La fantastica manovra acrobatica del M5S sugli F35

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-28

Che fine hanno fatto le battaglie del MoVimento contro i caccia di quinta generazione? A quanto pare mentre Di Battista era impegnato a visitare il Sud America il M5S ha fatto i conti con la realtà e scoperto quello che già sapeva fin dal 2014

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Sugli F35 «è in atto una valutazione tecnica condotta dal ministro Trenta con l’ausilio dello stato maggiore. Questo governo non ha speso un euro per gli F35. All’esito di questa valutazione tecnica trarremo le conclusioni». Così il premier Giuseppe Conte, nel corso della conferenza di fine anno ha affrontato la questione spinosa degli F35, il caccia multiruolo monoposto di 5ª generazione che da sempre il MoVimento 5 Stelle definisce uno spreco di soldi chiedendo che l’Italia esca dal programma di acquisto.

Cosa ha intenzione di fare il governo sull’acquisto degli F35

Ma mentre il premier rimanda la questione ai prossimi anni la ministra della Difesa Elisabetta Trenta qualche tempo fa spiegava con acrobatici giri di parole che il governo stava portando avanti (era luglio) un’attenta valutazione spiegando che «sicuramente non compreremo nessun altro F-35». Una supercazzola che significa che  l’Italia non comprerà altri F-35 rispetto a quelli che già si è deciso di comprare possibilmente dilazionando i tempi per ridurre le spese.

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Questo nonostante la la Corte dei Conti abbia già fatto notare che il rallentamento del profilo di acquisizione fino al 2021 ha prodotto «un risparmio temporaneo pari a 1,2 miliardi di euro nel quinquennio 2015-2019, ma senza effetti di risparmio nel lungo periodo». Come dimenticare poi le parole del sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo, che qualche giorno fa a proposito degli F35 ha detto «Ne abbiamo parlato in maniera distorta. Dobbiamo fare i conti ma non possiamo rinunciare alla sua tecnologia. Che è forse la migliore al mondo».

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Cosa ha intenzione di fare il governo con gli F35? Nel famoso contratto che viene invocato ogni qual volta si tocca una questione spinosa non se ne fa menzione. È probabile, alla luce di quanto detto da Tofalo, dalla ministra Trenta e da Conte, che l’ipotesi che avanzata dal Ministero sarà quella di ridurre e ridimensionare (e quindi non cancellare tout court) il programma di acquisto. Secondo il Corriere della Sera alla fine si giungerà alla conclusione di acquistare “solo” 6 dei 10 F35 già opzionati dal governo Gentiloni. Una riduzione che dovrebbe servire a placare le ire della base del M5S.

Quando il M5S definiva il dimezzamento degli F35 “una supercazzola”

Perché forse ora non tutti se lo ricordano ma negli ultimi cinque anni il MoVimento 5 Stelle ha condotto una battaglia senza quartiere. Per il M5S della precedente legislatura gli F35 non dovevano essere acquistati. Nel 2013 Alessandro Di Battista denunciava in Parlamento la “mozione supercazzola” del PD che impegnava il governo Renzi a tagliare del 50% il finanziamento complessivo del programma di acquisto degli F35. Nel 2015 Di Battista metteva insieme F35, P2, morti di freddo, aumento della povertà e l’inchiesta su Salvatore Buzzi mentre Carlo Sibilia accusava la ministra della Difesa Pinotti di “alto tradimento” . Nel 2017 sul Blog Di Battista  spiegava che «ci fanno entrare in progetti fallimentari (TAV, TAP, guerra in Afghanistan, programma F35), poi ci dicono che si sono sbagliati ma è tardi per uscire perché i costi sarebbero esagerati».

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Fonte 

Oggi che il M5S è al governo, scopriamo che la TAP si farà, sulla TAV siamo ancora in attesa dell’esito dell’analisi della commissione costi-benefici e per quanto riguarda l’Afghanistan non c’è alcun ritiro all’orizzonte ma solo una rimodulazione delle dimensioni del nostro contingente. Stessa sorte dovrebbe toccare anche al programma F35. Succede così che sui caccia multiruolo il MoVimento 5 Stelle si stia rimangiando tutto quello che ha detto in passato. La memoria torna a quel fantastico periodo di lotta contro il PD e gli F35. All’epoca il capogruppo M5S in commissione Difesa alla Camera era Massimo Artini. Artini, che successivamente sarebbe stato espulso dal partito di Grillo, come altri membri pentastellati della Comissione Difesa sapeva fin dal 2014 che all’Italia non conveniva uscire dal programma F35 (proprio come per il TAP). Al punto che si era diffusa la notizia che il M5S avrebbe appoggiato la mozione Scanu, quella sul ridimensionamento del piano di acquisto definita “supercazzola”. Una posizione che però non è mai venuta alla luce del sole non solo a causa dell’espulsione di Artini ma anche perché era più conveniente fare propaganda contro gli F35. Ironia della sorte oggi, con Di Battista di ritorno dalle Americhe il MoVimento 5 Stelle di governo sembra intenzionato dar corso alla risoluzione che definiva un mero spot elettorale da parte del Partito Democratico. Il governo del Cambiamento alla fine è proprio come tutti gli altri governi precedenti.

Foto copertina MSgt John Nimmo Sr. via Defenseimagery.mil

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