Marco Travaglio e l’eurocazzaro che rutta in Parlamento

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-03

Il direttore del Fatto in ottima forma contro Salvini: “Purtroppo non studia, o non capisce. Dargli del cazzaro non è un insulto: è pura cronaca”

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Marco Travaglio oggi si diverte un mondo a prendere a schiaffi Matteo Salvini, che fa lo gnorri da settimane sul MES raccontando balle e bufale riguardo il Meccanismo Europeo di Stabilità e cercando di fingere che la Lega, al governo fino all’altroieri, non sapesse nulla della sua approvazione.

Dopo aver calunniato Conte per giorni e giorni e mentre gli intimava di “vergognarsi” non si sa per cosa, il Cazzaro Verde si è travestito da linosotis simbolo di “umiltà”che cita Confucio senza sapere chi sia e – bontà sua – “non replica agli insulti”e“non fa querele”(solo a noi, nove in tre anni: tutte perse) perché uso a “rispondere col lavoro”. Non avendo mai lavorato un minuto in vita sua. Si vedeva chiaramente che non ha la più pallida idea del Mes. Infatti ha attaccato un comiziaccio da bar sull’Ilva e l’Alitalia, che non c’entrano una mazza e che la Lega ha sul groppone per i suoi 10 anni al governo su 25 (il quintuplo di Conte). Poi è passato alle barzellette.

Tipo questa: “Le banche in difficoltà sono in Germania, non in Italia”(ciao, core). O quella sulla raccolta firme di domenica prossima in “mille piazze d’Italia”(e perché non centomila?) per “abrogare il Mes”(che non è stato ancora firmato e comunque non può essere abrogato) e “denunciare i papà e le mamme del trattato” (fra gli applausi dei suoi giannizzeri beotamente ghignanti, anch’essi padri e madri del Mes a loro insaputa). In un paese normale, un politico ridotto a una figura tanto barbina si scaverebbe una fossa, ci si ficcherebbe dentro, chiuderebbe il tombino e ne uscirebbe fra quattro o cinque anni, sperando nella memoria corta della gente. Invece siamo in Italia, dunque il Cazzaro e i suoi simili continueranno a blaterare come se fossero dei politici,enon dei soggetti inabili al governo e anche al lavoro.

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Come quando Salvini accusò Conte di conflitto d’interessi sul caso Fiber 4.0-Retelit, poi si scoprì che il premier s’era astenuto e aveva deciso Salvini. O quando intimò al sottosegretario Spadafora di “rendere più veloci le adozioni”, poi Conte gli svelò che la delega sulle adozioni l’aveva il suo ministro Fontana. O quando accusò i giallo-rosa di aver bocciato un emendamento leghista al decreto Fiscale che prorogav ale esenzioni dall’Imu agli immobili inagibili per il terremoto, poi si scoprì che era nel decreto Sisma appena approvato alla Camera.

O quando strillò contro il Conte2 che imponeva ai sindaci di pignorare il conto in banca a chi “non riesce a pagare una multa”, poi si scoprì che era una balla. In questi casi, si dice che uno non c’era o, se c’era, dormiva. Il guaio di Salvini è che c’è quasi sempre, e bello sveglio. Ma purtroppo non studia, o non capisce. Dargli del cazzaro non è un insulto: è pura cronaca.

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