Cosa succede con la sindrome del bambino scosso

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-29

I pediatri la chiamano “Sindrome del bambino scosso” (Sbs), spesso per reazione a un pianto esasperato, compiuta da chi, non di rado, vive condizioni di disagio sociale o familiare. O da donne impreparate all’esperienza della maternità

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Un bambino di cinque mesi in coma da sabato scorso dopo essere stato scosso violentemente dalla mamma, esasperata dal suo pianto è morto all’ospedale di Padova. Subito è stato avviato l’iter per il trapianto di cuore e fegato del piccolo che, a seguito del violento scuotimento, ha subito lesioni cerebrali irreversibili. La Stampa spiega oggi cos’è la sindrome del bambino scosso:

I pediatri la chiamano “Sindrome del bambino scosso” (Sbs), spesso per reazione a un pianto esasperato, compiuta da chi, non di rado, vive condizioni di disagio sociale o familiare. O da donne impreparate all’esperienza della maternità. Dati certi non ce ne sono, ma le stime parlano di un caso ogni 10mila bambini di età inferiore a un anno. E in un caso su quattro gli esiti sono mortali. Tradotto significa che ogni anno in Italia oltre 130 piccoli sono vittime della sindrome e che 30 di loro non sopravvivono al trauma. Solo al Regina Margherita di Torino sono sei i casi diagnosticati lo scorso anno.

Numeri che probabilmente sono solo la punta di un iceberg, perché la sindrome da scuotimento non è facile da diagnosticare e molte vittime da un medico non ci finiscono proprio. Rischiando così, nel migliore dei casi, di subire danni neurologici e psicologici. La onlus “Terre des Hommes”, insieme ai maggiori ospedali pediatrici italiani, ha lanciato lo scorso anno la campagna di prevenzione e informazione Non scuoterlo, ricordando che le conseguenze della Sbs possono essere: disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, della memoria e del linguaggio, disabilità fisiche, danni alla vista o cecità, disabilità uditive, paralisi cerebrale, epilessia, ritardo psicomotorio e ritardo mentale. Le conseguenze dipendono dalla gravità dell’abuso. Si stima che solo nel 15% dei casi non ci siano ripercussioni sulla salute del bimbo.

Lo scuotimento è particolarmente pericoloso nei primi sei mesi di vita, quando il neonato non ha ancora sviluppato i muscoli del collo e il cervello si muove liberamente nel cranio, subendo lesioni spesso gravissime. «Non c’è bisogno di essere genitori violenti per incorrere in questo grave errore, il fatto è che manca informazione e sensibilizzazione al problema», spiega il prof. Alberto Villani, presidente della Società italiana pediatria. Che nel suo sito ricorda come bastino 3 o 4 scosse al secondo ripetute più volte per creare danni a volte irreparabili. Se il pianto diventa esasperante, suggerisce la Sip, «meglio lasciare il bambino in un posto sicuro e allontanarsi fino a quando non si è riacquistato equilibrio. O chiedere aiuto a qualche parente o amico».

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