Cultura e scienze

Asia Argento: una vittima di stupro antipatica è sempre una vittima di stupro

Giovanni Drogo 12/10/2017

Campionati italiani di ipocrisia 2017: Asia Argento denuncia uno stupro ma nessuno le crede perché “ci ha messo troppo” e perché le sarebbe bastato “dire di no” per evitarlo. Nessuno ammette però che la pensa così perché la vittima è Asia Argento e non qualche altra donna più simpatica alla quale invece sarebbe arrivata la solidarietà di tutti e di tutte

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Asia Argento non è simpatica a tutti. Asia Argento è una che nemmeno ci prova a voler essere simpatica. Lei è la “tipa strana” del cinema italiano, la dark, quella che in pubblico gioca ad essere provocante. Per fortuna nelle aule dei tribunali non si discute se una vittima è simpatica o se abbia meritato o meno di subire una violenza. Quelle sono discussioni, da brivido, che si possono ascoltare al bar, e grazie all’Internet, leggere senza problemi su Facebook. Senza nulla togliere al prestigioso quotidiano nazionale che ci in prima pagina pubblica un articolo dove donne spiegano alle donne che “ai potenti basta dire no”.

Per Annalisa Chirico quello di Asia Argento non è uno stupro

Quel giornale è il Giornale e l’articolo di Annalisa Chirico riprende sostanzialmente quanto detto sul caso Argento-Weinsten su Twitter. In molti hanno accusato Asia Argento di essere una troia e c’è chi come Vladimir Luxuria ha spiegato che per salvarsi dalle molestie è sufficiente “dire un bel NO”, al limite se proprio non funziona (quindi forse non è così sufficiente) allora bisogna “staccarlo” al molestatore. Per Annalisa Chirico il pentimento postumo di Asia Argento è “peggiore della scelta di finire in un letto importante pensando solo alla carriera”. Del resto, congettura la giornalista del Giornale, anche la scusa del “rischiare la carriera per un no detto alla persona sbagliata” non regge. Non risulta, scrive, che altre donne oggetto delle pesanti molestie e delle avance di Weinstein si siano viste chiudere le porte di Hollywood.
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Rimane però il fatto che Asia Argento – che all’epoca aveva 21 anni – non poteva saperlo. Come non potevano saperlo Gwineth Paltrow o Angelina Jolie. A loro è andata bene, ma non è che in questi casi esiste una regola, precisa e matematica, che garantisca una vita senza conseguenze. Ed in fondo nemmeno la Paltrow ha denunciato pubblicamente Weinstein, che anche il suo sia un pentimento postumo? Non se ne fa menzione, forse perché la Paltrow, che a quanto stranezze non è seconda a nessuno, non è italiana.

Questo è un caso limite in cui la denuncia via stampa, posticipata di due decenni, rischia di remare a favore del predatore minando invece la credibilità della presunta vittima. Se tutto è stupro, nulla lo è davvero.

La conclusione è allucinante, e se l’articolo fosse stato scritto da un uomo probabilmente nessuno avrebbe problemi a definire tutto il pezzo un concentrato di maschilsmo e misoginia.

Sallusti: Asia Argento complice del suo stesso stupro e vigliacca

E quell’uomo potrebbe essere il direttore del Giornale Alessandro Sallusti che ieri sera a Matrix ha espresso proprio gli stessi concetti: «Denunciare tutto 20 anni dopo dalla violenza lo trovo vigliacco. Non sei vittima ma complice». A rendere più complessa la faccenda per lo stuolo di persone che fanno fatica ad afferrare la complessità del reale e delle relazioni umane c’è il fatto che dopo le molestie Asia Argento ha continuato a frequentare Weinstein. Non è un segreto e l’ha ammesso lei stessa.
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Era una relazione consensuale quella, ma nulla toglie alla gravità di quella prima molestia sessuale. Eppure c’è chi sull’Internet dopo aver letto un lancio di agenzia si affanna a spiegarci che Asia Argento “sta frignando” per abusi commessi vent’anni fa quando nell’articolo del New Yorker è scritto chiaramente che l’abuso è stato quel primo incontro nella camera d’albergo. Poi si può anche discutere del fatto che Asia Argento non è né la prima né l’ultima donna ad aver avuto una relazione sentimentale con un uomo che ha abusato di lei. Ci sono donne sposate che solo dopo anni di matrimonio hanno avuto il coraggio di denunciare di essere state stuprate dal marito. Sono anche loro complici?
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Sembra quasi che in Italia ci sia la tendenza a sottovalutare la denuncia di Asia Argento perché “si sa, è matta” e perché “si è svegliata solo ora”. Ma basta uscire dai confini italiani per vedere che la vicenda è stata recepita in tutt’altro modo. Il fatto stesso di non aver denunciato non viene vista come un’aggravante a carico delle vittime ma come la dimostrazione del potere di Weinstein. Pensate: Asia Argento denuncia oggi quella violenza e in pochi sono disposti a crederle. Cosa sarebbe successo se lo avesse fatto all’epoca? Ci sono pochi dubbi che quelle stesse persone che oggi fanno slut shaming nei suoi confronti l’avrebbero accusata di voler infangare la reputazione di un rispettabilissimo produttore per fare carriera.

 Una donna violentata innamorata del suo aguzzino? Impossibile!1

C’è chi immagina che lo stupro e la violenza sessuale sia sempre e solo una atto brutale. E allora non si capisce in che modo un NO possa essere di qualche aiuto. Ma la violenza sessuale non è solo quello. E sì, Asia Argento si è sentita in colpa per anni per non aver reagito con fermezza. Ashley Judd nella stessa situazione ha avuto la forza di andarsene dalla stanza. Ma non siamo tutti uguali e non tutti siamo fragili allo stesso modo. E non è vero che una donna che è stata stuprata non si va a mettere assieme al suo stupratore.


La giornalista Natalia Antonova (che scrive sul Guardian, su Mashable, Vocativ e OpenDemocracy.ru) ha scritto su Twitter che si sente molto vicina ad Asia Argento perché anche lei ha vissuto un’esperienza analoga. Anche lei è rimasta “amica” con il suo stupratore per qualche tempo, anche per paura che potesse rovinarle la carriera. La Antonova ha anche raccontato di aver subito una violenza psicologica, di essere stata convinta che in realtà non era successo nulla. Perché un’aggressione sessuale non ferisce solo il corpo ma anche la mente.
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È quello che è successo ad Asia Argento? Non lo sappiamo perché sappiamo solo quello che ha detto, e non abbiamo fino qui motivi per dubitarne. La situazione però è molto simile, da una parte un uomo di potere dall’altra una donna distrutta dalla violenza che rimette insieme i pezzi come meglio può. Chi dà – in modo velato o meno – ad Asia Argento della troia o dell’approfittatrice (in fondo ne ha tratto un vantaggio!) ricorda quello che successe quando Stoya e altre pornoattrici denunciarono di essere state violentate. Ci fu chi disse che una pornostar non può essere vittima di violenze sessuali o molestie. Ma anche le troie possono essere vittime di stupro, proprio come quelle che indossano la minigonna.
 
Foto copertina via Instagram.com

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