Marcello De Vito arrestato per corruzione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-20

Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina in quota M5S, è stato arrestato con l’accusa di corruzione. De Vito avrebbe percepito elargizioni dal costruttore Luca Parnasi

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Marcello De Vito, presidente dell’Assemblea Capitolina in quota M5S, è stato arrestato con l’accusa di corruzione. De Vito avrebbe percepito elargizioni dal costruttore Luca Parnasi per favorire il progetto dello Stadio della Roma a Tor di Valle. Con lui sono state arrestate altre tre persone. I carabinieri del comando provinciale di Roma stanno dando esecuzione alla misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma nei confronti di 4 persone, per due indagati è stata disposta la custodia cautelare in carcere e per i restanti due gli arresti domiciliari, e una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di due imprenditori nell’ambito dell’indagine “Congiunzione astrale”, coordinata dalla Procura della Repubblica capitolina.

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Marcello De Vito arrestato per corruzione

De Vito è stato candidato sindaco del MoVimento 5 Stelle nella tornata del 2013, passando poi il testimone nel 2016 a Virginia Raggi non senza polemiche, visto che era considerato il favorito alle comunarie ma poi è stato sorpassato dall’attuale sindaca. All’epoca si parlò anche di un dossier degli altri tre consiglieri comunali su di lui, ma la procura di Roma archiviò tutto.

I carabinieri di Via In Selci hanno perquisito il suo appartamento. Indagano i pm Barbara Zuin e Luigia Spinelli. Il nome del presidente dell’Assemblea Capitolina era già spuntato nelle carte dell’inchiesta sullo stadio, quando, insieme all’ex capogruppo di M5S in Campidoglio Paolo Ferrara, aveva «avanzato la richiesta» a Parnasi di sponsorizzare Roberta Lombardi alle ultime consultazioni elettorali.

Dall’informativa emerge come Giulio Mangosi, su richiesta di Ferrara e “tale Marcello” (che per gli inquirenti è il presidente del consiglio comunale di Roma Marcello De Vito) fosse ad Ostia il 31 gennaio «per incontrare la candidata alla Presidenza della Regione Lazio, On. Roberta Lombardi» incontro che si è svolto secondo i Carabinieri presso il municipio di Ostia (che la Lombardi fosse a Ostia quel giorno lo conferma questo post della consigliera regionale Silvana Denicolò). Il giorno dopo in un’intercettazione Mangosi dice ad un suo contatto «ieri sono salito parallelamente a bordo dalla Lombardi». Mangosi racconta che «quello che lei mi ha chiesto e chiaramente. .. non da interno ma in coordinamento con Augusto Rubei che e il suo capo campagna che e stato il capo campagna della Raggi..».

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Non c’è soltanto il costruttore Luca Parnasi nell’elenco delle persone che avrebbero «pagato» De Vito. Il giudice lo accusa di aver preso soldi e alte utilità anche dal gruppo Toti e dal gruppo Statuto sempre per favorire alunni progetti a Roma. In questo caso la procura – l’indagine è coordinato dall’aggiunto Paolo Ielo – aveva contestato il traffico di influenze illecite, ma il giudice ha ritenuto che si trattasse di corruzione.

Gli altri coinvolti oltre De Vito

Tra gli indagati – traffico di influenze illecite – figurano anche Claudio Toti, attuale presidente della squadra di basket Virtus Roma, e Pierluigi Toti. Secondo la procura De Vito sfruttando le relazioni che aveva in Campidoglio si era fatto promettere dai due imprenditori 110mila euro in cambio del suo interessamento con il pubblico ufficiale incaricato di approvare il progetto di riqualificazione degli ex mercati generali di Ostiense. De Vito e l’avvocato Camillo Mezzacapo (anche lui finito in carcere), persona vicina al presidente dall’assemblea capitolina, hanno percepito dalla società Silvano Toti Holding spa 48mila euro.

Oltre a Mezzacapo e De Vito sono stati arrestati (in questo caso ai domiciliari) l’architetto Fortunato Pititto e Gianluca Bardelli. Mentre risultano indagati a piede libero gli imprenditori Toti, l’avvocato Virginia Vecchiarelli, Sara Scarpari amministratore della società Mdl srl (riconducibile a De Vito e Mezzacapo) e l’immobiliarista Giuseppe Statuto a capo dell’omonimo gruppo imprenditoriale.

