“Fateci salvare 4 cristiani senza riempirci di calunnie”, lo sfogo di Cecilia Strada | VIDEO

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-11-17

L’attivista di Resq. People e figlia del fondatore di Emergency è intervenuta a “Otto e mezzo” sugli attacchi subiti dalle navi ong che operano soccorso in mare

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Ha parlato di numeri reali. Di ricerche effettuare da istituti come l’Ispi e di anni di indagini contro i comportamenti delle navi ong che si sono concluse con un nulla di fatto. Anzi, con una certificazione univoca su tutta la linea: le imbarcazioni che solcano il Mediterraneo per salvare vite umane operano per il solo fine di salvaguardare i diritti umani (seguendo la legge del mare). Cecilia Strada, attivista di Resq. People e figlia del compianto fondatore di Emergency, chiede a tutti i polemisti di tacere e lasciare lavorare gli attivisti impegnati in quel soccorso di esseri umani. Perché le organizzazioni non governative colmano quella lacuna lasciata aperta (da anni) dai vari Stati.

Cecilia Strada chiede di permettere alle navi ong di salvare vite umane

Nel corso del suo intervento in collegamento con “Otto e Mezzo” (su La7), Cecilia Strada ripercorre le tappe delle “vicissitudini” giudiziarie degli ultimi sei anni contro le navi delle organizzazioni di soccorso in mare. E i dati (oltre alle sentenze) hanno sempre confermato la bontà delle loro operazioni:

“Sono 6 anni di indagini sulle organizzazioni di indagini sulle organizzazioni di soccorso. Tutte le cose che sono arrivate a dei gradi di giudizio hanno detto che avevano ragione le navi ad agire come agivano, che non c’è stato alcun favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, che non ci sono stati accordi con gli scafisti, che era tutto a posto e che avevano ragione i comandanti delle navi ad aver agito come hanno agito. Queste sono arrivate fino in Cassazione, 6 anni di indagini. Ci sono due situazioni ancora aperte, molto vecchie e andremo a vedere come finiscono. Ma ci sono anche 5 anni di dati sul pull factor ( le condizioni che attraggono un individuo o un gruppo umano, che è spinto a muoversi per raggiungerle, ndr), raccolti non dalle navi di soccorso, ma da istituti di ricerca come l’ISPI, che dimostrano che non esiste questo legame. Partono indipendentemente dalla presenza delle navi di soccorso”.

Francesco Specchia di Libero cita i dati di Frontex, ma Cecilia Strada ribatte sottolineando come quei numeri siano sbagliati (soprattutto in riferimento al collegamento tra il maggior numero di partenze legate alla presenza di navi ong nelle zone). E per questo l’attivista chiede a tutti di lasciar lavorare in pace queste organizzazioni:

“Possiamo essere in disaccordo sulla visione generale di come si gestiscono i flussi migratori e l’accoglienza, ma continuare a prendersela con le navi di soccorso, accusate di ogni crimine possibile e immaginabile mentre stanno a riempire un vuoto statale e saremmo più che felici se fossero gli Stati a riprendere una Mare Nostrum e a salvare la gente che annega in mare. Perché salvare la gente è un atto umanitario, la politica è quella che ha creato la situazione. Perché è la politica quella che non risolvendo la gestione dei flussi migratori spinge la gente a rischiare la vita in mare. Noi siamo in mare facendo grandissima fatica per salvare quattro cristiani. Porca miseria, fateci salvare quattro cristiani senza riempirci di calunnie”.

(foto e video: da “Otto e Mezzo“, La7)

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