Le balle di Toninelli sul voto di Rousseau certificato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-20

Il ministro continua a ripetere fregnacce smentite dai fatti sul voto certificato di Rousseau. Spieghiamo una volta per tutte che quello che sostiene è falso

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Il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli ripete spesso che il voto su Rousseau è certificato. Lo ha fatto anche in occasione del salvaSalvini: «Tutte le votazioni di Rousseau sono certificate da un ente esterno». Ma chi è? Si può contattare? «Il nome non lo so ma è sempre stato così». È evidente, anche se ci scommettiamo che qualcuno avrà la faccia tosta di sostenere il contrario, che Toninelli si riferisce alla certificazione di sicurezza informatica del voto. Ed è evidente che si tratta di una balla, visto quello che ha detto  Erika Sabatini, socia dell’Associazione Rousseau, a Simone Canettieri del Messaggero: «Ci avvaliamo anche della verifica notarile dei risultati del voto e che stiamo lavorando per utilizzare in futuro il sistema blockchain che permetterà di avere una certificazione distribuita».

La verifica notarile, che in altre occasioni è stata appannaggio di Valerio Tacchini, già notaio dell’Isola dei Famosi e nel frattempo diventato consulente del ministro Bonisoli ai Beni Culturali, non c’entra assolutamente nulla con la certificazione sulla regolarità del voto che la Casaleggio in due occasioni: per le Quirinarie del 2013 e per la votazione sul “Non Statuto” nel 2016. Tutti e due i post sul blog di Beppe Grillo che raccontavano della certificazione sono nel frattempo spariti. Si trovano invece sul Blog delle Stelle, dove si specifica che l’azienda responsabile della certificazione era la DNV GL Business Assurance e la lettera di verifica non risulta più allegata sia sul blog di Grillo che su quello del M5S.

elena fattori

In sintesi: non è vero che un ente terzo ha certificato il centinaio di votazioni degli iscritti su Rousseau e “sul sistema operativo” del M5S. Nessun ente terzo sta certificando la regolarità di alcunché. A tutto questo aggiungeteci che, come dice la senatrice Fattori, l’associazione Rousseau usufruisce di 90 mila euro di soldi “pubblici”, versati dai parlamentari, dal mese di marzo 2018 e avrete il quadro completo della situazione. Che è disperata, ma non seria.

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