Cosa ha capito Salvini della proposta della UE sui “centri controllati”

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-24

La Commissione Europea propone la creazione di “piattaforme di sbarco” – finanziate dalla UE – su base volontaria all’interno dei paesi membri. Per i richiedenti asilo ci sarà anche un rimborso fino a seimila euro ai paesi che si faranno carico delle operazioni di esame delle domande. Secondo il ministro dell’Interno si tratta di “elemosina”, ma in realtà dovrebbe fare di tutto per sostenere questa iniziativa

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L’Unione Europea sta lavorando ad una proposta che prevede un contributo fino a seimila euro per ogni migrante ricollocato in uno dei paesi membri. Un incentivo per la solidarietà nei confronti di quegli stati che “con il pieno sostegno dell’Ue e delle agenzie Ue” allestiranno piattaforme di sbarco e la creazione di “centri controllati” (su base volontaria) per migliorare le procedure di riconoscimento delle richieste d’asilo e accelerare i rimpatri dei migranti irregolari.

Cosa sono le piattaforme di sbarco dell’Unione Europea

Si tratta di una proposta che si inserisce nel solo di quanto chiesto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Consiglio UE. L’Unione Europea coprirà tutti i costi operativi e per le infrastrutture dei centri “controllati”. Il pacchetto di aiuti logistici della UE nei confronti di paesi che sceglieranno di farsi carico dell’esame delle richieste d’asilo comprende anche l’invio di una squadra pronta ad aiutare nelle operazioni di sbarco di fino a 500 migranti alla volta.

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Le “piattaforme di sbarco”, precisa la UE, non saranno centri di detenzione e saranno gestite in collaborazione con OIM e UNHCR. L’obiettivo di queste piattaforme è di condividere a livello regionale ed europeo la responsabilità degli sbarchi e dell’esame delle richieste d’asilo. In questo modo la Commissione vuole velocizzare l’esame delle richieste, garantendo a chi ne ha diritto una rapida concessione dello status di rifugiato e un “rapido ritorno” di tutti coloro che invece risulteranno non avere diritto alla protezione internazionale.

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In queste “piattaforme” opereranno le squadre di operatori finanziati dall’Unione Europea. Ogni squadra sarà composta da 50 guardie di frontiera, 50 interpreti, 20-40 agenti di scorta per i rimpatri, 5-10 agenti dedicati ad organizzare i voli, tutti forniti da Frontex; 10-20 funzionari di Polizia per i controlli di sicurezza, forniti da Europol. Inoltre, nella squadra saranno presenti 25-35 esperti per l’esame della sussistenza dei requisiti per l’asilo, altrettanti dedicati alle procedure necessarie ad ottenere l’asilo, 10-25 esperti per i rimpatri volontari, 50 interpreti e mediatori culturali, tutti forniti dall’Easo (l’ufficio europeo per il sostegno all’asilo); infine, ci saranno anche dei medici, forniti dagli Stati membri dell’Ue.

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Prima di poter attuare il piano su larga scala la Commissione vuole testare il progetto durante quella che definisce una “fase pilota” durante la quale prevede che tutte le procedure possano essere espletate nell’arco di otto settimane. Gli stati membri che aderiranno volontariamente al piano potranno chiedere alla UE di coprire i costi dei “centri controllati” e anche quelli dei rimpatri dei non aventi diritto.

Salvini contro l’elemosina della UE

A Matteo Salvini (che ha emanato una direttiva per tagliare i costi dell’accoglienza) però la proposta non è piaciuta per niente. Il ministro dell’Interno ha risposto a muso duro alla proposta della Commissione: «Non abbiamo bisogno di elemosina, anche perché nel corso del tempo ogni richiedente asilo costa agli italiani tra i 40 e i 50mila euro. L’elemosina Bruxelles la può tenere per lei. Noi vogliamo chiudere i flussi in arrivo per smaltire l’arretrato di centinaia di migliaia di presenze. Non chiediamo soldi ma dignità e ce la stiamo riprendendo con le nostre mani». Ci sono però al solito alcuni problemi nella narrazione di Salvini. Il primo è che il flussi in arrivo non si potranno chiudere o “azzerare”. I migranti continueranno ad arrivare e ogni volta dovremo assistere alle vergognose “prese d’ostaggi” (quello della Aquarius, quelli della Alexander Maersk, quelli della Diciotti, la lista inizia ad essere lunga) con le quali il governo italiano prova a fare la voce grossa con l’Europa.

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Per ottenere cosa? Ad esempio la condivisione dell’accoglienza secondo il principio enunciato da Conte in occasione dello sbarco dei 450 migranti di Pozzallo per i quali si sono fatti avanti sei paesi europei. Ed è proprio in quella direzione che va il documento di lavoro della Commissione Europea. Del resto fino ad ora il sistema delle sanzioni per disincentivare quei paesi che rifiutano di accogliere la loro quota di rifugiati (è il caso di quelli del gruppi di Visegrad) non ha funzionato. La proposta della Commissione sarà discussa al Coreper (il Comitato dei Rappresentanti Permanenti presso l’Ue) di domani e successivamente il 30 luglio luglio a Ginevra in un incontro con Oim e Unhcr per sondare la possibilità di accordi regionali con in paesi extra UE (quindi quelli da dove partono o transitano i migranti). Il che è esattamente quello che dovrebbe volere Salvini. E non si capisce come mai il ministro non sia tra i primi sostenitori di questa iniziativa.

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