Attualità
Beppe Grillo e la guerra civile in Grecia
Giovanni Drogo 17/02/2016
Se a Tsipras avessero dato un euro ogni volta che qualcuno ha parlato di guerra civile in grecia negli ultimi due anni a quest’ora avrebbe risanato il debito pubblico. E ieri indovinate a chi è toccato?
È da un po’ che quello che succede in Grecia non interessa molto a nessuno. O meglio, è un po’ che quello che succede nella penisola ellenica non occupa più le prime pagine dei giornali. Il che non significa che nessuno ne parli. Ne ha parlato Rai News, dando conto della protesta degli agricoltori che hanno bloccato le strade del paese (dove l’ho già sentita questa) per manifestare contro una serie di provvedimenti del Governo Tsipras che ha deciso di aumentare le tasse, gli oneri previdenziali e di varare una riforma delle pensioni. Qui invece manifestanti vengono definiti i “forconi greci” (ah ecco cosa mi ricordavano). Qui c’è un video di Repubblica, qui un articolo del Corriere della Sera mentre qui c’è un’ANSA sull’argomento. Eppure per Beppe Grillo in Grecia è scoppiata la guerra civile e nessuno ne parla.
#GreciaInFiamme, l’hashtag che non racconta tutta la verità
Ad esempio il pezzo pubblicato sul Blog di Beppe Grillo non dice che gli agricoltori sono sostenuti dai neonazisti di Alba Dorata. Per Grillo tutta la questione greca non è che un pretesto – questo per far capire quanto abbia davvero a cuore la situazione – per denunciare l’ennesimo tentativo della Trojka di distruggere il popolo ellenico e di imporre il proprio volere con la forza. Non dice ad esempio che quegli stessi agricoltori che secondo Grillo stanno facendo la rivoluzione non pagano i migranti che lavorano nei loro campi (proprio come da noi) e che qualche tempo fa hanno pure sparato a quelli che cercavano solo di avere quello che gli era stato promesso e che era stato loro dovuto. Dimentica di dire che ad una rappresentanza dei trattori che hanno partecipato al blocco è stato consentito di sfilare per le vie di Atene. Cose che non succedono tutti i giorni, durante una guerra civile. Come leggere invece la notizia di quell’autista bulgaro che infastidito dal fatto che gli agricoltori greci non hanno mantenuto la promessa di aprire il blocco al confine con la Bulgaria ha pensato bene di sfondarlo con il suo camion? Non sarà mica l’inizio di una guerra con la Bulgaria? A fare un po’ di chiarezza (anche se con qualche imprecisione sulla definizione del KKE) ci ha pensato Atene Calling in un post pubblicato qualche giorno fa:
Stanno circolando molto notizie su una presunta rivolta sociale in atto in questo periodo in Grecia, che la polizia si sarebbe rifiutata di prendere ordini dal governo e cose simili. NO. METTIAMO UN PO’ DI ORDINE.
1. Dopo lo sciopero generale di 24 ore di quasi due settimane fa, tutto è tornato alla normalità
2. Questo fine settimana appena trascorso, dopo una settimana di blocchi stradali, c’è stata ad Atene la mobilitazione di tre giorni degli agricoltori.
3. I suddetti agricoltori, che si sono visti in molti servizi fotografici e video scontrarsi violentemente con la polizia, sono per lo più sostenuti da Alba Dorata, molto forte nei paesi agricoli in Grecia e dal non meno nazionalista KKE. Moltissimi gli slogan contro i migranti (qua un video dove scandiscono “La Grecia ai greci“) e due giovani che partecipavano portando la loro solidarietà agli scontri sono stati etichettati come “Anarchici di merda” e consegnati alla polizia. Per chi avesse perso questo “piccolo” fatto di cronaca, qua sotto si può leggere chi siano i veri braccianti agricoli in Grecia e come vengano trattati dai loro padroncini “Agricoltori greci”.
4. Non è affatto vero che la polizia avrebbe smesso di prendere ordini dal governo, anzi. I MAT sono ben solidi ed è stata costituita una nuova squadra antisommossa. Dopo lo scioglimento dei DELTA, i cui uomini erano confluiti nell’antiterrorismo, ad oggi la nuova SQUADRA OMIKRON, ha di nuovo in dotazione armamentario da assalto e motociclette e “sarà di supporto all’azione dell’antisommossa specialmente nel quartiere di Exarchia”.
That’s all folks.
Per l’occasione però i Cinque Stelle hanno rispolverato un vecchio hashtag #greciainfiamme, che già negli anni passati è stato dimostrato essere una bufala. Ad essere sceso in piazza non è “il popolo greco”, come racconta la Portavoce all’Europarlamento Laura Agea in un video, ad essere scesa in piazza è una categoria di persone ben precisa (anche se prima di loro erano scesi in piazza gli avvocati) che solitamente protesta sempre da sola e mai insieme ai sindacati dei lavoratori. Generalmente una guerra civile non funziona così. Ma è facile dimenticarsi che Tsipras ha vinto le elezioni e che al momento è ancora in testa ai sondaggi. Come spiegava qualche tempo fa Faber Fabbris su NeXt secondo la maggioranza del popolo greco la strada delle riforme intrapresa da Tsipras per quanto difficile e piena di sacrifici è l’unica possibile, dal momento che tutte le alternative non sembrano altrettanto credibili. Non si tratta di un consenso clamoroso, ma anche per quanto riguarda la tanto contestata (da Grillo) riforma delle pensioni quattro intervistati su dieci la giudicano giusta e sostenibile, contro tre che pensano il contrario. Il clima in Grecia è senza dubbio teso, come lo è stato negli ultimi anni, ma parlare di guerra civile mi sembra francamente esagerato. Come esagerato è dire che “noi saremo i prossimi”.