Bryan Herdocia: chi è l’ex ultras che dice che il bagarinaggio c’è ancora allo Stadium

di Mario Neri

Pubblicato il 2018-10-23

L’inchiesta di Report su Juve e ‘ndrangheta e il bagarinaggio dei gruppi Ultras che ha arricchito anche la ‘ndrangheta: tutta la storia dell’ex capo ultras oggi sotto Daspo che gestisce ancora tutto da casa

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L’inchiesta di Report su Juventus e ‘ndrangheta andata in onda ieri ha permesso di mettere in luce, tra le altre, la figura di Bryan Herdocia detto “Lo squalo”: 12 anni di Daspo, un arresto nel 2015 dopo una rissa coi tifosi della Fiorentina, una perquisizione nella quale gli vengono sequestrate due pistole, una mazza da baseball, un coltello e 80 carte d’identità false.

Bryan Herdocia detto Lo Squalo

Secondo la testimonianza dello stesso Herdocia, soprannominato Lo Squalo,  le carte d’identità false servivano per intestare i biglietti per lo stadio a gente inesistente ed erano fatte così bene che nonostante il Daspo gestisce ancora tutto direttamente da casa sua. La tecnica della carta d’identità falsa serve ad aggirare il metodo del biglietto nominale che nelle intenzioni dei gestori dell’ordine pubblico negli stadi sarebbe servito a evitare fenomeni come quello del bagarinaggio, oltre che per rendere più facili i controlli e le punizioni in caso di disordini negli stadi. Nell’intervista Bryan Herdocia racconta anche che ha venduto 13 biglietti per la finale di Champions League tra Juventus e Barcellona, dal prezzo nominale di 220 euro, a 1500 euro. Herdocia sostiene anche di aver reperito i biglietti “direttamente dalla curva”, ovvero che gli sono stati consegnati dagli ultras che a loro volta li ricevevano dalla società. E sulla questione della ‘ndrangheta e di Rocco Dominello risponde: “Io so che quando ho piazzato i biglietti nel 2015 fuori dal Bernabéu, ho piazzato dei biglietti per loro, perché quando Pippo che mi dava i biglietti era nervoso perché un aereo è arrivato in ritardo e la gente non arrivava e servivano subito i soldi, era andato in tilt perché mi diceva: “Tu lo sai di chi sono questi biglietti? Ma tu lo sai questi soldi a chi vanno? Ma se questi non arrivano in tempo e non pagano poi qua finisco male…”.

bryan herdocia lo squalo report 2

Lo “squalo” fa bagarinaggio da casa colpito da Daspo, cioè non può andare allo stadio, ma lo fa per i Drughi, cioè per quel gruppo che fa riferimento al pregiudicato Dino Mocciola e anche a Rocco Dominello, almeno fino a prima che lo arrestassero. Lo Squalo avrebbe piazzato biglietti anche fino a pochi giorni fa e per provarlo mostra una chat dello scorso 18 settembre, il giorno di Valencia – Juve, Champions League: l’ex ultras mostra il prezzario dei biglietti da piazzare: 95 euro. Questi i biglietti per Juve-Lazio, il 25 agosto.

bryan herdocia lo squalo report 3

Il mistero della morte di Ciccio Bucci e i rapporti tra Juve e ‘ndrangheta

L’ex ultrà della Juventus fa parte quindi di una struttura ben delineata e ancora operante, al di là della somiglianza con il Secco di Romanzo Criminale. Commenta Federico Ruffo:

Ma è questa l’idea di legalità? Che lo stadio e la sicurezza viene gestita dai capi ultrà pregiudicati? Insomma, da una parte organizziamo ronde per fermare i “vucumprà” che vendono merce abusiva, dall’altra lasciamo che lo stadio sia una zona franca, dove ci sono pregiudicati che incassano milioni di euro in nero, dove c’è gente che risulta nullatenente e va in giro con Jaguar e magari ce la ritroveremo tra coloro che percepiranno il reddito di cittadinanza, se non facciamo attenzione.

bryan herdocia secco romanzo criminale

Di tutto questo ha colpa anche la politica, che nelle curve trova linfa elettorale. Il reato di bagarinaggio è un semplice reato amministrativo, e c’è una riforma, ma è ferma da anni in un cassetto. Poi sarebbe anche vietato e punibile con l’arresto fino a un anno chi introduce striscioni con frasi ingiuriose…

Su di lui le cronache raccontano che con biglietto alla mano, la carta d’identità farlocca, confidando nei controlli degli stuart che non vanno per il sottile sotto la pressione della ressa, garantiva l’ingresso allo stadio era garantito e il business gli avrebbe fruttato 7mila euro a partita. Herdocia, che è originario della Costa Rica e ha 40 anni e un profilo Facebook blindatissimo, all’epoca dell’arresto per gli scontri con i tifosi della Fiorentina aveva due pistole appartenute a suoi parenti quando è stato arrestato: «Le ho portate con me per tirarle fuori in caso di necessità. Il provento dei biglietti, poteva far gola a qualche malintenzionato».

Da leggere: Come è finito il processo Alto Piemonte su Juve e ‘ndrangheta

Gli striscioni su Superga allo Stadium

Nell’inchiesta si racconta poi dei vergognosi striscioni su Superga: dalle intercettazioni emerge che fu proprio il responsabile della sicurezza Alessandro D’Angelo insieme a Raffaello Bucci – all’epoca un semplice ultrà – a trattare per far entrare quegli striscioni. Per non scioperare, gli ultras volevano che il capo della security D’Angelo, trovasse il modo di far entrare gli striscioni vietati. La Juve avrebbe dovuto pagare una multa per questo, tuttavia lui è stato disposto sia ad aiutarli che a pagare la multa.

report juventus striscioni superga

Report racconta che gli striscioni, piazzati in due zaini, vengono fatti passare attraverso i furgoni di panini e bibite, gli unici che non sono controllati. Della richiesta degli ultras sugli striscioni era informato anche Andrea Agnelli:

Due ore fa è venuto poi Ciccio a dirmi: “So che ti incazzerai. Ho parlato con Dino che ha parlato con quelli di Milano. Non cantano al primo tempo, cantano al secondo”. Io gli ho detto: “No, gli accordi erano diversi, io non mi esponevo come ho fatto, sto per fare una figura di merda che non avrei mai voluto fare, ma è l’ultima che faccio per voi”. (intercettazione D’Angelo-Agnelli)

La vicenda viene alla luce perché D’Angelo viene ripreso dalle telecamere della sicurezza dello Stadium mentre sta piazzando gli zaini nei camion. Nell’occasione il dialogo con Andrea Agnelli, raccontato dallo stesso D’Angelo, è illuminante: “Ale sei un ciucco, ti hanno beccato!” Gli ho detto: “Non avevo dubbi che il sistema funzionasse di telecamere”. L’ho detto, a chi dovevo dirlo. C’era il direttore dello stadio e gli ho detto: “Francesco, non te la prendere”. Lui mi ha detto: “No, ma a me va benissimo, tu puoi fare il c… che vuoi, se me lo dici ti aiuto!”. Gli ho detto: “Io non volevo coinvolgere nessuno, visto che è una porcheria assurda che ho fatto”.

Leggi sull’argomento: Le intercettazioni di Andrea Agnelli su Juve e ‘ndrangheta

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