Emergency lascia aperti i presidi sanitari a Kabul: “Perché Gino avrebbe voluto così”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-08-17

Nonostante il ritorno dei talebani, l’organizzazione fondata da Strada rimarrà attiva sui territori

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Gli insegnamenti di Gino Strada sono stati recepiti da tutti i volontari di Emergency che, nonostante l’escalation di violenze e il timore per quel che accadrà con il ritorno dei talebani alla guida del Paese (con tutte le conseguenze annesse), rimarrà attiva a Kabul per soccorre le persone in difficoltà. L’associazione umanitaria, dunque, continuerà a tenere aperti i presidi sanitari sul territorio e anche nelle ultime ore ha curato moltissimi feriti.

Emergency tiene aperti i presidi sanitari a Kabul: “Perché Gino avrebbe voluto così”

“Gino Strada avrebbe voluto così”. Questa frase, ripetuta a mo’ di mantra, è quella che continuano a ripetersi i medici e i volontari dei medici. Come riporta Il Corriere della Sera, infatti, non è prevista alcuna smobilitazione nonostante la situazione sia diventata nella ultime ore sempre più preoccupante. L’organizzazione umanitaria, spinta dagli ideali del suo fondatore, nel corso degli anni è diventata un punto di riferimento per i cittadini afgani: 3 ospedali e 44 postazioni di primo soccorso sono sparse su tutto il territorio. E lì, seppur con un numero ridotto di personale, continueranno a operare per aiutare tutte le persone malate, ferite e in difficoltà.

E la conferma di una permanenza per proseguire sulla strada indicata da Gino Strada arriva dalle parole di Michele Bertelli, addetto stampa di Emergency Internazionale: “Emergency rimane attiva a Kabul, mai come ora c’è bisogno del nostro lavoro nel Paese. Abbiamo ridotto il personale allo stretto necessario ma l’attività nei nostri ospedali procede a pieno ritmo”. Nelle ultime ore, nei presidi gestiti dall’organizzazione umanitaria, sono state curate oltre 140 persone ferite durante gli scontri e i tafferugli.

Alcuni sono stati medicati per via di lievi lesioni, altri sono ancora ricoverati dopo le ferite profonde lasciate da proiettili, esplosivi o frammenti di mine anti-uomo esplose e fatte esplodere nel corso dell’avanzata talebana verso Kabul.

(foto: Vincenzo Bruni/IPP)

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