La turbotrombata elettorale di Diego Fusaro a Gioia Tauro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-28

Nemo propheta in patria. Ma nel caso di Fusaro nemmeno altrove. E così il filosofo che lancia invettive contro lo sradicamento della “generazione Erasmus” e che dal profondo Nord era dovuto scendere giù fino in Calabria per diventare sindaco non è riuscito a centrare l’obiettivo ed è arrivato ultimo

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Anche la storia, diceva lo Hegel, ha la sua ironia. E così Diego Fusaro, alfiere del turbosovranismo antielitario nonché candidato sindaco a Gioia Tauro con Risorgimento meridionale per l’Italia, non è riuscito a fare il risultato che tutti speravano per dare un segnale ai pecoroni fucsia del circo mediatico e del clero intellettuale.

«Il voto è come un bacio, non si chiede ma si dà spontaneamente»

A dirla tutta il turbofilosofo non è riuscito a fare nessuno risultato visto che è arrivato ultimo raccogliendo la bellezza di 281 preferenze, pari al 2,84%. Forse il libero pensatore torinese, famoso per aver sdoganato nel dibattito politico televisivo lo stesso stile lessicale di Paolo Bonolis quando conduce Ciao Darwin, non è riuscito a far breccia nei cittadini di Gioia Tauro con le sue proposte. Idee che – come è stato detto in un comizio due settimane fa – hanno fatto breccia nelle strutture partitiche della nostra Nazione ma anche nell’Est europeo e per fino in Sud America (forse anche in Polinesia).

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Il palco da dove Fusaro si rivolgeva alle folle oceaniche a Gioia Tauro

Del resto un candidato che si presenta ai cittadini di un comune calabrese parlando di “capitalismo integrale” e filosofeggiando sull’Amleto di Shakespeare e sui bei tempi andati della società greca (quella di Platone che non era certo un democratico) probabilmente non è stato in grado di rispondere alle domande e alle esigenze degli abitanti di Gioia Tauro. Di fatto quello che ha detto Fusaro nei suoi comizi, dove ha parlato dei problemi dei lavoratori dell’Expo a Milano o del perenne Erasmus cui sono costretti i giovani, poteva andare bene in qualsiasi comune del mondo cosmopolitico.

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Paradossalmente proprio colui che ci spiega che i giovani sono condannati all’erranza dediti al godimento nelle sue forme più grette è l’esempio di questo sradicamento. Lui, che ha la residenza a Spotorno (Savona) è costretto ad andare ramingo all’estremo opposto della Penisola per trovare qualcuno disposto a votarlo. Il filosofo errante, perennemente giovane e in movimento. Ma quando Fusaro si rivolgeva ai cittadini di Gioia Tauro da quel palchetto 2 per 2 e parlava di giovani, di società totalmente mercificata in realtà diceva cose che avrebbe potuto dire (e di fatto ha detto) ovunque.

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Un gesto rivoluzionario sarebbe potuto essere quello di parlare hic et nunc dei problemi della città che si candidava a guidare da primo cittadino. Ma Fusaro non ha soluzioni particolari, vittima egli stesso dello sradicamento dei giovani è vero cittadino del Mondo globalizzato e può allo stesso tempo essere candidato sindaco a Gioia Tauro, titillare l’idea di una candidatura (ahi-noi sfumata) a Firenze e accettare di essere nominato assessore in pectore per il M5S a Foligno. Ma siccome, come diceva Carlo Marx, la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa dopo la tragica trombata a Gioia Tauro Fusaro non potrà nemmeno consolarsi in terra umbra, perché a Foligno il M5S di Fantauzzi ha preso appena l’11%. Ma ora che Fusaro è sceso in politica è giusto che venga trattato come tale. Nella fattispecie come colui che rappresenta 281 cittadini di Gioia Tauro e quindi quando andrà nei salotti televisivi gli si dovrà concedere un corrispondente tempo di parola.

Leggi sull’argomento: La calata dei Mussolini in Europa (è andata malissimo)

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