Quando D'Alema voleva sospendere l'articolo 18

di dipocheparole

Pubblicato il 2014-09-21

Prima nel 1997, poi nel 1999, infine nel 2001: il Lìder Maximo ha parlato poco dell’argomento. Ma quando lo ha fatto, aveva un’idea precisa. Un’altra, rispetto a quella di oggi

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«Se vogliamo spingere in avanti una politica del lavoro, dobbiamo aver coraggio di un’opera di rinnovamento. Qui mi sento meno d’accordo con Cofferati»: era il 1997 ed esisteva ancora il PdS quando Massimo D’Alema pronunciava queste parole per spiegare la sua lontananza dall’allora segretario della Cgil. Un discorso a suo modo storico, visto che parlava anche di altro che torna a fagiolo oggi: «Vedete, la flessibilità, la mobilità, sono innanzitutto un dato della realtà. Sta alla sinistra, ai sindacati farci i conti».
 
QUANDO D’ALEMA VOLEVA SOSPENDERE L’ARTICOLO 18
Racconta la leggenda – e lo ricorda il Sole 24 Ore oggi – che all’epoca, dopo il discorso, D’Alema venne quasi aggredito sotto il palco da Cofferati per quello che l’allora capo della Cgil – che in seguito sarebbe diventato il Cinese dell’articolo 18, con la manifestazione dei tre milioni (?) al Circo Massimo – considerò un affronto personale.  In seguito arrivò persino il bis. Stavolta con D’Alema a Palazzo Chigi e Antonio Bassolino ministro del Lavoro: il governo propone una moratoria dell’articolo 18 per le imprese con meno di 15 dipendenti che vogliano assumere, per un periodo di prova di tre anni. Massimo D’Antona, poi ucciso dalle Brigate Rosse, propone. Cofferati si oppone. Il governo si ritira in buon ordine. Nel 2001, e qui ci è testimone il sito internet del Lìder Maximo, D’Alema torna a parlare dell’articolo 18 ma con una serie di distinguo:

”Io sono convinto che l’ art. 18 vada difeso. Ma non c’e’ come tema del congresso una divisione su questo punto. Anche perche’ – sostiene D’ Alema – questa polemica finisce per oscurare il vero problema. Quell’ art. 18 protegge una minoranza dei lavoratori italiani. La totalita’ dei giovani ne e’ esclusa, cosi’ come i parasubordinati, i dipendenti delle aziende sotto quindici dipendenti”. Quindi ”noi dobbiamo scrivere la Carta dei Diritti del nuovo lavoro, per tutelare quelle masse di lavoratori che sono fuori dallo Statuto”. E ancora: ”E’ un errore farsi chiudere sulla difensiva dai falsi modernizzatori”

Chissà con chi ce l’aveva quando parlava di falsi modernizzatori. E chissà come mai oggi non è più così importante.

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