Matteo Salvini e Conte che “ha qualcosa da nascondere”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-22

“Ha tradito gli italiani – ha detto il Capitano della Lega a proposito di Giuseppe Conte – per salvare la sua poltrona, ha qualcosa del suo passato da nascondere?”. Cosa?

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Matteo Salvini qualche giorno fa è andato all’attacco di Giuseppe Conte, alludendo a “qualcosa da nascondere” nel passato del presidente del Consiglio. A cosa si riferiva il leader della Lega? Secondo Dagospia il Capitano si riferiva alla vicenda del concorso universitario e di Guido Alpa, e l’uscita di Salvini sembrava voler alludere a qualche sviluppo sulla questione.

Matteo Salvini e Conte che ha qualcosa da nascondere

La storia venne tirata fuori da Repubblica nell’ottobre 2018. Si parla del concorso che Giuseppe Conte ha fatto nel 2002 all’Università Vanvitelli di Caserta e che ha vinto insieme a Carlo Venditti, che viene assunto nell’ateneo campano mentre l’attuale premier verrà invece chiamato tre anni dopo a Firenze, dove già lavorava come professore associato. Nella commissione che giudicò e promosse all’unanimità Conte, insieme con altri quattro importanti docenti universitari italiani, c’era Guido Alpa che di Conte è maestro, amico, collega e, a credere al curriculum del premier, anche socio. Si era parlato di lui già all’epoca del concorso a La Sapienza che Conte voleva svolgere pur essendo presidente del Consiglio: Conte prima rinviò la data del colloquio e poi effettivamente rinunciò ufficialmente al concorso. Secondo il suo curriculum, nel 2002 l’attuale Presidente del Consiglio collaborava professionalmente con Guido Alpa, suo maestro all’Università. E proprio in quell’anno Conte diventò professore ordinario superando, all’università di Caserta, un concorso nella cui commissione c’era proprio Alpa. Ma secondo l’articolo 51 del codice di procedura civile la collaborazione professionale è un elemento che causa l’incompatibilità tra chi esamina e chi è esaminato.

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Il quotidiano racconta che nel gennaio 2002 Conte insieme ad Alpa difese il Garante della Privacy contro la RAI che aveva impugnato un suo regolamento. Come ha spiegato recentemente in un parere l’Anac di Raffaele Cantone, c’è un’incompatibilità quando «esiste una collaborazione professionale con una comunione di interessi economici» tra l’esaminato e l’esaminatore.

Il problema, sostanziale, arriva però dagli altri due fatti, vietati dalla legge: i due hanno «avuto rapporti stabili di collaborazione», per citare la norma? Sono stati mai soci? Conte, nel suo curriculum, scrive di sì. E indica come data di inizio della collaborazione proprio il 2002, quando si tiene il concorso. Contattato da Repubblica, il premier non ha voluto rispondere alle domande.

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Lo ha fatto invece, assai cortese, il professor Alpa che ha spiegato di non aver mai avuto uno studio associato con Conte e che i due erano «soltanto coinquilini». O meglio che il premier, da avvocato, aveva lo studio «sopra il mio». Una ricostruzione che lo “salverebbe” dal conflitto di interessi nel concorso. Ma che, sulla base di alcuni documenti che Repubblica ha potuto consultare, mostra diversi buchi. […]

Strano, perché consultando l’albo degli avvocati si scopre che entrambi hanno sì studio in piazza Benedetto Cairoli 6, ma che hanno anche lo stesso numero di telefono: per risparmiare il professor Conte usa la segreteria dello studio Alpa?

La difesa di Conte

Conte rispose all’epoca con una lettera aperta a Repubblica, respingendo ogni accusa e spiegando che lui ed Alpa non avevano uno studio professionale insieme, ma il suo studio legale si trovava nello stesso stabile e al piano superiore di quello di Alpa, ed entrambi gli studi condividevano la stessa segreteria. In una lettera inviata a Repubblica all’epoca Conte cercò di tamponare anche l’altra e principale accusa di Repubblica, cioè di aver così stretti rapporti con Alpa da averci lavorato insieme per difendere il Garante della privacy in un giudizio contro la Rai.

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Il curriculum di Conte e la collaborazione con Alpa (La Repubblica, 8 settembre 2018)

Il presidente del Consiglio sostenne che il lavoro sua e quello di Alpa per il Garante erano del tutto indipendenti, allo stesso modo giustificò come normale attività, senza nulla di illegale, la pubblicazione dei suoi articoli nei volumi curati da Alpa e l’assegnazione del progetto di corsi via internet.

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