La Resistenza del Quirinale al governo Lega-M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-26

Lega e M5S non cedono sul ticket Conte-Savona. Mattarella teme l’esplosione del caos a livello internazionale e i costi da sostenere per gli italiani. Il ritorno alle urne potrebbe costare meno. Ma sul premier ha ceduto…

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Il like di Di Maio allo status in cui Matteo Salvini dichiara di essere “davvero arrabbiato” dichiara ufficialmente la crisi nei rapporti tra la maggioranza Lega-M5S e il Quirinale. La pietra dello scandalo è Paolo Savona e il rischio, ampiamente preventivato ieri pomeriggio, è che senza il ministro dell’Economia scelto dalla Lega salti anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

matteo salvini arrabbiato
Foto da: Social Media Epic Fail

Il governo Lega-M5S già sull’orlo della crisi

Ieri sera, dopo il colloquio con Di Maio e Conte, Salvini è partito per Milano dove lo attendevano impegni familiari e, nel pomeriggio, anche due appuntamenti elettorali dalle parti di Bergamo. Intanto Conte saliva al Quirinale e ci restava quasi un’ora per parlare con Sergio Mattarella del problema Paolo Savona: il Quirinale non ritiene il nome del professore di economia quello giusto per via XX Settembre e sembra intenzionato ad esercitare le prerogative della presidenza della Repubblica. Ma la Lega prima e il M5S dopo hanno confermato di non avere alcuna intenzione di cedere sul ticket Conte-Savona e così, quando il premier incaricato è uscito dal Colle i due leader non hanno potuto fare altro che ribadire la linea: simul stabunt, simul cadent.

Dietro il problema-Savona non ci sono certo le dimissioni da Euklid o i presunti piani sullo spread del professore, ma la convinzione da parte del Quirinale che la sua nomina potrebbe costare molto fin da subito all’esecutivo, con una crisi dello spread che finirebbe per colpire i conti dello Stato e quindi le tasche degli italiani. D’altro canto la copertina della FAZ e la linea dell’Economist ricordano pericolosamente l’atteggiamento preso dai media nel 2011, anche se qui di atti di governo non ce ne sono ancora (o non mancano) e stiamo parlando solo di nomine.

Cosa può fare il Quirinale?

La domanda è ora cosa può fare il Quirinale e chi cederà tra i partner dell’alleanza e Mattarella. La nomina di Conte, sulla quale il Quirinale chiese un’ultima conferma giorno fa, dopo aver aperto le consultazioni ai presidenti di Camera e Senato per prendere tempo, alla fine è arrivata. Ma durante il suo primo colloquio con Mattarella, il professore di diritto privato aveva anche rassicurato il presidente sulle sue intenzioni: meglio non avere personaggi divisivi nella squadra di governo e meglio richiamare l’appartenenza all’Europa e alla NATO nelle dichiarazioni successive.

Oggi la situazione è molto diversa e il quirinalista Marzio Breda sul Corriere della Sera fornisce qualche indizio sulla volontà del Colle:

Qualcuno racconta che il capo dello Stato non sarebbe disposto ad arretrare perché, oltre ai pericoli d’isolamento internazionale per l’Italia, sono in gioco le prerogative e l’autorevolezza dell’istituzione presidenza della Repubblica (e, aggiungiamo, un po’ anche la sua personale reputazione). Ma è intuibile che il calcolo costi-benefici di un fallimento di quest’ultimo tentativo per dare un governo al Paese, dopo 80 giorni di desolante vuoto politico, imporrebbe al capo dello Stato di chiudere in fretta la legislatura, con richiamo dei cittadini alle urne nel primo autunno e un intuibile grande balzo in avanti dei partiti populisti, impegnati in una permanente campagna elettorale.

giuseppe conte paolo savona
Il Giornale, 26 maggio 2018

Variabili che sottintendono altre domande. Che cosa è meglio? A chi giova una prova di forza così aggressiva, che minaccia di spaccare la comunità nazionale? E chi bluffa? Di sicuro c’è — ed è l ’assillo del presidente, chiuso in un’angosciosa solitudine — che un esecutivo che nascesse in questo clima lacerante, di rottura di tutti con tutti, rischierebbe di essere comunque un esperimento politico assai breve. E, bisogna sottolinearlo, costoso per gli italiani.

Lo stallo messicano tra Quirinale e Lega-M5S

L’accenno all’esperimento politico “costoso per gli italiani” che potrebbe diventare il governo Lega-M5S se nascesse con questi presupposti dimostra che un motivo per “tutelare” la propria scelta e tenere duro, a parte il precedente di Conte, il Quirinale ce l’ha. Quello potrebbe utilizzare per spiegare all’opinione pubblica le sue decisioni prendendosi la responsabilità di portare il paese al voto e di far vincere, o stravincere, lo stesso “polo” a cui oggi non vuole dare il “passi” per Palazzo Chigi. Mattarella potrebbe decidere di lanciare il dado prendendosi la responsabilità della scelta politica più lacerante della sua lunga e onorata carriera, rischiando di superare ben presto Napolitano nel computo dei presidenti più discussi (spesso a torto) della storia della Repubblica.

giuseppe conte economist
Vignetta de: L’Economist

Anche Ugo Magri sulla Stampa dipinge un presidente della Repubblica barricadero:

Mattarella non si piega, Salvini neanche. Ma uno dovrà per forza cedere. Sembrano infatti esauriti i margini di mediazione, che immaginavano un via libera a Savona casomai il prof avesse promesso di attenersi al programma di governo, e di ubbidire alle direttive del premier. Qualche dichiarazione del genere sarebbe stata forse di aiuto ma non è mai arrivata.

E comunque ormai è in gioco ben di più che una poltrona: se vinceranno i sovranisti, avranno l’Italia in mano, i mercati impazziranno, si fregheranno le mani Putin e una certa America che non ama l’Europa. Tornare alle urne, ragionano sul Colle, sarebbe forse il meno.—

copertina frankfurter allgemeine zeitung faz

Dal ritorno alle urne la Lega ha soltanto da guadagnare. Il M5S invece può mettere sul piatto la coerenza nei patti con l’elettorato ma dovrà anche sentire il peso dello scontento (relativo) per la decisione dell’alleanza con il Carroccio, che potrebbe alienargli un piccolo ma significativo numero di voti in elezioni che si giocheranno come un ballottaggio, quindi sul filo di lana. Anche Salvini dovrebbe provare a rimettere insieme i cocci di un centrodestra a pezzi prima di presentarsi alle elezioni, con qualche rischio per una coalizione ancora nervosetta per le sue decisioni. Un’ipotesi alternativa vedrebbe i due contendenti pronti a presentarsi insieme alle elezioni, con il rischio di coalizzare gli avversari in un nuovo bipolarismo muscolare, che attraverserebbe le barriere ideologiche di destra e sinistra per sintetizzarsi in uno scontro tra sovranisti ed europeisti. Dall’altra parte c’è la possibilità di mandare comunque un leghista a via XX Settembre e sedersi al tavolo del governo dopo cinque anni di opposizione. Nel partito, a prescindere da Salvini, i pro e i contro sono ancora tutti da soppesare.

Leggi sull’argomento: Senza Savona è a rischio anche Conte

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