Fact checking
Giulia Grillo si decida: il glifosato fa “bene” o fa “male”?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-03-26
Nessuno capisce più cosa pensa Giulia Grillo sull’erbicida. Da ministro della Salute dice che non ci sono rischi per la salute dei consumatori. Da esponente del MoVimento 5 Stelle dice che la sostanza è pericolosa e non deve finire sulle nostre tavole. Confusi anche voi?
«Per quanto riguarda il riscontro dell’eventuale presenza di residui di glifosate nel grano d’importazione nei limiti di legge, tale riscontro non costituisce né una non conformità, né un rischio per la salute» così il 6 febbraio la ministra della Salute Giulia Grillo rispondendo ad un’interrogazione al Senato metteva la parola fine sulla balla del grano canadese al glifosato. «L’USMAF di Bari – proseguiva la ministra – che ha condotto un considerevole numero di controlli nell’ambito del piano, ha pertanto confermato la presenza di residui di glifosate nel grano canadese entro i limiti di legge».
L’inutile allarmismo di Giulia Grillo sul Glifosato
Lo dicono l’OMS e la FAO, l’EFSA, l’EPA e il BFR: è improbabile che sia cancerogeno. La IARC, che è una costola dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo inserisce invece nella categoria “2B” quella dei possibili cancerogeni dove figurano il caffè, l’estratto di Ginko Biloba e l’Aloe Vera. La notizia della risposta della Grillo ha gettato l’allarme tra gli ambientalisti. Del resto il MoVimento 5 Stelle è da sempre contro il glifosate, al punto che la senatrice Elena Fattori, che oggi si erge a paladina della scienza, raccontava che la celiachia (l’intolleranza al glutine) era causata dall’utilizzo del famoso erbicida.
Per qualcuno la notizia della Grillo che dice che i residui sul glifosato sul grano d’importazione – se entro i limiti di legge – non rappresentano un pericolo per la salute era una bufala. Del resto da parlamentare M5S l a Grillo aveva scritto tutt’altro a proposito del Glifosato. Ma la notizia è vera. E così gli ambientalisti sono andati su tutte le furie.
Deve essere per questo che la Grillo due giorni fa ha pubblicato sul sito di Beppe Grillo (non sul Blog delle Stelle che è l’house organ del partito) un articolo dal titolo Il glifosato deve essere bandito. Per rendere più convincente l’argomentazione però la Grillo parla di un altro problema, vale a dire dell’esposizione all’erbicida da parte degli operatori (agricoltori ma anche addetti alla disinfestazione dei bordi stradali, delle massicciate delle ferrovie e così via). Per la verità nemmeno gli agricoltori quando spruzzano il glifosate vengono a contatto con la sostanza “pura” visto che generalmente si utilizzano – spiega l’esperto di eco-tossicologia Donatello Sandroni nel libro Orco Glifosato – concentrazioni tra lo 0,75% e l’1% di Roundup che corrispondono a loro volta a 0,27%-0,36% di glifosate. Eppure la Grillo sostiene che i casi di agricoltori che sono venuti a contatto diretto con la sostanza (che è diverso da ingerirla tramite gli alimenti) dovrebbero far riflettere:
la questione è talmente importante che nessuno Stato voleva assumersi da solo la responsabilità di rinnovare il via libera al pesticida. La licenza, ricordiamolo, scade nel 2022 ed in questi mesi si giocherà la partita del rinnovo.
L’Europa è divisa, ci sono interessi economici importanti, ma sulla salute non bisogna lasciare nulla al caso. Il problema è questo: se non abbiamo la certezza che non faccia male non possiamo rischiare. Questa sostanza non deve finire in alcun modo sulle nostre tavole.
Quell’ultima frase sul glifosato che non deve finire in alcun modo sulle nostre tavole non solo contribuisce a generare un inutile allarmismo sui rischi per la salute dei consumatori ma è anche in netta contraddizione con quanto detto a Palazzo Madama dalla stessa Grillo che appunto faceva presente come «l’eventuale presenza di residui di glifosate nel grano d’importazione nei limiti di legge, tale riscontro non costituisce né una non conformità, né un rischio per la salute». La Grillo invece dovrebbe fare un’altra cosa: ribadire che gli operatori agricoli devono usare i dispositivi di protezione previsti per legge e che la salute dei cittadini è tutelata dagli organismi preposti che hanno stabilito limiti di legge per la presenza di dette sostanze sotto alle quali non rappresentano un rischio. E spiegare magari che per assumere la dose giornaliera media di glifosato tale da costituire un rischio per la salute un consumatore dovrebbe ad esempio mangiare 126 kg di pasta al giorno o bere 40 tonnellate di acqua “contaminata” al dì. Messa così non sembra poi un pericolo così imminente, no?