Cultura e scienze
Don Zauker all'ISIS: «Pentitevi, stronzoli!»
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2015-05-21
L’intervista a Caluri e Pagani dove alla fine apprendiamo che Don Zauker (così come gli altri fumetti incriminati) non bestemmia, e allora che scrive a fare Pollicelli su Libero?
Daniele Caluri e Emiliano Pagani, noti anche come i Paguri, sono i creatori di Don Zauker il fumetto che secondo l’articolo di Giuseppe Pollicelli apparso su Libero qualche giorno fa ha dato il via ad un vero e proprio genere letterario blasfemo che sta corrompendo le nuove generazioni e minando le fondamenta dell’Europa tutta. Per chi non lo sapesse Don Zauker era una serie che veniva pubblicata sul Vernacoliere (qui alcune vignette selezionate da Caluri e Pagani) NeXtquotidiano ha raggiunto i due autori per sentire cosa avevano da raccontarci sui fumetti blasfemi i cristi, le madonne e la tanto amata e invocata (soprattutto dai censori a targhe alterne) libertà d’espressione.
Siete stati indicati da Pollicelli come i capostipite di un genere, quello dei fumetti “blasfemi” e anticlericali, secondo voi esiste davvero questa categoria oppure gli autori citati (Don Alemanno, Davide La Rosa, Daniele Fabbri&Stefano Antonucci) fanno fumetti parlando di religione ciascuno in un modo diverso? Alla fine tra Don Zauker e Jenus ce ne sono di differenze…
Iniziamo subito con una bella risposta democristiana, tanto per restare in argomento religioso: secondo noi sono vere entrambe le cose. Peccando di presunzione, ci piace pensare di esser stati i capostipite non soltanto di un genere che si può definire di “fumetti blasfemi”, ma di un diverso modo di fare fumetto, fumetto umoristico/satirico, almeno, quello sì. Allo stesso tempo, tra Don Zauker e Jenus c’è come dal giorno alla notte. Non è che Maus e Topolino, siccome hanno dei topi per protagonisti, si possano definire lo stesso genere di fumetto. Ora, senza fare paragoni che non è davvero il caso, ci sembra eccessivamente riduttivo accomunare fumetti tanto diversi, unicamente perché parlano di religione.
Il Vernacoliere è il giornale più irriverente d’Italia, e non lo definisco Charlie Hebdo solo perché altrimenti si grattano, che importanza ha avuto per il vostro Don Zauker la possibilità di pubblicare lì le vostre strisce? Com’è stato lavorare in quella redazione?
Il Vernacoliere ha avuto un’importanza enorme non solo per Don Zauker, ma per gran parte del nostro modo di concepire la libertà di espressione e di fare satira. Quando abbiamo iniziato noi, internet non c’era quindi per un ragazzo che aveva voglia di dire qualcosa tramite le proprie storie a fumetti era praticamente impossibile farsi notare. A maggior ragione se le cose che avevi voglia di dire erano ferocemente irrispettose verso qualsiasi autorità costituita. Lavorare al Vernacoliere è stata un’ottima palestra che ci ha permesso di crescere e di provare anche a evolverci ed esplorare altri territori, camminando con le nostre gambe.
Oggi Daniele Fabbri e Davide La Rosa hanno spiegato che i loro personaggi nascono da una riflessione sul ruolo della Chiesa nella società e hanno subito censure. Come è nato Don Zauker? Immagino che uscendo sul Vernacoliere i vostri lavori abbiano avuto meno problemi di censure, è così?
Nessuna censura, ci mancherebbe altro. Come dicevamo, abbiamo imparato prima (collaboriamo con il Vernacoliere da quando avevamo 16 anni) come muoverci tra i vincoli del codice civie e penale che regolano la cosiddetta libertà di espressione. Fuori dal Vernacoliere invece le cose si sono fatte un pochino più complicate. Anche per questo abbiamo scelto la strada dell’autoproduzione. Siamo noi che decidiamo cosa vogliamo fare e cosa vogliamo dire.
Perché avete scelto di dare vita ad un personaggio come Don Zauker? Per corrompere le nuove generazioni?
Don Zauker è stato una valvola di sfogo che ci ha impedito di andare in analisi, cadere in depressione o farci esplodere (le gonadi) sul divano di casa. Tutto è nato in clima di giubileo (all’epoca di Giovanni Paolo 2) quando la Chiesa Cattolica imperversava su tutti i media conosciuti (un po’ come oggi, per dire) e ogni gesto, parola o espressione del papa o di qualche vescovo o cardinale su qualsiasi argomento, dalle prove del gran premio, alla fecondazione assistita, alle ricette per cucinare il polpo, veniva riportata come una verità assoluta, accompagnata da filmati e immagini di giovani che cantavano felici, in adorazione di un uomo con il gonnellone bianco che diceva di parlare per bocca di una fantomatica divinità.
Don Zauker non è certo uno stinco di santo, e soprattutto bestemmia tantissimo. Secondo Pollicelli questo è il sintomo del tramonto dei valori occidentali e chi bestemmia non solo non rispetta la divinità, ma nemmeno ha rispetto per sé stesso. Cosa rispondete?
