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«Visto che Spagna, Germania e Francia…»: il boicottaggio per vendicarci dell'EMA

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-11-24

Il popolo dell’Internet ha escogitato un piano infallibile per vendicarsi della mancata assegnazione della sede dell’EMA a Milano: il boicottaggio dei prodotti spagnoli, francesi e tedeschi. Una battaglia tutta da ridere fatta da chi è da sempre contro l’Europa

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L’uno-due dell’eliminazione dell’Italia dai Mondiali di Russia 2018 e l’assegnazione della sede dell’EMA (l’Agenzia Europa del Farmaco) ad Amsterdam ha lasciato il segno. Il fatto che Milano non abbia vinto non è andato giù ai nazionalisti nostrani che si sono scoperti improvvisamente molto interessati alle vicende europee. A rendere ancora più bruciante la sconfitta il sorteggio (tra due buste) che ha assegnato l’EMA alla capitale olandese. Si tratta di una modalità prevista dal regolamento in caso di parità tra le due città, che avevano ottenuto 13 punti ciascuna a causa dell’astensione della Slovacchia.

Ridateci l’Agenzia Europea del Farmaco!11

La sconfitta di Milano ha consentito di accantonare le vendette sportive e i boicottaggi dell’arredamento svedese per potersi concentrare sui veri nemici del nostro Paese: Spagna, Francia e Germania. Sono loro ad averci “tradito” sul più bello e a consegnare la vittoria ad Amsterdam. Ovviamente nessuno ne ha la certezza e si tratta di ipotesi che nessuno dei protagonisti ha confermato. Anzi, tutti si sono affrettati a dichiarare che a Bruxelles il clima era “disteso”. Una rassicurazione che però non basta a placare gli animi di chi – dopo aver letto alcuni articoli che puntavano il dito conto la Spagna – si è affrettato a parlare di boicottaggio e addirittura chiedeva il ritiro dell’ambasciatore.
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Bisogna saper perdere, questo è certo, come è del resto a volte è difficile comprendere i meccanismi della politica europea. Ma quando si vive in un condominio a 27 (come l’UE) è abbastanza scontato che raggiungere un accordo condiviso sia complicato e così chi si trova in minoranza (è successo già altre volte su altri dossier) voglia recriminare sul merito e le modalità della scelta.
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Per quanto possa essere complessa e delicata una situazione la reazione del popolo dell’Internet è sempre quella più bellicosa. È una situazione paradossale visto che il mezzo (la Rete) e la forma di comunicazione (la scrittura) dovrebbero consentire quanto meno più tempo per una riflessione. Un conto è parlare al bar, un altro è scriverlo da qualche parte, sapendo che resterà.

Dateci l’EMA e compreremo le vostre arance spagnole!

Ma forse in questo ci aveva visto giusto Umberto Eco quando diceva che i social media hanno dato diritto di parola a «legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività».  Persone che venivano subito messe a tacere «mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel».
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Ecco quindi che qualcuno ha avuto un’idea meravigliosa quanto innovativa: il boicottaggio. Non solo contro la Spagna “traditrice” ma anche contro Francia e Germania colpevoli di “averci portato via due miliardi di euro e ottomila posti di lavoro”. In realtà né Francia, né Germania o Spagna ci hanno portato via alcunché perché l’EMA non era nostra di diritto. Chi lo fa – e al tempo stesso denuncia il magna magna della politica – in fondo vorrebbe che certe cose venissero decise in base a logiche spartitorie che poco hanno a che fare con i processi decisionali trasparenti e “honesti” cui aspirano.
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Non manca chi dà la colpa a Sandro Gozi – in fondo l’ha fatto pure il Presidente della Lombardia Maroni – dimenticando che l’Italia è stata in testa nei primi due turni (su tre) delle votazioni. Poi ha pareggiato e alla fine è stata “eliminata” al sorteggio. Ma al di là delle colpe stupisce che ogni volta la risposta sia il “boicottaggio”. Una scelta che ovviamente non ha alcun senso e non punisce nessuno dei paesi “incriminati”. Anche perché in un mercato come quello europeo boicottare i prodotti un altro paese UE non ha molto significato. Nemmeno dal punto di vista simbolico. Soprattutto tenendo conto che anche i prodotti italiani sono fatti (vedi l’olio) con materia prima proveniente dall’estero (ad esempio dalla Spagna). Ma al popolo dell’Internet basta poco, e probabilmente una volta postato quel rant su Facebook andranno tutti alla grande catena commerciale francese a comprare le arance spagnole a bordo della loro macchina tedesca.

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