Tutte le fregnacce di Toninelli sulla Aquarius

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-06-12

Quello che dice il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti sulla chiusura dei porti potrebbe dimostrare, come direbbe lui, “anche la massima concentrazione con cui stiamo affrontando questa importante missione”. Ma di fatto dimostrano che non sa di cosa parla. Eccone un po’

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Il governo del cambiamento di Lega e M5S continua a provarci a imporre la sua narrazione. Lo fa raccontando l’emergenza immigrazione. Tutto durante uno dei periodi di calma sul fronte degli sbarchi certificati dai dati diffusi quotidianamente dal Viminale. Lo fa chiedendo la solidarietà europea, ma non ai paesi del gruppo di Visegrad. Lo fa chiedendo all’Europa di dare una mano, dopo aver criticato per anni l’operazione Triton di Frontex. E lo fa con le parole del ministro Toninelli che oggi ha detto che l’Italia non è xenofoba, anche se il fondatore del suo partito ha attaccato l’operazione Mare Nostrum e ha dimostrato di non aver mai capito cosa è un migrante.

Il ministro ha dato ordine di bloccare la Aquarius impedendole di attraccare in Italia

Maestro indiscusso dell’arte della sovversione della realtà è Danilo Toninelli che in questi giorni sta facendo strepitose acrobazie. Ieri il ministro uscendo dal vertice di Palazzo Chigi è stato intercettato da Mentana che era in onda con uno dei suoi soliti speciali. Il ministro ha detto: «penso di aver dimostrato che abbiamo dimostrato una grande serietà». Non si capisce in quale modo si possa considerare una dimostrazione di serietà quella di minacciare Malta avendo torto. Ma Toninelli insiste: «Abbiamo chiesto a Malta di aprire questi porti a La Valletta e per farlo siamo stati costretti a dare mandato – io sottoscritto l’ho dovuto fare – alla Capitaneria di porto che stava accompagnando l’Ong Aquarius di fermarsi nelle acque maltesi. Perché? Per la sicurezza delle persone che erano a bordo, perché il porto più vicino era quello di Malta».

L’inviato de La 7 ha chiesto a Toninelli se, qualora ci fossero state difficoltà per la Aquarius a raggiungere la Spagna, il governo sarebbe stato disposto «ad aprire in via emergenziale i porti italiani per far approdare la nave?». Il ministro non ha risposto dicendo “non abbiamo mai detto di chiudere i porti” ma ha risposto invece spiegando che «qui siamo in ambito di diritto marittimo internazionale».

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Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti

«Cosa accadrà da domani ad un’altra nave nelle stesse condizioni?» chiede di nuovo il giornalista. Toninelli non risponde ma chiede la “solidarietà internazionale” per affrontare la situazione chiedendo agli altri paesi europei “di aprire i porti” e della necessità di modificare le leggi marittime internazionali in modo che siano i paesi bandiera delle imbarcazioni delle Ong a farsi carico dello sbarco dei migranti. Appena due minuti prima il ministro aveva ricordato che molti dei migranti a bordo della Aquarius erano stati tratti in salvo dalle navi della nostra Guardia Costiera, battenti bandiera italiana, e poi trasferiti sulla Aquarius.

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La situazione per cui il governo chiede la solidarietà internazionale [Fonte: Ministero dell’Interno]

Toninelli, dimostrando la più totale e completa ignoranza della situazione, si è lamentato che «gli unici a ricevere sempre le chiamate di soccorso oggi è la guardia costiera italiana» spiegando che non deve più essere solo così. Il problema però è che quelle chiamate vengono ricevute “solo dalla GC italiana” perché provengono dalla zona SAR di competenza dell’Italia. Non c’entrano quindi le navi battenti bandiera liberiana. Anzi, tecnicamente nella zona SAR italiana una nave cinese sarebbe obbligata a prestare soccorso a naufraghi e migranti sotto il coordinamento del MRCC di Roma (che guardacaso dipende dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti).

 

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Nessuno però può sostenere – in base al diritto marittimo internazionale – che quella nave mercantile cinese è obbligata a portare le persone tratte in salvo in Cina. Evidentemente la “regola” di Toninelli vale solo per le Ong. Se il problema sono i migranti arrivati in Italia grazie alle Ong invitiamo il ministro a leggere l’ultimo report della Guardia Costiera sulle attività SAR nel Mediterrano Centrale. Su un totale di 611.411 persone salvate in mare tra il 2014 e il 2017 (quattro anni) solo un sesto è stato soccorso dalle Ong (114910 persone). Il grosso dei migranti – quasi 310 mila migranti – è arrivato in Italia dopo essere stato soccorso da personale della Guardia Costiera, della Marina Militare e della Guardia di Finanza. A queste imbarcazioni non è certo possibile applicare la “regola Toninelli”. A complicare le cose c’è il fatto che le persone a bordo dell’Aquarius verranno ora trasferite a Valencia a bordo di assetti della Marina Militare italiana (ma secondo Toninelli a questo punto dovrebbero andare in Italia).

