Pillon vuole stanziare 2 milioni di euro per impedire il riconoscimento dei figli di chi va all’estero per la maternità surrogata

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-12-10

Il senatore della Lega Simone Pillon è primo firmatario di un emendamento alla legge di bilancio per inasprire le pene per chi ricorre alla maternità surrogata all’estero e impedire il riconoscimento in Italia dei figli nati in questo modo

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Ci aveva già provato nel 2019, con il disegno di legge “Disposizioni contro il turismo riproduttivo” presentato a Palazzo Madama con l’obiettivo di porre fine alla pratica della maternità surrogata. Simone Pillon, senatore della Lega, aveva stilato un testo, composto da tre articoli, che prevedeva la reclusione da tre a sei anni e una multa fino a un milione di euro per “chiunque, in qualsiasi forma, realizzi, organizzi o pubblicizzi la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”. Questo per tradurre in legge le sue convinzioni sulla famiglia tradizionale e sulla pratica di quello che lui chiama “utero in affitto”, definito “uno schifo”, “una delle peggiori forme di violenza contro le donne”. Un testo ritenuto da Pillon necessario perché “non è possibile per il giudice italiano sanzionare tali reati commessi all’estero in quanto non rientrano nella previsione di cui all’articolo 7 del codice penale”. In quell’occasione la proposta gli andò male, ma ora – insieme ai colleghi Ferrero, Faggi, Testor e Tosato – ha provato a farla rientrare “dalla finestra” inserendola come emendamento a un articolo della legge di bilancio, il pacchetto sulle previsioni di spesa del governo per il prossimo anno da approvare entro il 31 dicembre.

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L’emendamento Pillon contro la maternità surrogata

Pillon e i colleghi chiedono una stretta rispetto a quanto già previsto dalla legge 40 del 2004, quella sulla procreazione medicalmente assistita, che all’articolo 12 recita: “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”. Esistono, quindi, già il carcere e le multe, ma l’emendamento Pillon vorrebbe inasprirli come già indicato nel ddl del 2019. Cosa c’entri un provvedimento del genere in una legge finanziaria è tutto da spiegare: il testo rischia infatti di essere bocciato per estraneità di materia quando l’Aula procederà all’ammissibilità delle proposte di modifica. Una voce di spesa però ci sarebbe: il testo prevede anche che l’ufficiale di stato civile non possa iscrivere o trascrivere atti di nasciti “riportanti quali genitori del minore due persone dello stesso sesso ovvero più di due persone, anche se di sesso diverso”, e per consentire agli uffici dell’anagrafe la verifica della conformità delle richieste si prevede lo stanziamento di 2 milioni di euro. Soldi, specificano i senatori leghisti, da sottrarre al Fondo Sociale per l’Occupazione e la Formazione. Risorse destinate a generare lavoro ma che Pillon vorrebbe usare per impedire ad esempio alle anagrafi comunali di riconoscere i figli di coppie omosessuali che hanno optato per la maternità surrogata o i nati da fecondazione eterologa all’estero.

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