. La Raggi annunciava però che il processo di risanamento era iniziato, proprio a partire da Atac.

58) Compiuta un’analisi sulle società partecipate tramite la quale l’assessorato competente ha fatto emergere una situazione di grande criticità, con sprechi e inefficienze ereditate dal passato. È iniziato un processo di risanamento, a partire da Atac e Ama, che sarà portato avanti con il piano di riorganizzazione del gruppo Roma Capitale in fase di realizzazione.

Da febbraio sono trascorsi quasi sei mesi (non tre) ma il piano di riorganizzazione non sembra assolutamente in fase di realizzazione. I 5 Stelle quando sono arrivati al governo della Capitale avevano già fatto “i compiti a casa” ed erano a conoscenza dei problemi di Atac che quando erano all’opposizione denunciavano a gran voce, non si capisce come mai abbiano perso tempo a fare un’ulteriore analisi per scoprire quello che già sapevano. A settembre 2016 infatti Stefàno, parlando dei 18 milioni di euro che Comune ed Assessorato sostenevano di aver già dato ad Atac disse “Conosciamo i bilanci, non sarà un lavoro immediato reperire questi soldi”. E non si spiega come mai non sia stato concesso a Rota di fare le sue valutazioni nel merito. Soprattutto non è chiaro come mai, visto che i problemi sono noti e visto che due Dg hanno denunciato le stesse problematiche il M5S continui a non voler affrontare la questione e continui a nascondere la polvere sotto il tappeto.
EDIT: Enrico Stefano alle 18 e 50 del 28 luglio, dopo 24 ore di silenzio, risponde a Rota:
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E minaccia querele:
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