Robin Prudent su Rue89 scrive una piccola storia dell’immagine del virus Ebola che vedete qui sotto. La sua fortuna, spiega l’articolo, è dovuta ad internet visto che è stata una delle prime ad essere hostate su Wikipedia per descrivere il virus. Dopo è arrivata anche sui siti dei CDC, che si occupano dell’epidemia in America. Dietro l’immagine c’è il lavoro della microbiologa americana Cynthia Goldsmith, che ritrae il virus durante il primo focolaio conosciuto, quello del 1976, fotografato negli anni Novanta. Un’immagine datata, quindi, cosa che però secondo la Goldsmith non rappresenta un problema: «Ci sono stati mutamenti minimi nel corso degli anni, ma il virus causa sempre la stessa malattia». I colori, scrive Rue89, sono totalmente artificiali: l’immagine originale era in bianco e nero. Ci sono dei protocolli specifici dietro la realizzazione di questo tipo di immagini: tutti i virus che vengono studiati con i microscopi elettronici sono stati prima neutralizzati e irradiati da raggi gamma, e quindi non sono più contagiosi.
Con l’istituzione dei percorsi universitari 3+2 che permettono a molti studenti di conseguire un titolo finito e spendibile nel mondo del lavoro già con la laurea triennale, sono tanti gli interrogativi che si pongono gli studenti una volta raggiunto l’obiettivo di primo livello
Divella ha lanciato due progetti, entrambi gratuiti, Piccoli pasticceri e Piccoli pastai con Divella rivolto alle scuole primarie e secondarie, alle ludoteche e alle associazioni pugliesi che si occupano di bambini con ADHD
Sono queste le nuove eccezionali scoperte restituite dalla campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande