Cultura e scienze
Coronavirus: perché in Africa si rischia un nuovo focolaio dell’epidemia
Alessandro D'Amato 15/02/2020
Gli esperti: il rischio è che diventi endemico, come gli altri 4 coronavirus umani in circolazione e il virus dell’influenza. E potrebbe scattare una pandemia a livello globale
Dopo la scoperta del primo caso di Coronavirus in Africa si rischia un nuovo focolaio dell’epidemia. Lo dice Giorgio Palù, professore ordinario di Microbiologia e virologia all’università di Padova ed ex presidente della Società europea e italiana di virologia, all’AdnKronos.
Coronavirus: perché in Africa si rischia un nuovo focolaio dell’epidemia
Tre, secondo l’esperto, gli scenari che si possono delineare. “Una possibilità è che i cinesi – spiega all’Adnkronos Salute – riescano, con le misure di contenimento messe in atto, a limitare la diffusione dell’epidemia fino a metterla sotto controllo; l’altra possibilità è che il virus, in questo momento in espansione, si estingua naturalmente, come è successo con la Sars”. Uno scenario, questo, che non si può escludere, ma a cui il virologo non crede molto, perché questo coronavirus è “diverso da quello responsabile della Sars, ha maggiore facilità nel riconoscere e attaccarsi alle cellule umane. Infatti, i numeri dell’epidemia di Covid-19 sono decisamente più alti di quelli della Sars”. Infine, il terzo scenario, quello “peggiore. È probabile che il virus identificato in Cina a fine 2019, continui a diffondersi e diventi endemico, come gli altri 4 coronavirus umani in circolazione e il virus dell’influenza. Insomma, il serbatoio diventa l’uomo. E non è una buona notizia – avverte – perché in questo caso il virus non causa un banale raffreddore o un’influenza, ma una malattia ben più grave come la polmonite essudativa interstiziale”.
Ecco perché l’Africa potrebbe diventare il prossimo focolaio dell’epidemia. Intanto il primo caso di coranavirus in Africa, un cittadino cinese in viaggio in Egitto “isolato e ricoverato all’ospedale Najila nella Provincia di Matroha, sta bene e in condizione generale stabile e asintomatica”, sottolinea in una nota Foad Aodi, fondatore dell’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi). “Inoltre – aggiunge – sono stati disinfettati tutti i luoghi e percorsi che ha attraversato e messi in quarantena per 15 giorni tutti i membri del gruppo cinese che erano in contatto con il cittadino cinese risultato positivo al Coronavirus”. L’ Amsi e L’Unione Medica Euro Mediterranea (Umem) stanno seguendo il primo paziente con Coronavirus in Egitto “diagnosticato subito all’aeroporto tramite un primo esame dell’ispettorato e poi confermato dagli analisi di laboratorio”, precisa Aodi.
COVID-19: il rischio pandemia
Ma il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) Marcello Tavio avverte: “Se non si arresta l’epidemia da nuovo coronavirus (SarsCov2) in Cina, è molto probabile che scatti la pandemia, ovvero una epidemia a livello mondiale”. “Fondamentale è bloccare l’epidemia in Cina – afferma l’esperto all’ANSA -. Infatti, se casi positivi arrivano dalla Cina in altri Paesi, cresce il rischio di epidemia locali e dunque di ampia diffusione del virus”. Quanto ai rischi che possono derivare dal fatto che il coronavirus sia giunto anche in Africa, dove si è registrato un primo caso, “l’attenzione a questo punto deve necessariamente alzarsi, ma per ora non c’è un’emergenza poichè si tratta di un caso subito isolato e che sembrerebbe importato dalla Cina. La situazione diverrebbe invece molto più grave – conclude Tavio – se si verificassero in Africa dei casi autoctoni, ovvero di infezione acquisita in loco”.
Nel frattempo si è svolta questa mattina, alla presenza del ministro della salute, Roberto Speranza, la riunione sul Covid19. E’ stato verificato il quadro generale internazionale e nazionale. E’ stata inoltre confermata l’efficacia di tutte le misure fin qui adottate. Sul caso di contagio al Cairo Giovanni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità ha dichiarato: “Era atteso che un caso in Africa settentrionale arrivasse. La buona notizia è che sebbene non presentasse sintomi rilevanti, sia stato immediatamente identificato e isolato. Ciò sembrerebbe dimostrare che i sistemi di sorveglianza e controllo messi in atto con supporto dell’Oms da alcuni paesi africani risultano attivi”.
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