Politica

Il piano per cacciare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-11

Francesco Verderami sul Corriere della Sera oggi racconta che nella maggioranza c’è un piano per cacciare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi. Per ora rinviato a causa delle nomine

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Francesco Verderami sul Corriere della Sera oggi racconta che nella maggioranza c’è un piano per cacciare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi.

Tutto ha un tempo in politica. Dopo Pasqua, per esempio, andrebbero in scadenza i vertici delle sette grandi aziende a partecipazione statale: Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna, Enav, Mps. Un mese fa era stato ipotizzato il rinvio delle nomine con un comma da inserire nel decreto Cura Italia. Poi il comma è saltato perché il Tesoro ha bisogno dei dividendi che quelle aziende stanno per distribuire.

Intanto nel governo, nonostante Covid-19, sono riusciti a dividersi — parola di un vice ministro—«tra chi auspica un confronto con le opposizioni e chi punta al “tutto nostro e subito”». Con i grillini che, non potendo toccare gli amministratori delegati, mirano alle presidenze. Con i renziani che chiedono un rappresentante in ogni azienda. E con i democratici che vorrebbero modificare a proprio vantaggio le quote di potere stabilite quando nacque l’esecutivo. Se Conte sta meditando in queste ore un rinvio in extremis delle nomine è perché gli è stato spiegato che — una volta terminata la spartizione —g li alleati potrebbero dargli il benservito.

giuseppe conte palazzo chigi

 

Anche a palazzo Chigi deve essere arrivata voce del modo sibillino in cui Renzi chiude sempre le discussioni sul futuro: «Aspettate maggio…». Ma non è solo il capo di Iv ad avvertire la necessità di un nuovo governo, dato che nel Pd etra i 5S si sentono gli stessi ragionamenti. Solo che nessuno vede le condizioni per un cambio imminente, perché —come sussurra un importante rappresentante grillino — «la vera assicurazione sulla vita di Conte sono i populisti. Per ora».

E Conte prova a dilatare quel «per ora» con la tattica del rinvio, si circonda di commissioni e commissari come fossero cavalli di frisia, annuncia l’arrivo di un manager come Colao per la «fase due» dell’emergenza e lo inserisce in un mega comitato tecnico scientifico, mentre gli imprenditori suggerivano una task force snella «non più di cinque persone, una per settore». D’altronde i sondaggi («per ora», sottolineano gli alleati) lo rendono intoccabile, perciò nessuno («per ora», avvisano gli avversari) intende andare allo showdown. Ma chi lo frequenta pressoché quotidianamente descrive i suoi sbalzi d’umore: «Un giorno si fa forza della sua carica, il giorno dopo si preoccupa fino all’eccesso. Forse sente che il bivio si avvicina».

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