Come Toninelli sta fregando i No Tav sulla Torino-Lione

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-18

Agli attivisti No Tav non va proprio giù che dopo tutte le promesse del M5S domani Telt possa decidere di indire le gare d’appalto per l’opera ferroviaria. E se la prendono con il povero Toninelli, che cerca solo di prendere tempo

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Cosa farà il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli rispetto alle gare per i cantieri del TAV? Domani, martedì 19 febbraio, si riunirà il consiglio di amministrazione di TELT (la società che costruirà la Torino-Lione) e verrà presa la decisione se dare o meno il via alle gare d’appalto per la realizzazione dell’opera. Il Governo è intenzionato a stare a guardare, convinto che nulla di male possa venire dall’apertura dei bandi e che anzi possa servire a perdere tempo. I No Tav della Val Susa però non ci stanno.

Come hanno preso i No Tav la possibilità dell’avvio delle gare sulla Torino-Lione

«È necessario che il ministro dei Trasporti scriva immediatamente a Telt e rinvii qualsiai decisione sugliappalti, perché non ci sono i presupposti per decidere l’avvio dei lavori definitivi» dicono i No Tav che già due giorni fa facevano notare a Toninelli come l’idea di bloccare una gara dopo averla indetta non si regge in piedi. Perché in Francia è stata abrogata la norma che consentiva di farlo.

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Il timore dei No Tav è che una volta indette le gare non ci sarà più modo di fermare la realizzazione della Torino-Lione. Il Ministero aveva infatti chiesto a Telt di rinviare l’avvio delle gare oltre la fine del 2018 e dopo l’Analisi Costi Benefici. Il 2018 è abbondantemente finito e l’Analisi è stata pubblicata e quindi Telt ritiene di poter passare all’azione.

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Anche perché in mancanza di una decisione da parte del governo italiano non c’è nulla al momento che possa fermare il TAV. E al momento il governo Conte è diviso a metà tra chi vorrebbe bloccare la Torino-Lione (il M5S) e chi invece sostiene che si tratti di un’opera necessaria (la Lega).

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Le richieste dei No Tav al Governo (che nessuno ascolta)

In mezzo ci sono i No Tav che già nei mesi scorsi avevano chiesto al Ministero di Toninelli di far decadere il Cda di Telt (i cinque componenti italiani sono di nomina governativa e sono stati nominati da Renzi nel 2015). Una mossa che se non altro avrebbe potuto bloccare le decisioni di Telt. Sul sito Notav.info gli attivisti sono molto chiari e scrivono che «In barba a quanto il governo sta sostenendo politicamente, martedì ci potrebbe essere il via libera definitivo agli appalti per il tunnel di base, cosa mai avvenuta fino ad ora».

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A chiedere le dimissioni del direttore generale di Telt Mario Virano è anche la consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle Francesca Frediani che in un tweet chiede lo «stop agli appalti Tav, fuori Virano» perché ora «è il momento dei fatti». Evidentemente al contrario di quanto avviene nei palazzi romani sui territori la pressione degli attivisti No Tav si fa sentire. I No Tav vogliono vedere risultati e il leader del movimento contro la Torino-Lione Alberto Perino ha già chiesto «che il cantiere venga sgomberato e si tolga la militarizzazione dal nostro territorio» mentre Lele Rizzo pensa già ad un’amnistia: «crediamo si debba valutare una amnistia per tutti i reati ci ci sono stati contestati in questi anni, dal momento che ci siamo adoperati per evitare un danno al Paese».

I portavoce che “stanno provando da mesi” a parlare con Toninelli

Il punto però  è che lo stop all’opera non è mai arrivato e così la consigliera Frediani ha già deciso che se domani venisse dato il via alle gare “ci faremo sentire forte e chiaro”. Oggi su Notav.info è stato pubblicato un documento inviato al Ministero che riguarda i rischi inerenti l’avvio delle procedure di appalto per la realizzazione del tunnel di base. Il rischio principale, scrivono i No Tav, è dovuto al fatto chea l’avvio di procedure di appalto che sono di fatto irreversibili esporrebbe lo Stato italiano «a rischi notevoli e altamente probabili di contenziosi e ingenti risarcimenti, qualora vi fossero tentativi (già segnalati come critici dagli uffici dello stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) di appellarsi alla prerogativa degli appalti “senza seguito” di cui alla legislazione francese (di imminente abrogazione)».

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In molti su Facebook le fanno notare che più che una manifestazione sarebbe molto più efficace (e semplice) se i portavoce regionali si mettessero in contatto con il ministro per spiegargli la situazione e farsi latori delle richieste dei No Tav.

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La consigliera Frediani prima ribatte scrivendo “ma davvero pensate non si sia fatto” e poi spiega come stanno le cose.

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Toninelli da mesi è a conoscenza delle informazioni necessarie ad intervenire sulla questione? Frediani scrive «ma pensate veramente che tutti noi, portavoce del territorio di “basso livello” e tecnici, non stiamo provando da mesi a parlare con il ministro?». Rimane da chiedersi se tutti questi tentativi siano andati a buon fine o se il concentratissimo Toninelli non abbia avuto tempo per ascoltare i territori. Vista la situazione attuale in entrambi i casi non si mette bene per i No Tav.

 

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