Fact checking
Di Maio e il tutor per chi prende il reddito di cittadinanza: cosa può andare storto?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-11-23
Nuovo grande annuncio sul Reddito di Cittadinanza, la legge di cui tutti parlano da cinque anni ma che nessuno sa come funzionerà. Ieri il vicepremier ha introdotto una nuova variabile, quella del tutor, senza però riuscire a fare chiarezza (come al solito)
Ieri a Piazza Pulita il ministro del Lavoro Luigi Di Maio è tornato a parlare di Reddito di Cittadinanza. Nessuno infatti ha ancora ben chiaro come sarà effettivamente implementata la misura di sostegno al reddito e alla povertà che dovrebbe portare a 780 euro al mese il reddito di quei cinque milioni di cittadini che hanno un reddito al di sotto della soglia di povertà. Nonostante il progetto di legge del M5S per il RdC (quello che aveva ottenuto la famosa “bollinatura” della Ragioneria dello Stato) risalga al 2013 il governo gialloverde non ha ancora emanato il decreto legge che dovrà distribuire i 9 miliardi di euro stanziati per il 2019.
La novità: il tutor per chi prende il Reddito di Cittadinanza
Al momento l’unica cosa davvero certa è che il Reddito di Cittadinanza partirà ad aprile e sarà legato alla dichiarazione ISEE. Prima il governo vuole (e deve) mettere mano alla riforma dei centri dell’impiego. Che non solo serviranno a far pervenire le tanto attese proposte di lavoro (dopo tre proposte rifiutate si perde il diritto al sussidio) ma anche – si è appreso ieri – avranno una funzione di tutoraggio. Sul resto si sono sentite dichiarazioni contrastanti. Ad esempio è stato detto che non sarà necessario fare domanda per il Reddito di Cittadinanza perché ci avrebbe pensato direttamente lo Stato ad individuare i soggetti aventi diritto. Tutto sbagliato perché ieri sera Di Maio ha detto «tu hai un sito Internet, accedi, ti identifichi con l’identità digitale e compili la tua scheda. Se hai i requisiti riceverai una tessera a casa e una serie di impegni da prendere».
Sembra quindi che alla fine una richiesta in qualche modo la si dovrà fare, su un sito Internet dedicato che sarà online dall’anno prossimo. C’è da chiedersi come faranno a farla quei cittadini che vivono per strada e che sicuramente. «Noi abbiamo già dato mandato di stampare i primi cinque sei milioni di tessere elettroniche che saranno carte di credito come tutte le altre», ha detto Di Maio. E qui non si capisce se si torna alla “vecchia” idea del RdC erogato tramite tessere specifiche il cui importo non è cumulabile di mese in mese o se ancora il governo sta pensando ai bancomat associati ad un conto corrente come spiegato dalla viceministra dell’Economia Laura Castelli qualche tempo fa a Di Martedì.
Chi farà la formazione per i tutor del Reddito di Cittadinanza?
La vera novità di ieri però è la figura del tutor. Ieri è venuta fuori la notizia che la Lega ha proposto di far fare la formazione per i disoccupati all’interno delle aziende. Di Maio ha detto che quella proposta non esiste e ha parlato invece del sistema che garantirà che nessun “furbetto” possa percepire il Reddito di Cittadinanza senza lavorare. Il Tutor sarà colui che si occuperà di sorvegliare direttamente che gli aventi diritto rispettino gli impegni presi «tu hai un tutor quando accedi al programma del reddito di cittadinanza che ti dice guarda che tu quei soldi non li prendi se non prendi degli impegni con me». Ci sarà quindi un tutor per ogni cittadino con il reddito, o meglio i sedicimila addetti dei centri per l’impiego avranno il compito di seguire – in media – circa 312 aventi diritto a testa. Ovviamente in alcune aree dove la concentrazione di Reddito di Cittadinanza è maggiore il carico di lavoro sarà proporzionalmente superiore.
Al momento però non si sa nemmeno chi formerà i tutor né se la formazione è compresa nei costi per l’ammodernamento degli uffici (per cui è stato stanziato un miliardo di euro). Il lavoro di tutoraggio non si può certo improvvisare ed esula dalle competenze dei dipendenti dei centri per l’impiego. Una volta ricevuto il RdC il cittadino dovrà passare l’intera giornata a formarsi e a fare lavori di pubblica utilità per il suo Comune (per nove ore a settimana). Di nuovo: chi pagherà i corsi di formazione e come saranno strutturati? Non si può certo pensare che i corsi possano essere uguali per tutti. Un laureato in filosofia che non trova lavoro avrà necessità di sviluppare competenze diverse dal magazziniere disoccupato. Come si farà il programma di formazione per chi vive nella miseria più nera e abita sotto un ponte? In teoria a farsene carico – ma Di Maio non lo ha detto – dovrebbe essere il Fondo sociale per occupazione e formazione.
Con la giornata piena tra formazione e lavori per il Comune e la “stretta” sorveglianza del tutor a chi riceve il Reddito di Cittadinanza non dovrebbe rimanere – secondo Di Maio – tempo per lavorare in nero o starsene a casa in panciolle. Ma alcuni lavori in nero possono essere fatti in orari diversi da quelli d’ufficio, anche direttamente a casa. Il tutor controllerà anche quello? E se sì in forza di quale autorità? Non è chiaro nemmeno come funzionerà il sistema per chi invece riceverà il sostegno al reddito. Perché come ha ricordato ieri Di Maio «due terzi delle persone sotto la soglia di povertà relativa lavorano». Questo da un lato significa che forse (ma non si sa perché sul RdC non c’è nulla di chiaro) il carico di lavoro dei tutor sarà più leggero di un terzo se dovranno occuparsi solo dei disoccupati. Per chi lavora e riceverà l’integrazione al reddito (magari di 100 o 200 euro) però non si capisce come farà a passare tutto il giorno a fare formazione e trovare il tempo per fare lavori di pubblica utilità. Certo, magari alcune sono persone che hanno lavoro part time, ma visto che chi lavora è la maggioranza come pensa il ministro di risolvere la questione? Lo sapremo alla prossima puntata della soap opera Il reddito di cittadinanza.
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