Economia
Come il Coronavirus e Salvini potrebbero portare l’Italia fuori dall’euro
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2020-04-14
Wolfgang Münchau sul Financial Times immagina uno scenario post-emergenza in cui le agenzie di rating o gli investitori a un certo punto potrebbero mettere in discussione la solvibilità di Roma. E a quel punto mancherà soltanto un passo al disastro
Il 12 aprile scorso Wolfgang Münchau ha pubblicato sul Financial Times uno scenario (e non una previsione, come ci ha tenuto a specificare) che vede l’Italia fuori dall’euro dopo l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19.
Come il Coronavirus e Salvini potrebbero portare l’Italia fuori dall’euro
Lo scenario di Münchau parte dall’aspettativa che il Consiglio Europeo, dopo i risultati (?) dell’Eurogruppo sul MES senza condizionalità solo per le spese mediche che per adesso affossa l’idea degli European Recovery Bond lanciata da Italia, Spagna e dagli altri paesi che stanno subendo più di altri le conseguenze economiche dell’epidemia, possa alla fine concordare un fondo di finanziamento per il periodo 2021-2027 (ovvero lo stesso di ridefinizione del budget europeo) che però potrebbe alla fine rivelarsi, come la cassa integrazione europeo, dimostrarsi troppo piccolo per essere davvero sfruttato nelle difficoltà, esattamente come SURE. Secondo l’editorialista del FT ad aiutare le economie del Vecchio Continente resteranno le politiche fiscali nazionali e il sostegno della Banca Centrale Europea sul mercato dei titoli di Stato.
Ma con un pericolo nemmeno tanto nascosto, perché l’impatto economico della crisi scatenata dall’epidemia sarà maggiore di quello che pensano i previsori e i governanti che si affidono a loro. Gli istituti economici tedeschi hanno previsto un calo del 4,2% dell’economia della Germania nel 2020 seguito da un aumento del 5,8% nel 2021, secondo uno scenario a V e con un rimbalzo che, se davvero si avverasse, metterebbe a posto tutto in 12 mesi. Ma, avverte Münchau c’è anche il rischio che non vada così. Perché queste previsioni non tengono conto dell’effetto sul resto del mondo della crisi del Coronavirus e delle conseguenze per l’economia europea, che potrebbe invece subire una contrazione globale del 10% nel suo insieme e con Italia e Spagna a peggiorare la media (come del resto è abitudine in Europa). Questo aumenterà il debito pubblico e, di conseguenza, il rapporto debito/PIL che in Italia arriverà tra il 160 e il 180 per cento. E quando i programmi di sostegno della BCE finiranno – anche perché c’è chi, come Christine Lagarde, dimostra di non aver capito il suo ruolo cianciando di spread, e il brutto è che nel board della BCE alcuni la pensano esattamente come lei. Per questo le agenzie di rating o gli investitori a un certo punto potrebbero mettere in discussione la solvibilità di Roma. E a quel punto mancherà soltanto un passo al disastro.
Le elezioni politiche e la crisi del Coronavirus
Guardando il calendario, l’Italia si troverebbe a dover affrontare così la terza recessione dal 2008 con la sua cronica bassa crescita economica e, insieme, un downgrade. Ce n’è abbastanza per prevedere un disastro. Ma Münchau fa un passo in più e immagina che questo possa accadere nel 2021 o nel 2022, ovvero poco prima delle prossime elezioni politiche in Italia. Oggi Conte e il suo governo possono vantare grossi aumenti di popolarità, ma quando la situazione sarà tornata alla normalità per quanto riguarda il lockdown ci sarà da affrontare la ricostruzione economica e questo potrebbe essere un compito piuttosto arduo per chiunque, figuriamoci per chi tiene in piedi il governo su pochi voti di vantaggio al Senato e mentre ha alleati pronti ad affondare il coltello alle sue spalle.
E allora eccolo, lo scenario che prevede una ripresa di Salvini che attualmente è emarginato dai riflettori ma che potrebbe vincere le elezioni nel 2022 o nel 2023 e, subito dopo, potrebbe essere tentato dal default sul debito. E a quel punto la conseguenza più naturale sarebbe l’uscita dell’Italia dall’euro. Come ogni scenario, avverte l’editorialista del Financial Times, anche questo dipende da eventi ancora incerti, primo tra tutti l’atteggiamento dell’Europa (e della Germania) nei confronti della ricostruzione economica europea prossima ventura. Ma perché l’UE non desidera difendersi?, si domanda. L’unico modo per farlo è mutualizzare il debito da emergenza. Forse quando capiranno qual è l’alternativa cominceranno a pensarci anche in Germania.
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