Cultura e scienze
Tutto quello che uccide più di Ebola
Giovanni Drogo 16/10/2014
Continua a diffondersi il panico causato dall’epidemiain Africa, ma è ragionevole lanciare l’allarme anche in Europa e negli Stati Uniti? Il caso dell’influenza e dei vaccini. E i numeri in Italia
Un pezzo di Frank Bruni sul New York Times ci aiuta a mettere in prospettiva la minaccia rappresentata da Ebola per i paesi occidentali. Ebola, ormai lo abbiamo imparato, è una malattia terribile e l’epidemia in corso in Africa ha già ucciso migliaia di persone. Già qualche settimana fa Vox ci faceva notare come Ebola non fosse nemmeno lontanamente la principale causa di morte in Africa:
L’articolo di Bruni non parla di Africa, parla degli Stati Uniti e del modo in cui, grazie al diffondersi del panico riguardante una possibile epidemia di febbre emorragica altre malattie molto più mortali in occidente di Ebola siano passate in secondo piano. Il punto naturalmente non è minimizzare il pericolo rappresentato da Ebola quanto quello di non cedere alla diffusa tendenza di farsi prendere dal panico in modo immotivato. Ad oggi l’epidemia di Ebola ha ucciso un solo paziente negli Stati Uniti e due delle infermiere che hanno curato il primo paziente sono state contagiate a quanto pare perché la struttura sanitaria non ha rispettato i protocolli emanati dall’OMS per contenere la diffusione del virus. Protocolli la cui rigorosa applicazione sta consentendo alla Nigeria di debellare l’epidemia di Ebola. Se da un lato quindi Ebola è la maggiore principale causa di preoccupazione e di panico dall’altro non si può certo dire che sia la malattia che uccide più persone.
L’INFLUENZA E I VACCINI
Secondo Frank Bruni il virus dell’influenza uccide tra le 3.000 e le 50.000 persone all’anno, e per questa malattia è disponibile un vaccino che però viene utilizzato solo dal 46% degli americani. Un discorso simile vale anche per altre patologie infettive, ad esempio Jeffrey Duchin, presidente del comitato di salute pubblica per l’Infectious Diseases Society of America, ha riferito al NYT che si ritiene che una cifra consistente di popolazione (tra i 2 e i 5 milioni) possano aver contratto l’Epatite C, una malattia che provoca tra i 17.000 e gli 80.000 morti all’anno. Il problema però è che la maggior parte dei malati (circa il 75%) non sanno di esserlo, quindi non possono nemmeno sottoporsi al trattamento per curarsi, aggravando la loro situazione e diffondendo la malattia. Un altro punto critico evidenziato dal New York Times è oggetto di discussioni molto accese anche in Italia, e riguarda le vaccinazioni. A causa di credenze scientifiche errate o cattiva informazione sono sempre di più i genitori che scelgono di non far vaccinare i figli, il problema è che i vaccini forniscono una protezione da alcune malattie potenzialmente mortali, soprattutto se contratte in tenera età. L’Hollywood Reporter riferisce che nell’area di Los Angeles le vaccinazioni per i bambini sono in forte calo, oltre il 50% dei genitori ha scelto di non vaccinare i propri figli, percentuali che sono simili a quelle di paesi in via di sviluppo come il Chad e il Sud Sudan. Non ha molto senso preoccuparsi di non contrarre una malattia come Ebola, che è ancora una malattia esotica e non fare invece nulla per proteggersi da altre malattie che invece sono, purtroppo, ancora diffuse anche nei paesi del cosiddetto “primo mondo”.
E IN ITALIA?
In Italia la situazione è analoga al caso raccontato da Frank Bruni, la paura è già diffusa e fino ad ora non è stato individuato nessun caso di Ebola sul territorio italiano. Per il momento l’Italia è ancora nella fase della caccia all’untore (generalmente gli immigrati) e si sta facendo ancora poca informazione a riguardo. Per mettere in prospettiva il problema Ebola e contestualizzarlo all’interno della situazione italiana osserviamo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità per il 2011 (l’ultimo anno disponibile nel database):
Come si può vedere nel 2011 ci sono stati 10.976 decessi dovuti a malattie infettive (tra le quali AIDS e TBC) e 175362 decessi a causa di tumore:
Fermo restando quindi che Ebola non è una malattia da sottovalutare le emergenze sanitare italiane al momento sono ben altre. Per quanto riguarda le vaccinazioni in età pediatrica, osservando i dati forniti da Epicentro, possiamo osservare come la copertura vaccinale abbia una percentuale decisamente più elevata di quella riportata dall’articolo dell’Hollywood Reporter.
Non c’è però da stare molto allegri, come riferisce in una nota il Ministero:
Dai dati emerge una preoccupante una flessione delle coperture medie nazionali per quasi tutte le vaccinazioni, con valori che raggiungono il livello più basso degli ultimi 10 anni.
Una spiegazione parziale del fenomeno sembra darla un recente articolo a cura di due medici dell’Ulss 20 di Verona (Massimo Valsecchi e Giambattista Zivelonghi) mostra che la diminuzione della copertura vaccinale per il Morbillo sembra dovuta essere alla scelta dei genitori di ritardare di qualche tempo la vaccinazione e non ad un abbandono definitivo del sistema di immunizzazione fornito dai vaccini.