Come funziona il voto su Rousseau (e dove sta l’inghippo)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-28

Bisogna urgentemente spiegare agli eletti grillini che si stanno ribellando al voto su Rousseau una cosa. Ovvero che la democrazia del MoVimento 5 Stelle è talmente diretta che il Garante (cioè Beppe Grillo) e il Capo Politico (cioè Luigi Di Maio), possono farvi votare su Rousseau finché non esce il risultato che dicono loro, come i pupazzetti che siete sempre stati e sempre sarete

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Non è decisivo. Si tratta di una “consultazione” non vincolante. E Di Maio o Grillo possono chiederne la ripetizione annullandola. Mentre gli eletti del MoVimento 5 Stelle scoprono improvvisamente che uno vale uno ma c’è qualcuno che vale più degli altri (Di Maio, Casaleggio e Grillo), dimostrando così di essere perfetti per fare i parlamentari grillini visto che nemmeno si accorgono di quello che hanno firmato, impazza una ridicola “rivolta” per il voto annunciato ieri dal Capo Politico del M5S sull’accordo di programma con il Partito Democratico.

Come funziona il voto sulla piattaforma Rousseau

Prendiamo come esempio (ma ce ne sono tantissimi che ancora stanno così nel M5S) l’onorevole Michele Nitti, il quale ieri sera ha diffuso una fake news accusando qualcun altro di aver diffuso fake news, in uno stile grillino talmente perfetto che potrebbe anche diventare Capo Politico, prima o poi. Il parlamentare ha detto di aver “appreso in tv che l’assemblea avrebbe deciso di far votare su Rousseau la proposta di governo”. Il che è falso.

piattaforma rousseau michele nitti

Il post sul Blog delle Stelle è piuttosto chiaro: è una scelta di Luigi Di Maio, visto che il contenuto è persino firmato. Lui, in evidente accordo con Grillo e Casaleggio (sono loro che comandano nel M5S, non l’assemblea dei parlamentari M5S, come è scritto chiaro e tondo un po’ ovunque negli atti costitutivi del MoVimento a cui l’onorevole è iscritto).

Perché Di Maio ha deciso il voto su Rousseau

C’è un’altra cosa da spiegare a chi sta facendo confusione in queste ore: si parla di un possibile veto di Mattarella se la scelta di Giuseppe Conte come premier del governo-bis grillino con il Partito Democratico al posto della Lega venisse sottoposta preventivamente a Rousseau. Se così fosse, si tratterebbe in effetti di una questione di incostituzionalità palese. Ma in realtà Di Maio ha specificato che non si vota sull’incarico a Conte per il governo con il PD, ma sulla “Proposta di progetto di governo che sarà stata condivisa tra le forze politiche che intendono entrare in maggioranza”.

maio rousseau

Chi dice che non è mai successo poi dovrebbe ricordare il precedente dello scorso anno, quando Rousseau ratificòa larghissima maggioranza il patto gialloverde, ovvero il contratto di governo tra grillini e Carroccio che nel frattempo è diventato carta straccia. All’epoca su 44.796 partecipanti al voto, 42.274 votarono sì e 2.522 no, con una percentuale di sì superiore al 94%. Ma rispetto al 2018 una differenza quest’anno c’è e si chiama Giuseppe Conte. Nel 2018 Rousseau si espresse sul contratto di governo quando il nome dell’incaricato ancora non c’era. Anzi il voto della piattaforma fu un ulteriore elemento per sancire l’accordo tra i partiti e consentire al presidente della Repubblica di affidare l’incarico.

Il voto su Rousseau si può rifare finché non vince chi dicono Di Maio e Grillo

Ecco quindi come appare chiaro, anche se non lo è agli eletti grillini, che a differenza di quanto sostengono i parlamentari, tutto quello che è stato indetto finora è nella perfetta “legalità grillina” (nel senso che hanno sempre fatto così e chi protesta oggi mentre stava zitto prima è evidentemente poco sveglio, ad essere buoni). E ancora. L’AGI riporta, senza attribuirlo a un parlamentare preciso, queste obiezioni uscite nell’assemblea dei parlamentari:

Il problema non è dare la parola alla rete, visto che questo è uno dei principi fondanti del Movimento, ma la tempistica. Siamo sempre e saremo sempre favorevoli a mettere ai voti le nostre decisioni, afferma una voce qualificata, ma in questa situazione, dopo il mandato pieno dato ai capigruppo di trattare con il Pd, le consultazioni in corso al Quirinale, la prospettiva di un Paese che bisogna continuare a difendere con i nostri obiettivi da raggiungere, il tempo limitato per arrivare ad una soluzione, il rischio è che dalla rete non arrivi un voto ponderato, ma di pancia.

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Le partecipazioni al voto su Rousseau (La Repubblica, 27 luglio 2019)

Ora, sentire un esponente del partito del Vaffanculo che si lamenta del voto di pancia, quando è stato il voto di pancia a permettergli di finire in parlamento a guadagnare soldi pubblici come nostro dipendente (copyright: Beppe Grillo), fa già ridere di per sé. Ma è la riga successiva a stupire ulteriormente:

Può essere un sì o un no, ma bisognava deciderlo prima di avviare la trattativa. Conte per altro si sarebbe fatto interprete, riferiscono ancora fonti parlamentari, dei dubbi di tutti coloro che ritengono un voto a ridosso delle decisioni del Colle circa un eventuale incarico al nuovo premier possa essere vissuto come una possibile interferenza con quanto il capo dello Stato stabilirà.

In primo luogo la storia e l’esperienza del M5S da prima della sua fondazione a oggi ci dicono che non “bisognava deciderlo prima”: le decisioni le prendono Grillo, Casaleggio Jr. e Di Maio (prima le prendevano Grillo e Casaleggio Sr.) e le prendono quando dicono loro. Se non vi piace, quella è la porta in omaggio alla Democrazia Diretta da Beppe. Ma bisogna anche aggiungere che se non vi piace, dovevate lamentarvi prima (quando cacciavano gli oppositori, chi criticava, chi esprimeva semplice dissenso) e non oggi che avete il culo al caldo. Infine, a rassicurare i parlamentari M5S dovrebbe esserci il quarto comma dell’articolo 4 dello Statuto grillino, oggi giustamente ricordato dall’avvocato Lorenzo Borré:

voto rousseau m5s

Ovvero: la democrazia del MoVimento 5 Stelle è talmente diretta che il Garante (cioè Beppe Grillo vita natural durante, se non lo sapete) e il Capo Politico (cioè Luigi Di Maio eletto nel 2017 e in carica per appena 7 anni, come il presidente della Repubblica), possono farvi votare su Rousseau finché non esce il risultato che dicono loro, come i pupazzetti che siete sempre stati e sempre sarete anche se oggi vi siete svegliati sovrani in quanto eletti (grazie a Beppe e Di Maio, tra l’altro, perché altrimenti stareste ancora a scopare il mare). Tra l’altro, la votazione si annulla se non c’è il quorum che hanno deciso loro. Altro che “iscritti” che “avranno sempre l’ultima parola“, come scrive Di Maio nel post. Adesso avete capito? Bene. Avanti, marsch. In silenzio, grazie.

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