Le Gigginarie impugnate

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-11-02

Riccardo Di Martiis insieme ad altri venti iscritti assistiti dall’avvocato Borré chiede la cancellazione del risultato che ha incoronato Di Maio e la ripetizione del voto. Tra le contestazioni l’indagine per diffamazione che riguarda lo stesso Di Maio, le limitazioni alla candidatura e l’esclusione degli espulsi reintegrati dai tribunali

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Riccardo Giuseppe Di Martiis, assistito dall’avvocato Lorenzo Borré, impugna le Gigginarie, ovvero la competizione che ha portato alla scelta di Luigi Di Maio come candidato premier del MoVimento 5 Stelle alle prossime elezioni politiche. Di Martiis aveva corso per la candidatura a sindaco con il MoVimento 5 Stelle a Venezia ma alla fine aveva ritirato la candidatura con la sua lista, dando via libera all’avvocato Davide Scano.

Riccardo Di Martiis: l’iscritto M5S che impugna le primarie che hanno incoronato Di Maio

Nell’atto di citazione si legge che Di Martiis intende impugnare sia il regolamento che portava alla candidatura nel M5S che il risultato delle votazioni che hanno plebiscitariamente incoronato Luigi Di Maio a Rimini il 23 settembre scorso. Di Martiis si muove insieme ad altri venti iscritti al MoVimento 5 Stelle, che impugnano per violazioni al Non Statuto e al principio di eguaglianza tra gli iscritti alle associazioni. Nell’atto si segnala la presunta violazione dell’articolo 7 del Non Statuto che dispone l’incandidabilità di chi è sottoposto a procedimento penale “per qualunque reato”, ricordando che Di Maio è indagato per diffamazione di Marika Cassimatis a Genova e si segnalano anche le iniziative giudiziarie nei confronti del reucci da parte di Giovanni Favia e Roberto Maroni. E contesta la limitazione della candidabilità ai soli portavoce, l’esclusione degli espulsi reintegrati dal tribunale e la mancata convocazione di diversi associati.
riccardo giuseppe di martiis
Nell’atto Riccardo Di Martiis afferma di non aver ricevuto la mail che lo invitava al voto, probabilmente a causa dei problemi della piattaforma dopo gli interventi di adeguamento del sistema operativo del M5S effettuati dalla Casaleggio nell’estate dell’hacking. Poi l’avvocato Borré passa ai motivi di impugnazione. Il primo è il fatto che le regole del voto, emanate dal blog di Beppe Grillo nel settembre scorso, prevedevano l’esclusione di chi non fosse mai stato eletto con il MoVimento 5 Stelle, andando in contrasto con l’articolo 7 del Non Statuto, che recita: “i candidati saranno scelti fra i cittadini italiani, la cui età minima corrisponda a quella stabilita dalla legge per la candidatura a determinate cariche elettive, che siano incensurati e che non abbiano in corso alcun procedimento penale a proprio carico, qualunque sia la natura del reato ad essi contestato”.

I motivi del ricorso contro le Gigginarie

L’introduzione del principio della candidabilità dei soli portavoce previsto dalle regole per la consultazione avrebbe inciso sulla libertà di candidatura degli associati al M5S introducendo il filtro di “una carica extrassociativa che viola il principio di uguaglianza tra soci”. Sostiene poi il ricorso che è illegittima la regola che prevedeva l’esclusione di chi era parte ricorrente o attrice in ricorsi contro il MoVimento 5 Stelle e il suo garante (che dovrebbe essere Beppe Grillo). E spiega che Luigi Di Maio non poteva essere candidato per il MoVimento 5 Stelle perché indagato per diffamazione aggravata dall’uso della stampa dopo querela di Roberto Maroni, Marika Cassimatis e Giovanni Favia.
italia 5 stelle rimini
L’atto poi contesta la norma che impediva la candidatura a chi è stato iscritto ad altri partiti e torna sulle motivazioni di impugnazione del gennaio scorso in una citazione sempre seguita dall’avvocato Borré. Ovvero spiega che il voto non ha raggiunto il quorum necessario per essere validato e in ogni caso è mancato il dibattito e la discussione prima del voto. Segnala che è impugnabile anche la decisione di far votare gli iscritti a tutto il 2015. E che in ogni caso agli iscritti non è stato consentito di verificare la convocazione degli altri iscritti, come previsto dal codice civile.

Cosa chiede Di Martiis

Di Martiis, attraverso l’avvocato Borré, chiede quindi la sospensione e la ripetizione del voto, facendo notare che, visto che per le politiche si voterà al più presto entro febbraio 2018, c’è tutto il tempo per rifarle (in Sicilia, come ricorderete, il M5S sostenne che era impossibile tornare a votare senza pregiudicare la partecipazione del M5S alle elezioni). L’atto cita in giudizio Giuseppe Piero Grilloche rimane il legale rappresentante del M5S, nonostante la vittoria di Di Maio – a comparire innanzi al Tribunale ordinario di Roma. L’udienza è per ora assegnata al 28 febbraio 2018.

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