È stato uno dei tanti protagonisti – in negativo – della manifestazione dei ristoratori andata in scena martedì a Roma. Umberto Carriera è l’uomo che, microfono alla mano, ha incitato la folla a forzare e sfondare le barriere, atto che ha portato al contatto con gli agenti di Polizia chiamati a presidiare piazza Montecitorio. Oggi il ristoratore di Pesaro attacca Matteo Salvini, accusandolo di aver cavalcato l’onda delle proteste quando era all’opposizione, fino a scaricare il movimento “io apro” non appena la Lega ha scelto di appoggiare la maggioranza a sostegno del governo Draghi.
Parole forti che svelano il doppio gioco (o la doppia faccia) del segretario del Carroccio che adesso, dopo aver soffiato sul fuoco dell’indignazione e della rabbia per tutti i mesi di opposizione all’esecutivo Conte, si trova a fare i conti con quel che faceva prima e quel che fa oggi. E Umberto Carriera, intervistato da il Fatto Quotidiano, non gliele manda a dire:
“Da Matteo ci sentiamo traditi va bene il populismo, va bene cavalcare l’onda, ma non si può scherzare con decine di migliaia di famiglie”.
Il ristoratore di Pesaro rivela che a gennaio era stato contattato proprio da Matteo Salvini che – così gli aveva detto – voleva sostenere le proteste dei ristoratori. E, infatti, il volto e la voce di Umberto Carriera appaiono più volte nelle dirette social del leader della Lega e anche nelle interviste in collegamento con Mario Giordano a Fuori dal Coro. Poi il vento è cambiato: l’aperturista Salvini ha votato contro l’emendamento presentato da FdI sulle riaperture fino alle 22 in zona gialla. Simbolo di un matrimonio finito.
E Carriera ha raccontato di aver scritto un messaggio a Salvini proprio su questo cambio di atteggiamento, ma il leader della Lega gli ha risposto parlando di zone gialle e zone arancioni. Messaggio che conclude l’idillio tra i due e quello tra il segretario del Carroccio e i ristoratori fomentati per lunghi mesi.
“Fare lo splendido sul destino di migliaia di famiglie mi sembra assurdo – spiega ancora il ristoratore -. Scherza sulla pelle di chi perde il lavoro e sostiene un governo che per gli imprenditori sta facendo molto peggio di quello precedente”.
Perché alla fine la verità viene a galla. L’aperturista Salvini, quello che andava da Mario Giordano, Nicola Porro, Barbara d’Urso e Massimo Giletti a parlare di aperture per i ristoranti, una volta al governo si è reso conto che quella era solo una battaglia populista in tempi di pandemia. E ora, anche i ristoratori, hanno capito di esser stati usati e strumentalizzati per un puro fine propagandistico.