Lo spettacolo di Salvini che dà la colpa ai migranti per i tagli alla Sanità in Lombardia e Veneto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-04

Fermi tutti: Salvini è a tanto così da scoprire scoperto che se si tagliano le tasse non ci sono abbastanza soldi per sostenere il Sistema Sanitario Nazionale. Nel frattempo però se la prende coi migranti, dimenticando che nelle due regioni del Nord epicentro dell’epidemia di coronavirus la Lega è al governo da decenni (e indovinate chi è che ha fatto quei tagli?)

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«Ma che razza di Paese è un Paese come l’Italia che ha investito 10 miliardi di euro in barconi e immigrazione e ci ha lasciato con 5.400 lettini di rianimazione quando oggi ce ne vorrebbero dieci volte tanto. È un Paese impazzito, palesemente pazzo» tuona Alessandro Meluzzi in collegamento con Quarta Repubblica. Lo spezzone dello sfogo di Meluzzi è stato subito rilanciato da Matteo Salvini, ansioso come non mai di inserire nella narrazione sul Coronavirus Covid-19 il tema dell’immigrazione.

Dai migranti che ci portano il Coronavirus sui barconi ai migranti che ci rubano risorse per combattere il coronavirus

Nelle scorse settimane il leader della Lega ha giocato la carta del Coronavirus che viene in Italia sui barconi, ma gli è andata male. Ora ci prova a mettere di nuovo uno contro l’altro italiani e migranti lasciando intendere che è colpa dei secondi se oggi non ci sono abbastanza posti letto nei reparti di terapia intensiva e rianimazione. Se non si fossero spesi così tanti soldi per l’accoglienza, è il ragionamento, oggi avremmo tutti i posti letto (i “lettini”) nei reparti di rianimazione per prenderci cura degli italiani malati di Covid-19.

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Una versione molto semplicistica delle cose. Perché è vero che c’è il serio rischio che i posti di terapia intensiva destinati alla cura dei pazienti affetti da coronavirus (non i posti totali) possano non essere sufficienti è anche vero che ci troviamo di fronte ad una situazione anomala ed emergenziale. Ed è noto come le emergenze – sanitarie o no – mettano a dura prova le capacità di reazione di un sistema. Un altro dato di fatto da tenere in considerazione è che i suddetti posti letto in rianimazione e terapia intensiva non sono “pochi” unicamente perché ci sono stati dei tagli o perché sono arrivati dei migranti. Sono meno degli altri perché si tratta di reparti, dedicati alla cura di pazienti gravi e gravissimi, la cui gestione è molto onerosa per il SSN che al tempo stesso deve rispondere anche ad altre esigenze sanitarie. Ed è economicamente poco conveniente avere reparti di rianimazione sovradimensionati rispetto alle normali esigenze operative solo perché in futuro potrebbe esserci un’emergenza. In un mondo perfetto, dove le risorse non sono scarse, questo non succederebbe. Nel mondo della Lega invece probabilmente si stamperebbero mini-bot.

Ma cosa c’entrano i migranti con i tagli voluti dalla Lega in Veneto e Lombardia

C’è un’altra cosa che Meluzzi e Salvini non dicono: che l’emergenza sanitaria, la crisi dei posti letto in terapia intensiva, il fatto che all’ospedale di Codogno mancassero non solo i “lettini” in rianimazione ma anche infermieri e operatori sanitari sta avendo luogo in Lombardia e in Veneto. Due regioni dove da decenni è la Lega a governare. Se dei tagli ci sono stati non è certo stato per fare spazio ai migranti (a proposito, vi ricordate di quanto “spendeva” lo Stato per i migranti con la Lega al governo?) ma a causa di precise scelte politiche che con la presunta “invasione” hanno poco a che fare. Chi ha svenduto la sanità lombarda ai privati? Chi ha tagliato i posti letti ospedalieri in Veneto? Chi aveva predisposto sei miliardi di euro di tagli lineari a scuola e sanità per il 2020? Chi è che aveva detto che i medici di famiglia non sono poi così importanti perché ormai i cittadini (che hanno sufficienti disponibilità economiche) si rivolgono direttamente agli specialisti nei centri di medicina privati? Di chi è stata la decisione di “azzerare” l’addizionale IRPEF in Veneto e così avere meno risorse a disposizione per la Sanità?  Risposta a tutte queste domande: la Lega.

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E in tutte queste scelte le risorse da destinare all’accoglienza dei migranti c’entrano poco. I tagli che sono stati fatti – ma, curiosamente i leghisti negano ci siano stati in Veneto e Lombardia – hanno altre ragioni. Usare i migranti come capro espiatorio di tutto ciò che di male o di brutto succede in Italia è un’argomentazione demagogica. Non dimentichiamo che Salvini e la Lega sono sempre quelli che proponevano di abbassare le tasse in maniera drastica con la Flat Tax, dimenticando forse che è proprio grazie alle tasse che si finanzia il Sistema Sanitario Nazionale. Ma Salvini è fatto così: vuole la botte piena e gli elettori ubriachi di propaganda. Ma il giochino potrebbe rompersi. Perché nella Lega non tutti vedono di buon occhio la posizione del Segretario sul decreto da 3,6 miliardi di euro per fare fronte all’emergenza coronavirus. Per Salvini sono “briciole”, lui ha chiesto 10, anzi 50 miliardi di euro (ma almeno 20, pare). Il punto è che sarebbero soldi che andrebbero in gran parte nelle due regioni amministrate dalla Lega: Lombardia e Veneto. Se i leghisti votassero no c’è il rischio – rivela una fonte della Lega al Fatto Quotidiano –  che la scelta non venga compresa al Nord: «sarebbe un segno di irresponsabilità nei confronti del popolo del Nord, che sta soffrendo più di tutti e non ci capirebbe». Ecco perché Salvini gioca al rialzo e cerca di infilare nel discorso i migranti. Perché l’importante per lui è che – in un modo o nell’altro – sia colpa di quelli che arrivano sui barconi.

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