Tremila euro al mese per cinque sedute all'Assemblea Regionale

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-04-19

La storia di Salvatore Caltagirone, entrato a fine legislatura all’ARS, che beneficia di un vitalizio sontuoso

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Immagina, puoi. Nel magico mondo dei vitalizi dei consiglieri regionali tutto è possibile. Anche che un deputato dell’Assemblea Regionale Siciliana subentri alla fine della legislatura a un politico eletto alla Camera, partecipi a cinque sedute in tutto senza firmare atti e alla fine si porti a casa un vitalizio di tremila euro al mese. La storia la racconta Emanuele Lauria su Repubblica:

Salvatore Caltagirone difende la sua storia di meteora della politica, di inquilino mordi e fuggi di un’assemblea legislativa. Venne, vide, vinse un vitalizio da 3 mila euro (lordi) al mese. Era il 16 aprile del 2001: l’imprenditore di Grotte, provincia di Agrigento, sbarcò all’Ars come primo dei non eletti nella lista di Alleanza nazionale.
Prese il posto di un collega, Giuseppe Scalia, che nel frattempo era andato alla Camera. Cinque sedute prima della chiusura della legislatura regionale, due mesi in tutto senza un intervento in aula, senza la firma su un atto. Sufficienti a garantire la “pensione”.

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I vitalizi diretti e indiretti erogati dalle Regioni (La Repubblica, 18 aprile 2017)

La Sicilia in particolare spende 19,5 milioni di euro l’anno per i vitalizi degli ex deputati. La Regione non ha tagliato nulla anche per la paura di finire nel vortice dei tribunali. Il risultato è questo:

La metà delle Regioni non ha applicato il cosiddetto contributo di solidarietà previsto nel 2014, una “tassa” sui vitalizi. La Sicilia è fra queste. Caltagirone, che oggi ha settant’anni, nel 1996 tentò volentieri la strada del parlamento che è «il più antico d’Europa», come amano ricordare i suoi rappresentanti. E che, di certo, almeno fino a qualche tempo fa, è stato anche il più generoso.
La candidatura nata con il favore di Guido Lo Porto, allora braccio destro di Gianfranco Fini in Sicilia, fruttò 4.174 preferenze. Non abbastanza per essere eletto e fare un’intera legislatura, ma per sperare sì: in un ripescaggio che, anche con pochi giorni di militanza, allora poteva garantire l’agognato vitalizio. Così, quando Scalia lasciò, Caltagirone si guadagnò automaticamente l’assegno. «Non vedo dove sia lo scandalo. In quella legislatura ci furono 12 o tredici candidati subentranti. Io non lo so quanti mesi o anni abbiano trascorso all’Ars, ma tutti oggi hanno una pensione. Lo prevedeva la legge. Che non ho fatto io».

Leggi sull’argomento: Perché bisogna tagliare i vitalizi dei parlamentari

 

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