Ma com’è che ora Salvini ha paura di dire che ha deciso lui per la Gregoretti?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-19

Dopo il voltafaccia del M5S Salvini tenta di spiegare che anche quella sulla Gregoretti fu una decisione collegiale del Governo. Ma la Presidenza del Consiglio smentisce: nessuna discussione nel merito. Adesso Salvini tirerà fuori le carte e le mail per tirarsi fuori dai guai?

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«Se devo andare a processo, andrò a processo. Per quanto riguarda l’atteggiamento di Di Maio, che vuole farmi processare, posso solo dire che mi è sembrato squallido, da uomo piccolo piccolo». Così Matteo Salvini a proposito della decisione di Luigi Di Maio che ha annunciato che il MoVimento 5 Stelle voterà a favore dell’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno per il caso Gregoretti. Salvini sostiene che «quanto fatto da Ministro dell’Interno sull’immigrazione è avvenuto con il consenso di tutto il governo».

La Presidenza del Consiglio smentisce Salvini su Gregoretti: nessuna decisione formale del Governo

Un concetto che ha ribadito anche all’Aria che tira su La 7 dove ha detto che «ci sono i fatti, le carte, le mail che dimostrano che fu una decisione collegiale» perché «i decreti sicurezza li abbiamo approvati assieme, i no agli sbarchi li firmavamo insieme». Quelle carte e quelle mail però Salvini non le ha mostrate. Eppure sarebbe stata l’occasione perfetta per sbugiardare Luigi Di Maio e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. E non si tratta solo di smentire gli ex alleati di governo ma di smontare anche le accuse nei suoi confronti.

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Perché una nota del Segretario generale di Palazzo Chigi, inviata l’11 ottobre scorso al Tribunale dei ministri di Catania e citata nella richiesta di autorizzazione a procedere, si legge che «la questione relativa alla vicenda della nave ‘Gregoretti‘ non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni ‘varie ed eventuali’ nel citato Consiglio dei Ministri [il 31 luglio 2019, ndr], né in altri successivi». Una ricostruzione smentita dall’ex ministro Giulia Bongiorno che sempre da Myrta Merlino ha detto che «ci sono documenti che provano sia l’interesse pubblico sia la condivisione del Governo».

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Esattamente come per il caso Diciotti si torna ad uno dei leit motiv del governo precedente. Chi prendeva le decisioni e come? Quando il MoVimento decise di schierarsi a difesa di Salvini e negare l’autorizzazione a procedere per le accuse di sequestro di persona aggravato nei confronti dell’allora titolare del Viminale il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede si presentò in televisione per dire che Salvini non aveva eventualmente commesso un reato per sé ma per gli altri, vale a dire agendo in nome di un interesse nazionale: la difesa dei confini italiani. Peccato che la Diciotti così come la Gregoretti fossero navi della Guardia Costiera e quindi, di fatto, già territorio italiano. Anche all’epoca ci fu chi contestò che la decisione di Salvini di tenere i migranti a bordo della Diciotti fosse stata presa “dal Governo” in maniera collegiale.

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Ma questo non era vero, per la semplice ragione che non esistevano atti formali dell’esecutivo che dimostrassero che effettivamente era una decisione del Governo e non di un singolo ministro. Anche nel caso Gregoretti Salvini tenta una difesa analoga, tirando in ballo tutto il governo gialloverde, ma questa volta i ministri del M5S si sono già sfilati. Come abbiano potuto farlo, visto che i termini della questione sono identici, rimane un mistero. E Salvini ha ragione a dire che è una situazione surreale, ma solo perché lo era anche quando il MoVimento sosteneva questa tesi senza portare uno straccio di documento che dimostrasse che era stata effettivamente presa una decisione collegiale. In tutto questo poi Salvini ha buon gioco a vestire i panni del martire (ma anche sul caso Diciotti inizialmente aveva annunciato di volersi far processare), forse soprattutto per i suoi elettori, che sono quelli che pensano che quando una persona è indagata (come è il suo caso), rinviata a giudizio oppure sotto processo allora è automaticamente colpevole. Ma non è così, anche Salvini è innocente fino a sentenza definitiva. Del resto siamo o non siamo quel Paese dove vivono “60 milioni di innocenti fino a prova contraria” come ama spesso ripetere il leader del Carroccio? E allora di che si preoccupa.

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