Oggi Danilo Toninelli “spiega” che non ha mai chiuso i porti

Ieri sera quindi Toninelli ad una precisa domanda di un giornalista non ha ritenuto di dover precisare che il governo non ha mai chiuso i porti. Del resto che i porti italiani fossero chiusi per la Aquarius era evidente visto che non le è stato consentito di sbarcare i migranti in Italia. Chiudere i porti non significa metterci un cancello o un tornello, significa non autorizzarne l’accesso. Ed è davanti agli occhi di tutti che l’Italia abbia negato alla nave della Ong di approdare in un porto italiano tenendola ferma al largo di Malta. Il ministro delle Infrastrutture lo ha detto ieri su La 7 quando ha parlato di aver dato l’ordine alla Aquarius di fermarsi. Una nota del Ministero delle Infrastrutture diffusa domenica sera spiegava poi che «Finché non avremo riscontro formale a queste nostre legittime richieste e al fine di garantire un più celere e sicuro approdo nel porto attualmente più vicino, non potremo autorizzare l’ingresso in acque italiane di Aquarius».

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Nelle stesse ore il ministro dell’Interno Salvini bombardava Twitter con l’hashtag #chiudiamoiporti che non ha certo bisogno di ulteriori spiegazioni. Poco importa che i porti siano rimasti aperti. L’unica nave delle Ong che doveva sbarcare i migranti in Italia non ha potuto farlo perché “trattenuta” al largo da un ordine del ministro Toninelli. Di fatto per la Aquarius i porti italiani erano chiusi.

Oggi Toninelli è intervenuto a Circo Massimo su Radio Capital per precisare che «non è mai stata all’ordine del giorno la chiusura dei porti italiani». Una dichiarazione estremamente curiosa visto che sono due giorni che il suo collega di governo Salvini va dicendo che i porti vanno chiusi. Ieri Salvini ha dichiarato che all’ordine del giorno della discussione a palazzo Chigi c’era il proprio l’eventualità di chiudere i porti alle Ong. Il ministro dell’Interno ha fatto chiaramente capire che per le Ong il punto fermo era che i porti sarebbero rimasti chiusi. Ed è altrettanto strano che Toninelli non abbia sentito ieri la necessità di ribadire su La 7 che nessuno aveva chiuso i porti italiani. Oggi Toninelli a Radio Capital dopo aver negato quanto dichiarato da Salvini ha detto che c’è «una condivisione totale all’interno del governo sulle soluzioni al problema dei migranti». Non sembra. Come non sembra che la traversata fino a Valencia sia poi così priva di rischi visto che sarà necessario trasferire i migranti su navi della Marina Militare.

Il senso di Toninelli per la legalità

Toninelli ha anche aggiunto, in perfetto stile orwelliano, che «il business dell’immigrazione non è più un business» e non si sa in base a quale ragione. Il M5S ha sempre accusato le Ong di essere taxi del mare che operano in combutta con gli scafisti. Questa accusa non è mai stata provata ma grazie al governo del cambiamento, senza alcun atto formale – visto che i porti non sono chiusi – ora la pacchia è finita (cit.). L’aspetto più interessante della narrazione di Toninelli è che ora a fare da taxi ci sono le unità della Guardia Costiera. Quelle che hanno salvato le persone a bordo della Aquarius e quella con mille persone a bordo che sta per sbarcare in Sicilia.

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La parte del codice di condotta delle Ong che spiega come mai i salvataggi in quella che dovrebbe essere la SAR libica vengono presi in carico dall’Italia [Fonte]
Toninelli è trionfante: ora «l’immigrazione verrà gestita nella legalità». Ma bisogna fare attenzione, perché per il ministro la legalità non è quella dei trattati internazionali della Convenzione di Amburgo del 1979 e la Convenzione Solas che prevedono che lo sbarco avvenga nel paese che ha coordinato i soccorsi. La legalità è quella delle leggi che ancora non esistono, delle modifiche ai trattati e al diritto internazionale che ancora non sono nemmeno state presentate. In parole povere la legalità di cui parla Toninelli c’è solo nella sua testa. Perché nel mondo reale, governato da leggi reali, le cose vanno diversamente. Ma Toninelli è uno che ritiene che trasbordare delle persone da un’imbarcazione all’altra sia sinonimo di sbarco.  La dimostrazione è quanto scritto ieri da Luigi Di Maio che ha ammesso di aver usato i migranti dell’Aquarius come ostaggi: «Ora, qual è il punto: che il nostro governo ha deciso, visto che non c’era nessuna emergenza, di non far sbarcare la nave e di fare appello agli altri».

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In realtà è il contrario: non c’erano motivi per non far sbarcare i migranti visto che secondo il Codice della navigazione stabilisce (all’art. 83) stabilisce che il Ministero dei Trasporti possa vietare «per motivi di ordine pubblico, il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale». Quindi la domanda a Toninelli rimane la stessa. Dal punto di vista della legge e del diritto internazionale per quale motivo visto che i porti non sono stati chiusi la nave non ha potuto sbarcare i migranti in Italia?

Leggi sull’argomento: Il vero piano del governo Conte per l’estate degli sbarchi

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