Fact checking
I torti opposti di Zingaretti e Virginia Raggi su Piazza Indipendenza
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-08-25
La sindaca e il governatore si accusano a vicenda come due bambini. In realtà hanno torti e responsabilità entrambi. E indicare l’altro con il dito non aiuta far passare inosservato il proprio errore
Lo scontro tra Virginia Raggi e Nicola ZIngaretti su quello che è accaduto a Piazza Indipendenza comincia a farsi appassionante (si fa per dire). La sindaca di Roma accusa la Regione Lazio di essersi lavata le maini della situazione nonostante il decreto Minniti chiamasse in causa gli enti in situazioni come quella di Palazzo Curtatone. Zingaretti risponde che nel maggio scorso la Regione Lazio ha dato al comune 40 milioni di euro per l’emergenza (programmata, in realtà) degli sgomberi che però il Comune non ha impiegato.
I torti opposti di Zingaretti e Virginia Raggi su Piazza Indipendenza
La parte più curiosa è che hanno entrambi delle ragioni, ma nel comportamento infantile derivato dall’autoaccusarsi a vicenda non sembrano aver capito che nel rimpallo delle responsabilità hanno tutti e due torto. Il punto è che la politica doveva evitare che lo sgombero avvenisse in quel modo brutale e oggi Nicola e Virginia sembrano due bambini beccati entrambi con le mani nella marmellata che poi puntano il dito l’uno contro l’altro cercando di far passare inosservata la propria figuraccia mostrando l’altra. Scrive Virginia Raggi su Facebook:
La Prefettura nei dati che ci ha comunicato il giorno dello sgombero non ha citato la presenza di 37 bambini. Siamo stati avvisati dello sgombero a poco più di 12 ore dall’inizio. Abbiamo messo in campo tutte le nostre forze, offrendo accoglienza mediante la Sala Operativa Sociale (SOS).
Un dovere che non tutti hanno compiuto. Mi riferisco senza mezzi termini alla Regione che ha disatteso il decreto legge Minniti che la chiama direttamente in causa.
Del censimento errato per difetto e per pericolosa sottovalutazione della questura abbiamo parlato stamattina: è difficile però che Raggi possa lamentarsi dello scarso preavviso dato dal ministero dell’Interno quando è noto che quel palazzo sia a rischio sgombero da più di un anno, ovvero da quando la Regione ha stilato l’elenco dei 16 immobili da sgomberare: Via Carlo Felice 69; Viale del Policlinico n. 137; Via delle Province 196; Via Gian Maria Volontè 9; Via Tiburtina 1099; Via Tiburtina n. 1064; Via Prenestina 944; Via Collatina 385; Via Tuscolana; Viale del Caravaggio n. 105/107; Via dell’Impruneta 51; Via di Torrevecchia 156; Via Cardinal Capranica ex Scuola G. Calabria; Via Curtatone 3; Via Tor dé Schiavi 101; Via Arrigo Cavaglieri n. 6/8. Il Comune aveva tutto il tempo necessario per organizzarsi per quanto di sua competenza così come lo ha per gli altri immobili nell’elenco della delibera di Tronca.
La Regione e il decreto Minniti
Virginia Raggi però cita il decreto Minniti ma non specifica quali siano le competenze della Regione. Forse, come ha detto Stefano Fassina, si parla di due commi dell’articolo 11 del Decreto Legge n 14 del Febbraio 2017, che cita i livelli essenziali che possono essere assicurati dagli enti locali (ovvero, nell’occasione, il Comune) e, si specifica, anche dalle Regioni:
“Art. 11 Disposizioni in materia di occupazioni arbitrarie di immobili
1. Il prefetto, nella determinazione delle modalita’ esecutive di provvedimenti dell’Autorita’ Giudiziaria concernenti occupazioni arbitrarie di immobili, nell’esercizio delle funzioni di cui all’articolo 13 della legge 1° aprile 1981, n. 121, impartisce, sentito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, disposizioni per prevenire, in relazione al numero degli immobili da sgomberare, il pericolo di possibili turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica e per assicurare il concorso della Forza pubblica all’esecuzione di provvedimenti dell’Autorita’ Giudiziaria concernenti i medesimi immobili.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 definiscono l’impiego della Forza pubblica per l’esecuzione dei necessari interventi, secondo criteri di priorita’ che tengono conto della situazione dell’ordine e della sicurezza pubblica negli ambiti territoriali interessati, dei possibili rischi per l’incolumita’ e la salute pubblica, dei diritti dei soggetti proprietari degli immobili,
nonché dei livelli assistenziali che possono essere assicurati agli aventi diritto dalle regioni e dagli enti locali.”
