Cultura e scienze
Come è finita la bufala di Varoufakis e del referendum sull'euro
Alessandro D'Amato 09/03/2015
Le spiegazioni del Corriere della Sera nell’articolo di oggi
Sono mele, non sono pere. Ieri il Corriere della Sera ha aperto la prima pagina con un’intervista a Yanis Varoufakis che minacciava «un referendum sull’euro» se Bruxelles non avesse detto sì al suo piano di riforme. La risposta di Varoufakis si trovava all’interno dell’intervista, con un’aggiunta significativa alle sue parole da parte dell’intervistatore:
E la risposta strideva molto con tutto il restante contenuto dell’intervista, dove Varoufakis metteva in guardia contro i rischi del Grexit e diceva che le voci che volevano Atene fuori dalla moneta unica destabilizzavano i mercati, il paese e l’Europa. L’annuncio del referendum sull’euro veniva dato dal Corriere in prima pagina così:
Nel primo pomeriggio il titolo del Corriere della Sera è stato largamente smentito. Una serie di lanci di agenzie di stampa dicevano che il referendum a cui si riferiva Varoufakis era sulle misure dell’Unione Europea e veniva valutato in alternativa al ritorno al voto con le dimissioni del governo di Syriza.
Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis intendeva “un referendum sulle misure” da adottare per uscire dalla crisi e non un referendum sull’euro. Così fonti del governo di Atene precisano le dichiarazioni di Varoufakis rilasciate nell’intervista al Corriere della Sera. L’ipotesi di un referendum, sulle misure del Governo, secondo un portavoce di Atene non è “uno scenario di base” e anzi viene definita un’ipotesi “sfortunata”, in quanto significherebbe che i negoziati con i creditori sono falliti. Cosa che l’esecutivo ellenico non si augura. Sull’Eurogruppo di domani a Bruxelles infine, il governo greco non si aspetta che venga dato il via libera a tranche di aiuti, conclude il comunicato (una previsione prontamente avveratasi).
Il Corriere della Sera ieri non ha editato l’articolo inserendo la smentita del governo greco ribattuta da tutte le agenzie. Nelle didascalie che accompagnano l’articolo di oggi la vicenda viene raccontata così:
Ieri a sollevare un caso sono state le dichiarazioni del ministro delle Finanze Yanis Varoufakis che in un’intervista al «Corriere»ha parlato di referendum se Bruxelles non dovesse accettare il piano greco L’interpretazione comune è stata sulla permanenza nell’euro. Ieri il ministro è tornato sul tema parlando di unreferendum sulle misure che il governo greco intende adottare. Il premier Alexis Tsipras ha telefonato a Mario Draghi
Insomma, si parla di interpretazione comune senza specificare comune a chi. Nell’articolo, invece, Danilo Taino scrive direttamente questo:
PS. L’intervista pubblicata ieri dal Corriere a Varoufakis ha aperto la questione di un eventuale referendum che il governo ellenico potrebbe decidere di tenere se ricevesse risposte negative alle sue proposte di contratto per la crescita. Referendum sull’euro o no?
Ogni referendum indetto in Grecia come reazione a un no di Bruxelles sarebbe un referendum su euro sì/euro no. Qualsiasi nome gli si volesse dare. Lo sa il governo di Atene e lo sa il ministro Varoufakis.
Insomma, il referendum è sull’euro (perché avrebbe ripercussioni sulla moneta unica) anche se è sulle misure di Bruxelles e non sull’euro. Anche se suonerebbe più come una questione di legittimazione politica per Syriza che per Bruxelles. Anche se Varoufakis non intendeva un referendum sull’euro. E allora tanto vale arrendersi: sono mele, anche se sono pere.