La storia delle tracce di Coronavirus nell’acqua non potabile a Parigi (ma l’OMS dice che…)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-19

Secondo AFP “minuscole tracce” del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 sarebbero state scoperte nella rete idrica non potabile della città di Parigi, quella utilizzata in particolare per pulire le strade, ma “non esiste alcun rischio per l’acqua potabile”. L’OMS dice che è molto improbabile che l’acqua sia veicolo per il virus

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“Minuscole tracce” del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 sarebbero state scoperte nella rete idrica non potabile della città di Parigi, quella utilizzata in particolare per pulire le strade, ma “non esiste alcun rischio per l’acqua potabile”, ha annunciato domenica il municipio di Parigi. La notizia è stata riportata da AFP e Le Figaro e adesso si trova su tutti i media francesi.

La storia delle tracce di Coronavirus nell’acqua non potabile a Parigi

Secondo quanto scrive l’agenzia di stampa il laboratorio della gestione municipale “Eau de Paris” ha scoperto “nelle ultime 24 ore” la presenza di tracce del virus su 4 dei 27 campioni testati. La vicenda ha portato il comune a sospendere immediatamente l’uso della sua rete di acqua non potabile, come del ” principio precauzionale”, ha dichiarato il municipio ad AFP. Ma l’acqua potabile, che dipende da un’altra rete “completamente indipendente”, e “non presenta alcuna traccia del virus” e ” può essere consumata senza alcun rischio “, assicura il municipio.

tracce coronavirus acqua non potabile parigi 1

Ma, com’era prevedibile, la notizia si sta diffondendo molto velocemente in Francia, dove ieri i decessi per COVID-19 sono arrivati alla cifra di 19.323 persone.

coronavirus acqua 1

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), SARS-CoV-2 si può mantenere in vita nell’acqua potabile, ma è molto improbabile. A metà marzo, l’organizzazione delle Nazioni Unite ha scritto che fino ad oggi non c’erano prove di tale persistenza, né nell’acqua potabile né nelle acque reflue. Studi su virus simili suggeriscono una durata di due giorni in acqua non clorata a 20 gradi centigradi. Sempre secondo questo documento dell’OMS, il rischio di contaminazione con Covid-19 da parte dei sistemi di acqua potabile è “basso”.

Nel documento – che è possibile scaricare qui – l’OMS dice che sebbene sia possibile la persistenza del virus nell’acqua potabile, non esiste alcuna prova che i coronavirus possano contagiare attraverso l’acqua potabile contaminata. SARS-COV-2, spiega l’Organizzazione, è un “enveloped virus”, con una fragile membrana esterna. In genere, gli enveloped virus sono meno stabili nell’ambiente e sono più sensibili agli ossidanti, come il cloro. Sebbene non vi siano prove fino ad oggi sulla sopravvivenza del virus di COVID-19 nell’acqua o nelle acque reflue, è probabile che il virus venga inattivato in modo significativamente più rapido rispetto ai virus con trasmissione nota a base acquosa. L’OMS cita uno studio del 2005 che ha dimostrato che un coronavirus umano surrogato è sopravvissuto solo due giorni in acqua di rubinetto declorurata e in acque reflue ospedaliere a 20 gradi. Altri studi spiegano che i coronavirus umani trasmissibili hanno mostrato una mortalità del 99,9% in due giorni a 23 gradi centigradi. Célia Blauel, delegata del municipio, spiega che le tracce ritrovate sono piccolissime ma che in nome del principio di precauzione è stata avvertita l’Agence régionale de santé.

Parigi e l’acqua non potabile

“Utilizzeremo l’acqua potabile per lavare le strade”, ha spiegato una funzionaria del Comune, annunciando questa decisione in omaggio al “principio di precauzione”. Per evitare, cioè, che un’ipotetica gocciolina dell’acqua contaminata che fosse rimasta in aria (i riscontri positivi si sono avuti soltanto in 4 punti di prelievo su 27) possa finire nelle vie respiratorie di qualche passante. Un’eventualità praticamente inesistente e che gli specialisti non hanno preso oggi in considerazione come reale pericolo per la popolazione. L’acqua potabile, ha spiegato la responsabile dell’Ambiente in Comune Célia Blauel, scorre fino ai rubinetti delle case attraverso una rete di tubi completamente diversa da quella dell’acqua utilizzata per innaffiare parchi e giardini (attualmente chiusi per il lockdown) o per alimentare le fontane al centro delle piazze o per lavare le strade. L’acqua potabile è oggetto di stretta sorveglianza da parte delle autorità, soprattutto dall’inizio dell’epidemia. E per questo motivo una dose superiore al normale di cloro – ma di nessuna nocività per i consumatori – è stata immessa nelle tubature, dopo che è stato notato un flusso minore del solito. Dall’inizio dell’epidemia, infatti, i parigini – sia perché privilegiano le bottiglie di acqua minerale, sia perché si lavano le mani spesso con gel disinfettante – consumano meno acqua potabile. Il rischio che il minore afflusso comporti depositi dannosi è all’origine della decisione del maggior contenuto di cloro di questi giorni.

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