È evidente, argomenta la Raggi, che anche le Regioni debbano essere coinvolte nell’assistenza. Così come è evidente che la Regione Lazio non lo abbia fatto nell’occasione. La Raggi ha ragione su questo, insomma. Ma, risponde Zingaretti, la Regione quello che doveva fare lo ha fatto: “Il 31 maggio la Regione Lazio – scrive l’amministrazione di Nicola Zingaretti – ha firmato la delibera per lo stanziamento mediante convenzione al Comune di Roma di 40 milioni di euro, parte di un investimento più ampio, pari a 161 milioni di euro, per l’emergenza abitativa. Il 6 giugno, mediante PEC, Roma Capitale è stata messa a conoscenza di tale disponibilità con la richiesta di sottoscrivere o modificare la convenzione. Da quella data – conclude la nota – la Regione Lazio non ha avuto alcuna risposta da parte di Roma Capitale”.
Le ragioni e i torti di Regione e Comune
Ha ragione anche Zingaretti. Nella delibera della Regione si stanziavano anche risorse per utilizzare 1200 alloggi da destinare in parti uguali alle famiglie nelle graduatorie per una casa popolare 2000 e 2012, agli aventi diritto all’assistenza alloggiativa nei residence, attualmente in chiusura, e a quanti vivevano nelle occupazioni “entro la data del 31 dicembre 2013” (Palazzo Curtatone era stato occupato nel 2013). La Raggi aggiunge su Facebook di aver attivato gare per il reperimento di immobili, ma sono andate deserte perché nessuno ha messo a disposizione le proprie strutture per i migranti. In realtà però qui si parla di rifugiati.
Quello che dice la Raggi però sembra cozzare con quanto detto al TG1 dalla sua assessora alle politiche sociali Laura Baldassarre, appena tornata dalle vacanze: “La Regione ha pubblicato tre bandi per acquistare immobili da destinare all’edilizia residenziale pubblica, sono andati deserti. Non ha partecipato nessuno nonostante su Roma ci siano interi immobili non utilizzati. Quei 130 milioni non sono stati utilizzati, 40 milioni verranno messi a disposizione di Roma Capitale proprio perché loro non sono riusciti ad utilizzarli”. Ma la Baldassarre parla al futuro, mentre Zingaretti ha precisato di aver già messo a disposizione di Roma Capitale 40 milione di euro. È evidente che entrambi hanno ragione ad accusare l’altro di negligenza. Un’assenza politica è quella della Regione che in questi giorni cominciati con lo sgombero di sabato scorso non si è fatta sentire in alcun modo nonostante il decreto Minniti prevedesse la sua presenza in campo. È vero però che la Regione ha stanziato fondi messi a disposizione da giugno. Un’assenza tecnica è invece quella del Comune di Roma, che aveva tempo e modo di utilizzare i fondi in questi due mesi e mezzo per evitare che scoppiasse un’emergenza di cui è tecnicamente responsabile. Regione e Comune però fanno finta di nulla: Nicola indica Virginia, Virginia indica Nicola e nessuno ha il coraggio di prendersi le proprie responsabilità. Come i bambini.
Leggi sull’argomento: Tutte le bugie (e i soldi dimenticati) su Palazzo Curtatone e Piazza Indipendenza