Sacchetti ecologici fantastici e come spiegarli agli elettori

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-01-05

La senatrice a 5 Stelle Paola Taverna ci spiega – senza citare la fonte – come Renzi sia riuscito a farsi finanziare la campagna elettorale da Novamont facendo approvare la legge sui sacchetti tre mesi dopo che era stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale

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Il mostro finale della politica italiana di fine legislatura sono senza dubbio i sacchetti biodegradabili per la spesa. In questi giorni il Parlamento potrebbe approvare le norme più antidemocratiche e liberticide (oppure fare l’esatto il contrario, perché pensare sempre al peggio?) e nessuno se ne accorgerebbe. Molti sono impegnati a riconquistare la propria sovranità alimentare. Gli altri invece si dedicano a sfottere chi posta con orgoglio la prova di essere riuscito a far la spesa senza pagare i due centesimi del sacchettino.

Per Paola Taverna la legge serve per finanziare la campagna elettorale del PD

I nostri onorevoli parlamentari non mancano di gettarsi nella mischia. Perché nessuno sa quanti voti può contenere un sacchetto per la frutta e la verdura, e nel dubbio meglio approfittarne. Nei giorni scorsi aveva riscosso parecchio successo la storia che la norma – voluta per ottemperare ad una direttiva europea – fosse in realtà stata approvata per avvantaggiare Catia Bastioli e la Novamont. L’attenzione nei confronti di Catia Bastioli e della Novamont è determinata dal fatto che lei ha partecipato come oratore alla seconda edizione della Leopolda e nel 2014 è stata nominata presidente di Terna, colosso che gestisce le reti dell’energia elettrica del Paese.
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Come però è stato spiegato la Novamont non è l’unica azienda a produrre i sacchetti in materiale biodegradabile. La senatrice Paola Taverna (alla quale dobbiamo il miracolo della trasformazione di un euro in una banconota da mille lire) però deve essere stata distratta ed infatti oggi ci spiega che sarà proprio la Novamont a pagare la campagna elettorale del PD. Scrive la senatrice pentastellata che il 15 novembre “Renzi con il suo trenino è andato proprio alla Novamont e dopo aver incontrato i dirigenti a porte chiuse appena uscito ai giornalisti ha detto «dovremo fare ulteriori sforzi per valorizzare questa eccellenza italiana». Detto fatto”. La fonte di questo incredibile scoop della Taverna è l’articolo del Giornale che ha montato il caso sulla “manager renziana”.
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La Taverna però non può ignorare che la legge in questione non è stata fatta approvare dopo il 15 novembre. L’articolo 9-bis del Decreto Legge Mezzogiorno è infatti datato 3 agosto 2017. Senza contare che il fatto di andare a far visita ad imprese ed aziende non è di per sé la prova di una connivenza tra politica e imprenditori. Altrimenti cosa potremo scrivere da marzo in poi, qualora Di Maio diventasse Presidente del Consiglio, viste le numerose aziende che il Capo Politico del M5S sta visitando nel corso del suo Rally Elettorale? Di Maio ha anche visitato aziende contro le quali in passato portavoce pentastellati si erano duramente scagliati.

Paola Taverna contro un’eccellenza della chimica verde italiana

C’è poi un altro aspetto che spiega perché il governo ha approvato una legge imperfetta. Come sa sicuramente bene la senatrice Taverna (qui la notizia sul sito del Senato) l’UE aveva aperto una procedura di infrazione per il mancato recepimento della direttiva 2015/720/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2015, che modifica la direttiva 94/62/CE per quanto riguarda la riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero.
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La direttiva chiedeva agli Stati Membri di adottare le misure necessarie per conseguire sul proprio territorio una riduzione sostenuta dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero. La Commissione metteva a disposizione dei singoli stati due opzioni. Ogni paese poteva scegliere se adottare entrambe le misure o solo una delle due. Come si può leggere si parla delle “borse di plastica in materiale leggero” ovvero dei sacchetti con uno spessore inferiore a 50 micron.
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Il governo ha deciso, forse anche perché era stata aperta la procedura d’infrazione, di redimersi e “prendersi avanti” introducendo per legge anche la riduzione della commercializzazione delle borse di plastica in materiale ultraleggero (i sacchetti al di sotto dei 15 micron di spessore) rispetto alle quali la direttiva europea dava la possibilità agli stati membri di escluderle dal campo di applicazione. Non è corretto invece quanto sostiene il PD in questa card circa il prezzo “calmierato” dei sacchetti: la legge non lo prevede. Si può parlare al limite di un eccesso di zelo da parte del legislatore ma non si tratta di certo di una decisione che mira ad avvantaggiare un’azienda per garantirsi il finanziamento della campagna elettorale.
 

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