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La strategia di Salvini dietro le fregnacce sui porti aperti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-19

Il leader della Lega torna ad un suo grande successo: l’emergenza migranti e la situazione fuori controllo per colpa di Conte e Lamorgese che hanno aperto i porti che lui aveva “chiuso”. Eccolo qui il trucco del Capitano della paura che alimenta i timori degli italiani raccontando balle. Ma se c’è qualcuno che ha paura questa volta è lui. Di cosa?

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«Sono sbarcati più di 200 immigrati a Lampedusa, altri trecento sono a bordo delle Ong. La Guardia Costiera libica ormai è disincentivata ad intervenire perché dicono beh fino al mese scorso l’Italia chiudeva i porti e ci aiutava», così Matteo Salvini al mercato di Gualdo Tadino in provincia di Perugia. Concetti ripetuti in modo identico durante un’intervista a Radio Radio dove il leader della Lega ha parlato di «situazione immigrazione totalmente fuori controllo».

Come Salvini si inventa l’emergenza immigrazione

Secondo l’ex ministro, che ci tiene a far sapere che sta ancora lavorando per il Paese (e come?) tutto questo «rischia di essere un enorme problema anche perché la guardia costiera libica è demotivata».  Insomma, siamo ad un passo dal caos, siamo ad un millimetro dal grande ritorno del leit motiv salviniano degli anni scorsi: la grande invasione dei migranti. Quando Salvini è a corto di argomenti ripete sempre le stesse cose. E quando la gente si è stufata di sentirle tira fuori idee ancora più vecchie.

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Perché mentre il leader della Lega batte a tappeto l’Umbria continua a parlare di migranti. In base ai dati del Ministero dell’Interno l’Umbria ospita attualmente 1.763 migranti nei vari centri di accoglienza. Una cifra non certo astronomica: sostanzialmente è il 2% della popolazione totale di stranieri all’interno delle strutture d’accoglienza (in totale poco più di centomila persone).

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Si potrebbe arguire che tra i problemi dei cittadini umbri quello dei migranti non sia il principale, e forse nemmeno in cima alla lista. Ma Salvini non sta parlando solo agli umbri, ogni comizio è l’occasione di parlare a tutti gli italiani. E non è un caso che il tema dell’immigrazione venga sempre messo per primo all’inizio dei suoi interventi. Sarà quello che gli spettatori delle dirette su Facebook o delle interviste radiofoniche avranno maggior possibilità di sentire prima del calo di attenzione. Anche sui canali social di Salvini si parla solo di immigrazione, l’emergenza sbarchi, la ministra che vuole lavoratori stranieri (regolari), l’aspirante rapper arrestato per rapina (quante rapine vengono commesse ogni giorno?). Un martellamento continuo.

La paura che fa vincere Salvini e la paura di perdere le elezioni

Naturalmente per un paese come l’Italia che sbarchino 300 migranti in più a settembre 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno non rappresenta un problema. Così come è evidente che il fatto che non ci sia più Salvini al Viminale (ma quando mai c’è stato?) non significa che la nuova ministra dell’Interno non sia in grado di gestire i flussi migratori. In fondo prima di Salvini ci era riuscito benissimo il suo predecessore Marco Minniti che aveva dato un giro di vite impressionante alle ONG senza nemmeno doversi inventare la bufala dei Porti Chiusi.

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Perché come ha detto oggi il sindaco di Lampedusa i porti non sono mai stati chiusi. Anzi, sono sempre stati aperti e i migranti hanno continuato a sbarcare anche quando Salvini era ministro dell’Interni. Ma mentre al Salvini di governo è riuscito il trucco di far sparire tutti gli altri migranti che sono arrivati in Italia usando le Ong come capro espiatorio al Salvini di lotta serve premere sull’acceleratore della paura. C’è la paura che bisogna creare per salire nei sondaggi. Come già prima delle elezioni del 2018 quando la Lega faceva propaganda sui “crimini degli immigrati”, inventando spesso casi inesistenti. Si fa leva sulla percezione del pericolo, si racconta di una situazione fuori controllo che in realtà a Lampedusa è la norma (ma Salvini dov’era?).

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Sarà questa la musica che dovremo ascoltare in questi mesi. I numeri, i fatti (ad esempio quello più banale di tutti: in Libia c’è la guerra), le cifre sul numero di partenze o di morti in mare non conteranno più (non che prima fossero rilevanti). Salvini vorrà dettare l’agenda sull’immigrazione come quando condivideva il video dove Luca Donadel “spiegava” il business delle Ong (ad oggi stiamo ancora aspettando una dimostrazione valida anche in sede giudiziaria e non solo sui social). E l’unico modo per farlo è far credere che ora che non c’è lui a sbarrare il passo ai migranti saremo di nuovi invasi.

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C’è poi l’altra paura: quella di perdere. Perché Salvini ha già perso l’azzardo di far cadere il governo. Cosa succederebbe se perdesse in Umbria o in Emilia Romagna o altrove? Si troverebbe a fare i conti con i suoi. Non gli elettori e le folle adoranti ma i leghisti che stanno in Parlamento o altrove. Ecco quindi che Luca Morisi si prodiga a farci sapere che la Lega vola nei sondaggi, che Salvini è il leader più amato per il 40% degli italiani (ma Conte è “appena” al 39%). È sempre un problema di percezione. Da un lato la percezione del pericolo, dall’altra quella di continuare ad alimentare la narrazione del Salvini vincente.

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