De Vito deve andare in carcere

De Vito, che è destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche se al momento si trova nella sua abitazione dove e’ in corso una perquisizione, è accusato di corruzione per aver preso utilità dell’imprenditore Luca Parnasi promettendo in cambio di favorire il progetto per la costruzione dell’impianto sportivo nell’area di Tor di Valle. Oltre ai provvedimenti restrittivi (due in carcere e due ai domiciliari), i carabinieri stanno eseguendo anche una misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare attività imprenditoriale nei confronti di due imprenditori.

Tra i reati ipotizzati dalla procura c’è anche quello di traffico di influenze illecite nell’ambito delle procedure connesse alla costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e alla riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense. L’indagine ha fatto luce su una serie di operazioni corruttive realizzate da imprenditori attraverso l’intermediazione di un avvocato ed un uomo d’affari, che fungono da raccordo con il Presidente dell’Assemblea comunale capitolina al fine di ottenere provvedimenti favorevoli alla realizzazione di importanti progetti immobiliari. De Vito ha una sorella, che si chiama Francesca De Vito ed è consigliera regionale alla Pisana.

Nell’inchiesta che ha portato questa mattina all’arresto del presidente dell’Assemblea comunale capitolina Marcello De Vito, risultano indagati anche Pier Luigi e Claudio Toti, rispettivamente presidente e vicepresidente della holding di famiglia. I due imprenditori sono coinvolti nella vicenda legata all’appalto per gli ex mercati generali di Roma, nella zona Ostiense, di interesse della società Lamaro, legata ai due fratelli. Nel registro degli indagati c’è anche il nome di Giuseppe Statuto, nella veste di amministratore della Lux Holding. Il suo coinvolgimento si riferisce all’appalto della vecchia Stazione Trastevere attraverso la società Ippolito Nievo riconducibile a Statuto.

Chi è Marcello De Vito

Nel 2013 Marcello De Vito sfidò Ignazio Marino, Gianni Alemanno e Alfio Marchini nella corsa per il Campidoglio piazzandosi terzo con il 12,4% dei voti. Dopo due anni e mezzo alla guida dell’opposizione contro la giunta di centrosinistra, alla caduta di Marino si e’ ricandidato alle primarie del Movimento venendo pero’ sconfitto da Virginia Raggi, poi divenuta sindaca. Alle elezioni comunali del 2016 De Vito è diventato “Mr. preferenze” del Movimento, con oltre 6.500 voti a suo favore, successo personale che lo ha spinto alla presidenza dell’Assemblea Capitolina.

Marcello De Vito con la moglie Giovanna Tadonio (fonte: Facebook.com)

Da sempre vicino all’ala più ortodossa dei 5 Stelle, quella che nel Lazio vede tra i suoi riferimenti la capogruppo in Consiglio regionale Roberta Lombardi, De Vito non ha mancato di esprimere le sue perplessità su alcune scelte della sindaca in questi quasi tre anni di governo pentasellato in Campidoglio. Sui social rivendica da anni come primo post fisso del suo profilo il “taglio agli sprechi” delle spese dell’Aula.

Tutti gli arresti nella Giunta degli Onesti

Quello di De Vito è l’ennesimo arresto che falcidia la Giunta Raggi. All’inizio fu Raffaele Marra: uno dei “quattro amici al bar” che aveva guidato gli eletti M5S durante l’opposizione a Marino e successivamente era diventato vicecapo di gabinetto della sindaca divenne “uno dei tanti dipendenti del Campidoglio” quando i giudici scoprirono che era stato corrotto dal costruttore Scarpellini.

Poi è toccato a Luca Lanzalone, avvocato e facilitatore di dossier della Giunta che agì sullo Stadio della Roma a Tor di Valle e per questo venne arrestato quando era già stato nominato da un paio d’anni presidente di ACEA. Ora Lanzalone è a processo per corruzione, insieme al socio del suo studio legale Luciano Costantini e a Fabio Serini, commissario straordinario dell’Ipa (l’ente previdenziale dei dipendenti comunali) scelto dal M5S.

L’indagine riguarda un gruppo di persone dedite, in concorso tra loro, al compimento di condotte corruttive e di traffico di influenze illecite, nell’ambito delle procedure connesse con la realizzazione del Nuovo Stadio della A.S. Roma calcio, la costruzione di un albergo presso la ex stazione ferroviaria di Roma Trastevere e la riqualificazione dell’area degli ex Mercati generali di Roma Ostiense.

Leggi anche: La fine dell’inchiesta su Parnasi, Lanzalone e lo stadio della Roma

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