Cultura e scienze
«Dell'Utri sta male, in cella ha perso 12 chili»
neXtQuotidiano 25/01/2015
L’allarme dell’avvocato del senatore condannato per associazione mafiosa
Ultimamente c’è un sacco di sorpresa negli ambienti dell’alta politica: pare che qualcuno sulla propria pelle abbia scoperto che in effetti in carcere si sta male. E allora eccolo, l’avvocato di Marcello Dell’Utri, che si trova nel carcere di massima sicurezza di Parma dopo la condanna definitiva per associazione mafiosa. Sul Corriere della Sera ci fa sapere tutto Felice Cavallaro:
«12 chili inpochi mesi…». Allarme già echeggiato con Cesare Lanza, direttore di tanti giornali in passato, quando lo scorso dicembre dal sito «La Mescolanza» chiese «un atto di clemenza, di indulgenza di comprensione verso Dell’Utri e Fabrizio Corona». Richiesta diretta a Giorgio Napolitano, rimasta inevasa, ma fra tanti sostenitori di Dell’Utri pronta per essere riproposta al nuovo presidente, come lascia capire Lanza: «Molte le adesioni da gente comune,neanche una parola dalle istituzioni. La giustizia in Italia è concetto astratto…».Intanto, la preoccupazione dei familiari è rafforzata dall’avvocato che segue Dell’Utri da vent’anni a Palermo, Giuseppe Di Peri: «Sta davvero male,molto peggio di quando nel maggio 2014 l’hanno rinchiuso senza una ragione in un carcere diverso da Rebibbia dove l’ex senatore si sarebbe presentato spontaneamente se gliene avessero lasciato il tempo…».
Quello che l’avvocato dimentica è che Dell’Utri aveva cercato di involarsi dopo la sentenza filandosela in quel di Beirut. E, come si sa, quando tenti di scappare dopo essere stato un senatore della Repubblica alla Giustizia italiana, c’è il rischio che quest’ultima, nel suo piccolo, s’incazzi:
Lo diceva nelle interviste che aveva «la valigia pronta per bussare a Rebibbia in caso di condanna», ma dopo la fuga e l’arresto a Beirut i magistrati e il vertice della Direzione penitenziari(Dap) hanno deciso per Parma. Scelta «incomprensibile» per il gemello: «Non il 41 bis. Ma l’hanno messo alle porte del 41 bis. In un carcere dove ci sono assassini e veri “padrini”. Perché lo considerano un ‘soggetto pericoloso’. Dopo vent’anni di processi, dopo vent’anni di vita pubblica e di interessi per libri e opere d’arte è diventano “pericoloso”? No, questa è un’altra vessazione che si aggiunge alle tante sopportate anche da noi familiari…». E racconta le visite a Parma: «A parte qualche parlamentare, non può vederlo nessuno. Perché “pericoloso”. Solo la moglie, i quattro figli, io. Ma sono ammessi tre visitatori per volta per quattro volte al mese. Facciamo i turni. Quando arrivo mi perquisiscono e tolgono tutto, facendomi sputare pure la caramella, com’è capitato».