Che Don Zauker non bestemmia. E non perché noi siamo d’accordo con Pollicelli, anzi, in quanto toscani (ma direi di più: livornesi) nel corso delle nostre giornate bestemmiamo ripetutamente e con gusto. Pensiamo che sia un bell’esercizio di creatività e ci divertiamo ad inventarne sempre di nuove e colorite. Ma Don Zauker non bestemmia. E non bestemmia per due motivi. Primo: per coerenza del personaggio, essendo un sacerdote (sì, ok, fa altre cose terribili ma che sono funzionali alla sua caratterizzazione e alla forza satirica). Secondo: perché non vogliamo rischiare denunce penali o sequestri degli albi. Ci sono mille modi per criticare e attaccare ferocemente la Chiesa e la religione e pensiamo di averli sfruttati tutti e inventati anche di nuovi, ma la bestemmia, nei fumetti di Don Zauker, non c’è, almeno non nel modo tradizionale e amato da tutti.
Cosa direbbe Don Zauker dell’accusa di anticlericalismo? Dell’accusa di essere anti-religioso? Di essere anti-europeo?
Nostro malgrado siamo considerati due icone dell’anticlericalismo, quando invece se c’è una cosa della quale non ce ne frega assolutamente nulla, è la religione. Però è la religione ad occuparsi di noi, a penetrare nelle nostre vite, fin dalla più tenera età, in maniera subdola quanto invadente. Per questo facciamo Don Zauker. Dell’accusa di essere anti-europei non riusciamo a parlare senza iniziare a ridere… Questo vizio insopportabile di posare il cappello (o il crocifisso, in questo caso) sopra ogni cosa, a segnare il territorio, arrogandosene la paternità e l’esclusiva è veramente squallido e vergognoso. Dobbiamo riconoscere le nostre origini? Ok, allora perché fermarsi al cattolicesimo. Ci sono stati prima i romani, anzi gli etruschi… Siamo seri, su…
Ha davvero ancora senso scrivere e pubblicare fumetti anticlericali e anticattolici in Italia, oppure come sostiene Pollicelli l’argomento è trito e ritrito e attaccare la Chiesa è troppo facile e scontato?
Avrà sempre senso finché ci saranno persone che ragionano come Pollicelli, che poi non è neanche tra i peggiori, diciamolo, anzi… Spessissimo ci viene rinfacciato di attaccare la Chiesa Cattolica perché questa ce lo lascia fare, al contrario dell’Islam. Ecco, a parte il fatto che un’osservazione del genere nasconde (neanche troppo bene) una volontà censoria del tipo: fosse per me, vi brucerei vivi, vi chiuderei in prigione, vi torturerei ma purtroppo qui in occidente tutto ciò non è possibile, c’è da dire che questa libertà non ci è concessa dalla Chiesa, anzi. Questa libertà ce la siamo guadagnata con l’illuminismo, con la Rivoluzione Francese, proprio contro la Chiesa Cattolica e il suo potere temporale che, in tempi non tanto lontani, faceva esattamente quello che tanti estremisti islamici fanno adesso, se non peggio. Quindi oggi sarebbe criminale non reclamare e sfruttare appieno questa libertà, perché al momento che decidessimo di cedere anche un solo millimetro di quanto conquistato, non ci verrebbe mai più restituito.
Senza contare che parliamo di quello che conosciamo e che regola da sempre le nostre vite e quelle di milioni di nostri altri connazionali. Sarebbe stupido, presuntuoso e inopportuno da parte nostra parlare di altro, di cose che conosciamo poco.
Una riflessione sul mercato del “fumetto blasfemo”, quanto tira in Italia secondo la vostra personale esperienza di editori (l’ultimo albo di Don Zauker è autoprodotto) la blasfemia nei fumetti?
Noi siamo rimasti molto sorpresi dal grande successo di Don Zauker, fuori dai confini regionali ai quali eravamo abituati con il Vernacoliere. Pensavamo che in un Paese dove è molto sentita l’impronta della Chiesa Cattolica, un fumetto del genere avrebbe avuto vita dura. Ma sbagliavamo. Anzi, è proprio questa una delle ragioni del successo di Don Zauker. Nessuno, fino ad allora, aveva osato fare un fumetto del genere e, come noi, tantissime persone ne sentivano il bisogno. Altri che sono venuti dopo hanno intercettato i gusti di un diverso tipo di pubblico (Fabbri e Antonucci, Davide LaRosa e Pierz, Don Alemanno fanno cose diverse da Don Zauker e diverse anche tra loro e ognuno ha un proprio pubblico di riferimento) e tutti hanno avuto il loro successo. Evidentemente l’argomento è ancora molto sentito. D’altronde se queste storie di dei angeli, peccatori, etc…vanno avanti da 2000 anni un motivo ci sarà…
Oggi a spaventare gli italiani non c’è tanto l’inferno cattolico quanto le minacce dei jihadisti e dell’ISIS, cosa farebbe oggi Don Zauker?
Don Zauker, sede di carità e speranza, si rivolgerebbe a loro, invitandoli a rivedere le proprie azioni alla luce della fede, con un bel: Pentitevi, stronzoli!