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Congiunzione astrale: le intercettazioni di De Vito, con le 5 Stelle che stanno a guardare

Giovanni Drogo 20/03/2019

Dall’ordinanza del GIP emerge come secondo i magistrati Marcello De Vito ha saputo approfittare di una situazione estremamente favorevole per i 5 Stelle, sia a livello nazionale che locale a Roma, per favorire gli interessi privatistici ci alcuni imprenditori interessati a mettere le mani sulla città

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«Gli ho proprio detto guarda c’è una adesso, c’è una congiunzione astrale che è come quando passa la cometa di Halley cioè state voi al governo qua di Roma e anche al governo nazionale in maggioranza rispetto alla Lega è la cometa di Halley». A parlare è Camillo Mezzacapo, avvocato oggi arrestato nell’ambito dell’inchiesta Congiunzione Astrale. L’interlocutore è Marcello De Vito, Presidente del consiglio comunale a Roma, portavoce M5S che ha fatto il pieno di preferenze alle amministrative del 2016. La congiunzione astrale è quella che a portato il M5S al governo della Capitale e al governo nazionale. Sotto le 5 buone stelle si possono fare ottimi affari.

Il “solito schema” dell’amico De Vito

E il primo affare è “l’evento urbanistico”, il nuovo Stadio della Roma a Tor Di Valle la cui realizzazione sta molto a cuore al costruttore Luca Parnasi . Dalle 260 pagine dell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari emessa dal Giudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli emerge il funzionamento del “solito schema che conosciamo” usato dagli indagati per fare in modo di relativo superare – tramite apposite delibere – le limitazioni di cubatura imposte dalla delibera Berdini (ex assessore all’Urbanistica della Capitale dimessosi in polemica Virginia Raggi).

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In quella delibera Berdini aveva ridotto a 44mila metri cubi (da poco più di 67mila previsti dalla delibera varata dalla giunta Marino) la cubatura per le opere di riqualificazione dell’area dell’ex ippodromo sulla quale dovrebbe sorgere il nuovo Stadio della Roma. In un passaggio dell’intercettazione di un colloquio tra De Vito e Mezzacapo il presidente dell’Assemblea Capitolina dice che «A Roma avresti vinto pure con il Gabibbo». Il riferimento naturalmente è alle elezioni del 2016 che hanno visto la vittoria di Virginia Raggi e la prima importante affermazione del M5S in una grande città. De Vito – che già era stato il candidato sindaco del MoVimento nel 2013 – si era candidato alle primarie grilline, ma era arrivato secondo.

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Ed il motivo per cui il M5S non avrebbe potuto perdere è il fatto che i vecchi partiti erano stati travolti dallo scandalo Mafia Capitale. Un’altra congiunzione astrale Nel colloquio Mezzacapo insiste «Ormai è un dato acclarato, ma dico…tu ristai al governo di Roma e tu ristai al governo del paese con la quota di maggioranza…no?». «Sì» gli risponde De Vito. E Mezzacapo replica: «Dove fai il fico, hai visto Di Maio che ha rotto il cazzo non forzare che poi occhio». Secondo i magistrati De Vito ha suggerito a Parnasi – il presunto corruttore – il nome di Mezzacapo «quale intermediario che funge da schermo e consente di veicolargli attraverso il conferimento di un fittizio incarico professionale la somma compenso per la vendita della funzione da lui posta in essere». Ad un certo punto De Vito forse ha avuto fretta di redistribuire il denaro confluito nella società creata da Mezzacapo «va beh ma distribuiamoceli questi» (circa 60mila euro all’epoca) ma questi lo trattiene consigliandogli di attendere la fine del suo mandato (nel 2021) «cioè la chiudiamo distribuiamo poi  liquidi e sparisce tutta la proprietà non c’è più niente».

Le mani dei privati sullo sviluppo urbanistico della Capitale

Secondo gli inquirenti – e in base alle testimonianze rese da Parnasi, già agli arresti per una vicenda di corruzione – Mezzacapo era il tramite tra i corruttori e De Vito. Parnasi racconta durante un’interrogatorio che fu De Vito stesso a volere che le consulenze venissero affidate a Mezzacapo, presso il cui studio l’esponente pentastellato aveva esercitato la professione forense prima di entrare in politica. Fu proprio il 5 Stelle a presentare Mezzacapo a al costruttore. Parnasi rivela di aver «affidato l’incarico a Mezzacapo per seguire la transazione ACEA/ECOGENA per assecondare il De Vito che glielo aveva chiesto non volendo scontentarlo». Ma al centro degli interessi degli indagati c’è il nuovo Stadio della Roma. E il problema sono i casini di Berdini. Così Parnasi durante una conversazione con De Vito definisce la delibera di riduzione della cubatura.

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Ma gli indagati pensavano al futuro e guardavano in grande. Ad esempio il progetto di spostamento della sede di ACEA (la multiservizi di cui il Comune è socio di maggioranza) all’interno del
Business Park in futura realizzazione nell’ambito dell’operazione Stadio della Roma. Una proposta d’affari di cui è stato discusso alla presenza del Presidente dell’Assemblea Capitolina. A rivelarlo è Luca Parnasi durante un interrogatorio nell’ottobre del 2018. Dalle chat su WhatsApp emerge poi come De Vito venisse chiamato anche “il nostro amico”, ad esempio in una conversazione si legge «abbiamo chiamato il nostro amico per farlo intervenire con forza» e quell’amico sarebbe proprio De Vito.

de vito annamose a riprenne roma video

Nell’ordinanza gli inquirenti definiscono «di estrema disponibilità» l’atteggiamento di De Vito nei confronti dei progetti di Parnasi (tra cui ci sono anche la riqualificazione dell area dell ex Fiera di Roma per la realizzazione di un campo da basket) al punto che il consigliere pentastellato si sarebbe offerto di cercare l’appoggio e il sostegno di alcuni compagni di partito come Daniele Frongia (vicesindaco con delega allo Sport) e Paolo Ferrara (capogruppo in consiglio comunale). Successivamente Parnasi avrebbe messo in contatto Mezzacapo e De Vito con Pierluigi Toti per la questione dell’opera di riqualificazione degli ex Mercati Generali nel VII Municipio. C’era bisogno di fare in fretta però, perché come ricorda Mezzacapo a De Vito “ci rimangono due anni, ci rimangono due anni” e poi? Poi non si sa se il M5S sarà in grado di vincere le prossime amministrative, e c’è la questione della regola del doppio mandato (De Vito ha svolto già due anni e mezzo di mandato durante l’era Marino). «Dovrebbero fare una deroga alla regola dei due mandati» dice a Mezzacapo il pentastellato. E c’è anche il rischio che il governo cada, magari nel 2020, accorciando i tempi.

Leggi sull’argomento: Quando De Vito diceva “Annamose a riprenne Roma”

 

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